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Fase 2, 60mila assistenti civici a controllare le città italiane: i costi dell’operazione

26/05/2020 10:32 - Aggiornamento 26/05/2020 10:37

Da giorni si parla di come riuscire a evitare gli assembramenti, di come poter controllare, svolgere compiti di pubblica utilità e di sorveglianza durante la fase 2. Si è arrivati al ruolo degli assistenti civici, un corpo di volontari ipotizzato dal ministro per gli Affari Regionali che dovrebbe proprio svolgere tutte queste mansioni. Ieri, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha incontrato a Palazzo Chigi il ministro Boccia, il ministro Lamorgese e il ministro Catalfo per fare il punto sulla situazione, e per decidere quali saranno i loro compiti e anche i costi.

>>Leggi anche: Fase 2, assistenti civici Covid contestati, Meloni: “Siamo alla deriva autoritaria dai contorni grotteschi”

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Fase 2, 60mila volontari a controllare le città

Prima di tutto, si apprende che “questi soggetti volontari non saranno incaricati di servizio pubblico e la loro attività non avrà nulla a che vedere con le attività a cui sono tradizionalmente preposte le forze di polizia”. Questa precisazione, dopo tante polemiche, risulta fondamentale. Il timore sollevato da alcuni, infatti, era quello di creare delle squadre di giustizieri improvvisati. Il progetto, però, non è quello. Nel primo articolo emerge che “i Comuni possono avvalersi dei soggetti denominati “assistenti civici”, per supportare gli stessi nell’attuazione delle misure di contrasto all’emergenza epidemiologica da COVID-19”.

Questo significa che il Dipartimento della Protezione civile è incaricato di individuare “gli aderenti all’iniziativa, sulla base di apposita procedura a cui possono partecipare, su base volontaria, tutti i soggetti maggiorenni e residenti o domiciliati in Italia”. Al momento il bando non è ancora attivo, ma si parla di un massimo di 60mila volontari che potranno svolgere fino a 16 ore settimanali di servizio, sulla base delle indicazioni fornite dal proprio Comune.

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I costi del servizio degli assistenti civici

“Il Dipartimento della Protezione civile trasmette ad ANCI l’elenco di chi ha presentato domanda ai sensi del comma 2, suddiviso per i Comuni in cui gli stessi soggetti abbiano dichiarato la loro dimora abituale. L’ANCI provvede, sulla base di tali elenchi, a definire eventuali criteri per l’individuazione da parte dei Comuni degli effettivi partecipanti all’iniziativa e a restituire al Dipartimento della protezione civile il quadro numerico, Comune per Comune, dei soggetti avviati all’iniziativa”, si legge.

Il servizio non potrà andare oltre il termine dello Stato d’emergenza dichiarato con la delibera del Consiglio dei ministri dello scorso 31 gennaio 2020. L’ANCI avrà anche il compito di “attivare, per via telematica attraverso la procedura “diamoci una mano” sul sito INAIL, in favore dei predetti assistenti civici, la copertura dei rischi per infortuni, comunicando i nominativi dei soggetti avviati a tale attività, i giorni di effettivo impiego che non potranno comunque essere superiori a tre alla settimana”.

Infine, nella bozza sono presenti anche i costi di questa operazione. Il tetto massimo di risorse rese disponibili dalla Protezione civile è fissato a 4.789.872,00 euro. Di questi, 3.480.000,00 di euro sono destinati a “incrementare la dotazione del Fondo di Solidarietà comunale“. Altri 1.279.872,00 di euro, invece, andranno per la “copertura del rischio infortuni, le relative risorse saranno poste a disposizione dell’INAIL, a fine progetto, previa determinazione del premio assicurativo complessivo dovuto per gli assistenti civici impiegati dai Comuni”. I restanti 30.000 euro saranno poi utilizzati come rimborso degli oneri sostenuti dall’ANCI “per le attività di cui alla presente ordinanza previa presentazione al Dipartimento della protezione civile di apposita rendicontazione”. >>Tutte le notizie di UrbanPost