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Draghi al Colle “whatever it takes”, il retroscena: a suo favore non solo Salvini e Berlusconi

01/06/2021 11:15 - Aggiornamento 01/06/2021 21:47

Mario Draghi presidente della Repubblica nel 2022? Nel giro di consultazioni li ha incantati tutti annuendo e appuntando sui suoi fogli bianchi i momenti salienti dei colloqui. Il suo «flauto magico», come ha scritto Carmelo Caruso su “Il Foglio”, era il silenzio. Da Salvini a Renzi, da Di Maio alla stessa Meloni (l’unica all’opposizione per “coerenza”) si è lodato dell’ex numero uno della Bce l’«ascolto attento». Come zuccherino – perché Draghi non è politico politicante, ma abile diplomatico sì – alla leader di Fratelli di Italia lui disse, poco prima di congedarla, che aveva cominciato a leggere il documento del partito suo che gli era stato consegnato.

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draghi presidente della repubblica

Draghi presidente della Repubblica retroscena: dalla sua parte non solo Salvini

Draghi li ha conquistati perché non parlava, non apriva bocca. Ed erano tutti contenti, come il Piccolo Principe, a cui l’aviatore consegna il disegno di una scatola chiusa con dentro una pecora che non si vede, così lui può immaginarsela come vuole. I nostri politici hanno trovato in quello che Draghi non diceva ciò che in verità volevano sentirsi dire. Un gioco di prestigio? Era la fama a precederlo, il suo carisma a far presa. E sono ancora loro, non l’ex governatore della Banca di Italia, a “preparare un esercito”, come riporta un articolo di “Libero”, per spianare a Draghi la strada per il Colle. “Non c’è alcun disegno comune. Nessuno che tiri i fili. Semplicemente, in un sistema destabilizzato dalla strana alleanza che sorregge il governo, dall’ipoteca che Bruxelles ha messo sul Paese e dal taglio dei parlamentari, Draghi rappresenta l’unica certezza e un “marchio” politico forte. I soldi della Ue arriveranno grazie a lui, le vaccinazioni marciano e l’economia sta ricominciando a crescere”, come scrive Fausto Carioti.

Draghi ha dalla sua non solo Salvini, che continua a ripetere di sostenere la candidatura di SuperMario (soprannome che risulterebbe sgradito all’Intelligentissimo) al Quirinale, ma anche Berlusconi. Il Cavaliere era ed è entusiasta per la nomina a Ministri della Repubblica di Renato Brunetta, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. C’è di più, e lo spiega Carioti: “Geneticamente «draghiana» pure la formazione di centrodestra che si è raccolta attorno al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. L’obiettivo è portare Draghi al Quirinale”. 

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Il «fattore D» dopo Mattarella: la corsa al Colle

Il «fattore D» muoverebbe come una mano invisibile anche le azioni di Luigi Di Maio, che starebbe provando a “liberarsi dalla tradizione forcaiola dei Cinque Stelle. L’obiettivo è trasformare il movimento del ‘vaffa’ in un partitino moderato e clientelare, fedele più al premier che a Giuseppe Conte, lasciando i fondamentalisti grillini liberi di andarsene con Alessandro Di Battista”, come scrive sempre Carioti su “Libero Quotidiano”. Insomma anche il M5s avrebbe capitolato. Resta l’incognita di Renzi, il “Rottamatore”, i cui “amori”, come chiarisce Paolo Armaroli nel libro “Effetto Draghi”, non sono che “fuochi di paglia”, vale a dire durano lo stretto necessario. Ma come disse il poeta «la fiamma» che arde per l’attuale premier «è bella». Dunque destinata a resistere. L’ex sindaco di Firenze non farà passi indietro, anzi. Del resto cosa resterebbe da fare ad una maggioranza tenuta unita dal mastice Draghi se non sostenere l’uomo del «whatever it takes», elogiato urbi et orbi per aver rilanciato l’immagine di un paese come il nostro atterrato dalla pandemia e da una cattiva gestione della res publica. Per la serie Draghi al Quirinale «costi quel che costi». Leggi anche l’articolo —> «Draghi presidente della Repubblica? Draghi è un uomo che sa comandare»

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