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Dino Buzzati, la storia d’amore con Almerina Antoniazzi: «Lo riconobbi subito…»

28/01/2020 22:18 - Aggiornamento 28/01/2020 22:33

Il 28 gennaio 1972 si spegneva Dino Buzzati, scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo originario di San Pellegrino di Belluno. Fin da studente collaborò col Corriere della Sera dapprima come cronista, poi in qualità di redattore e inviato speciale. Rivalutato dalla critica soltanto dopo la morte, Buzzati è stato definito, e non a torto, il “Kafka italiano”. Assieme a Italo Calvino, Antonio Delfini, Cesare Zavattini e Tommaso Landolfi è considerato uno dei più grandi scrittori fantastici del Novecento. Tra le opere sue più importanti Bàrnabo delle montagne (1933), Il segreto del Bosco Vecchio (1935), Il deserto dei Tartari (1940) e La famosa invasione degli orsi in Sicilia (1945), da cui è stato tratto nel 2019 un lungometraggio animato di produzione franco-italiana diretto da Lorenzo Mattotti. Nel giorno dell’anniversario dalla sua scomparsa vogliamo però parlare dell’uomo, più che dell’artista. Non tanto sentire il rumore dei tasti della  macchina da scrivere, sua fedele compagna, ma quello del suo cuore. Forse anche solo per scoprire che in fondo sono la stessa cosa. Nel 1963 Dino Buzzati dà alle stampe Un amore, un romanzo destinato a suscitare scalpore nella società bigotta dell’epoca non solo per la materia scabrosa, ma soprattutto perché apparentemente lontano dalla produzione letteraria antecedente dell’autore.

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Buzzati

Dino Buzzati, la storia d’amore con Almerina Antoniazzi: «Lo riconobbi subito»

«Col nuovo romanzo Un amore ci troviamo nel cuore del più acceso realismo e psicologismo, nella dissezione quasi anatomica di un sentimento amoroso che molti diranno patologico, ma che in realtà tutti gli uomini che non hanno gli occhi e il cuore foderato di una cotenna di lardo hanno almeno virtualmente provato», così scriveva Eugenio Montale all’indomani della pubblicazione del romanzo scandalo, ispirato ad una vicenda realmente vissuta da Dino Buzzati. Nel 1959, lo scrittore aveva conosciuto, infatti, una ballerina di teatro molto più giovane di lui e se ne era infatuato. Non si tratta di congetture, a confermare la matrice autobiografica la stessa moglie di Buzzati, Almerina Antoniazzi, in un’intervista rilasciata a Mauro Gaffuri. Laide, la protagonista femminile di quel romanzo, ambientato a qualche anno di distanza dall’entrata in vigore in Italia della legge Merlin, che decretava la chiusura delle case di tolleranza, fa la ballerina della Scala e si prostituisce in un appartamento tenuto da una signora. E proprio qui la conosce l’architetto quarantanovenne Antonio Dorigo, habitué dei bordelli. Ne viene fuori un amore bestiale, devastante.

Dino Buzzati

La nascita del romanzo ‘Un amore’: «Temeva che fosse sua la figlia della ballerina della Scala»

La ‘Lolita’ di Un amore non sarebbe frutto della fantasia. A proposito della capricciosa Laide Almerina Antoniazzi ha detto: «Non posso farne il nome perché ha avuto una figlia che vive a Torino. Oggi quella donna è sepolta al cimitero Monumentale. Era una giovane ballerina alla Scala. Il padre della bambina, nata nel 1958 dalla loro relazione, era elettricista presso Achille Riboni, il titolare della Union Film, l’agenzia per cui lavoravo come modella». Quell’amore ossessivo sarebbe stato superato con fatica da Buzzati, come riferito dalla moglie di questi: «Quando la loro relazione finì, capii che era come fosse rinato. Eravamo già sposati, ma lui era ancora assillato da una preoccupazione. Lui temeva che fosse sua la figlia della ballerina della Scala. Dino non desiderava avere bambini per non opprimerli con i suoi tormenti interiori. Allora feci in modo che madre e figlia facessero un prelievo di sangue. Così poi ho potuto comunicare a Dino, con suo gran sollievo, che quella bambina non era sua!».

Dino Buzzati

La differenza d’età: Dino Buzzati aveva 54 anni, Almerina Antoniazzi 19

Una vicenda sentimentale archiviata dunque? Difficile dirlo con certezza, la compagna dello scrittore ha svelato: «Otto giorni prima della morte di Dino, invitai quella donna in ospedale. L’incontro fra loro due è avvenuto in mia assenza, io sono sparita. Poi ho chiesto a Dino se fosse contento di averla rivista. Lui mi rispose: ‘È come se fosse venuta la mia stiratrice’». Quel che è certo è che un’altra storia d’amore ha lasciato senza dubbio il segno nell’animo di Buzzati: quella appunto con la giovane Almerina Antoniazzi, che alcuni giornali dell’epoca definivano «la sposa bambina». Lei aveva 19 anni, lui quasi 54. Il loro incontro nell’estate del 1960, ai giardini di piazza Cavour, dove Almerina, doveva posare per un servizio fotografico per la «Domenica del Corriere», di cui Buzzati è stato per diversi anni il direttore. «Lo riconobbi subito. Era l’unico, con 40 gradi, a essere vestito di tutto punto: giacca, camicia, cravatta, scarpe stringate», ha raccontato in un’intervista lei prima di morire. I due convolano a nozze l’8 dicembre 1966 nella parrocchia di San Gottardo in Corte, a Milano. Fanno loro da testimoni l’editore Neri Pozza e la moglie Lea Quaretti. La differenza d’età non è mai stata un problema: affiati, quanto rispettosi l’uno della libertà dell’altro.

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Buzzati

«Quando mi paragono alle altre mogli di scrittori un pochino mi vergogno…»

Su Il Corriere della sera Lorenzo Viganò scrive: “Lui non aveva mai voluto che Almerina conoscesse «Buzzati», i suoi tormenti, le sue paure; così, prima di passarle la copia del «Corriere», strappava la pagina con il proprio articolo e le nascondeva i libri che pubblicava. Voleva che conoscesse soltanto «Dino». E così è stato fino alla morte di lui, quando un giorno prese i suoi diari, partì per Cortina e li lesse d’un fiato, conoscendo finalmente chi le aveva vissuto accanto. Da allora si trasformò (…) nella vedova che ogni scrittore vorrebbe avere. Se oggi Buzzati è sempre più amato, letto, ricercato si deve a lei”. E Almerina Antoniazzi si è impegnata fino alla fine dei suoi giorni affinché il talento del marito venisse riconosciuto. E pensare che parlando della sua vita accanto a Buzzati lei aveva detto: «Quando Dino scrive, la sera, io ricamo tovaglie e lenzuola, oppure lavoro a un piccolo telaio. Ma certo quando mi paragono alle altre mogli di scrittori (…) che leggono i manoscritti dei mariti, li copiano a macchina, un pochino mi vergogno».  

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