In Italia si passa da un totonomi all’altro. Finito quello dei sottosegretari al governo, ora le scommesse sono aperte su chi andrà a coprire il ruolo di segretario del Partito Democratico dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti. Quello che è certo, è che i dem vorrebbero trovare una persona in grado di “rimanere più di qualche mese”. Già la reputazione ora è compromessa, dover anche cambiare un leader dopo l’altro sicuramente non aiuterebbe a rafforzare un PD a dir poco in crisi.
Crisi PD, gli azionisti alla ricerca di un nuovo leader
Ed ecco sarlar fuori il nome di Enrico Letta. Incarnerebbe tutte le necessità che i dem vorrebbero per un segretario del PD post dimissioni di Zingaretti: un uomo autorevole, in grado di guidare il partito fino al congresso, che li porti alle elezioni amministrative, “che gestisca una maggioranza di governo complicata come l’attuale”. “Ci vuole uno come lui”, hanno infatti dichiarato alcuni esponenti. Ma in realtà un nome vero e proprio ancora non c’è: Franceschini e Orlandi per ora non sono riusciti a mettersi d’accordo, e i tempi stringono. Nel week end infatti è prevista l’Assemblea nazionale del Partito Democratico, e una soluzione deve essere presentata.
Fino adesso dall’area di Franceschini sono emerse due possibili candidature: si parla di Alberta Pinotti o di Piero Fassino. Da quella di Orlando, invece, sono stati proposti Anna Finocchiaro o l’ex ministro per il Sud Giuseppe Provenzano. Un punto di incontro, però, sembra ancora piuttosto lontano. Di sicuro non sarà Zingaretti a mettere i bastoni fra le ruote di questa selezione: il segretario dimissionario ha fatto sapere di essere pronto a “favorire una soluzione per rilanciare il dem”. Parole che si traducono con la volontà di evitare di porre qualsiasi ostacolo nella scelta del suo successore. Anche perchè, come ha sottolineato lui stesso, è ora di finirla con le polemiche.
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Crisi PD, chi potrebbe prendere il posto di Zingaretti
Base riformista, la corrente interna di minoranza capitanata da Guerini e Lotti, da parte sua invece aspetta che sia la maggioranza a proporre un nome, e pone la disponibilità a far convergere i propri voti su un candidato in grado di rappresentare, nel suo insieme, tutto il partito. Il rischio che possa essere scelto un reggente provvisorio, però, è reale. E deve essere scongiurato. Il PD non potrebbe permettersi un altro scivolone del genere, dimostrando ancora non solo di essere in crisi, ma anche di aver maturato una una sostanziale debolezza di partito. E allora dopo Letta, Pinotti, Fassino, Finocchiaro e Provenzano si pensa anche all’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Oltre al suo nome, poi, ne sono stati fatti altri. C’è stata addirittura qualche auto-candidatura. Ma mentre si discute sul chi, la realtà è che molti sperano ancora in un passo indietro di Zingaretti.
Il segretario uscente, tuttavia, non sembra essere per niente interessato a rimangiarsi la parola, e non perde occasione per ribadirlo: “Io ho chiuso. Non con la politica, certamente, ma con questa esperienza sì”. >> Tutte le notizie di UrbanPost