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Tragedia Mottarone: liberi Nerini e Perocchio, Tadini ai domiciliari

30/05/2021 11:20 - Aggiornamento 30/05/2021 12:40

Funivia Mottarone news. I tre fermati tra martedì e mercoledì per l’incidente di domenica sono tutti fuori dal carcere: il caposervizio della funivia del Mottarone Gabriele Tadini dovrà restare ai domiciliari, mentre Luigi Nerini, gestore dell’impianto, e Enrico Perocchio, direttore di esercizio, sono in libertà. Lo ha deciso il gip di Verbania Donatella Banci Buonamici.

News Funivia Mottarone, su Nerini e Perocchio “scarno quadro indiziario”

Il gip di Verbania Donatella Banci Buonamici ha rilasciato in libertà Nerini e Perocchio, in quanto dalle dichiarazioni dei dipendenti della funivia “appare evidente il contenuto fortemente accusatorio nei confronti del Tadini”, il caposervizio dell’impianto. Infatti “tutti concordemente hanno dichiarato che la decisione di mantenere i ceppi era stata sua, mentre nessuno ha parlato del gestore o del direttore di servizio”. Il gip ha valutato “che non ci sono indizi sufficienti di colpevolezza su Luigi Nerini e su Enrico Perocchio, credendo “alla dichiarazione di estraneità di Nerini e Perocchio che hanno scaricato la scelta” dell’uso dei blocchi al freno “su Tadini”. Così ha riassunto fuori dal carcere il procuratore di Verbania Olimpia Bossi.

Per quanto riguarda Nerini e Perocchio, il gestore e il direttore del servizio, è evidente la “totale mancanza di indizi a carico di Nerini e Perocchio che non siano mere, anche suggestive supposizioni”. Il gip parla di “scarno quadro indiziario” ancora “più indebolito” con gli interrogatori di sabato.

La difesa di Tadini

Il caposervizio Tadini, le cui dichiarazioni sono “non credibili sufficientemente” secondo il gip, resta invece ai domiciliari. “Non sono un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse”, era stata la difesa di Tadini nel corso dell’interrogato di fronte al gip. Durante l’interrogatorio, Tadini ha ammesso di aver messo il ceppo blocca freno, e di averlo fatto altre volte. L’uomo ha spiegato che le anomalie manifestate dall’impianto non erano collegabili alla fune ed ha escluso collegamenti tra i problemi ai freni e quelli alla fune.

Tadini, scrive il gip, sapeva bene che “il suo gesto scellerato aveva provocato la morte di 14 persone” e per questo avrebbe condiviso “questo immane peso, anche economico” con le “uniche due persone che avrebbero avuto la possibilità di sostenere un risarcimento danni”. Per questo ha chiamato “in correità” i “soggetti forti del gruppo”, per attenuare le sue “responsabilità”. Il direttore di esercizio della funivia Enrico Perocchio aveva invece respinto qualsiasi responsabilità: “Quella di usare i forchettoni è stata una scelta scellerata di Tadini”.

Liberi Nerini e Perocchio

Il gestore della funivia Nerini aveva infine sottolineato come la sicurezza non fosse di sua competenza. Per legge, ha detto Nerini, “erano Tadini e Perocchio a doversene occupare”. E ha spiegato che suo compito è occuparsi degli “affari della società” e che “non aveva nessun interesse a non riparare la funivia”. E ancora: “Non potevo fermare io la funivia”, mentre il suo legale chiarisce: “Smettetela di dire che ha risparmiato sulla sicurezza”.

Alla notizia della sua scarcerazione, Nerini ha detto di essere contento. Ma la questione, spiega il suo avvocato Pasquale Pantano, “è che bisogna trovare i responsabili, non c’è motivo di gioire, bisogna capire cosa è successo”. Contento anche Perocchio di tornare dalla sua famiglia, ma “disperato per le quattordici vittime“.

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 “L’errore è stato mettere i forchettoni per ovviare ad un problema che si sarebbe risolto – ha aggiunto Perocchio. Se avessi saputo che erano stati messi non avrei avvallato la scelta, in carcere stavo male per le persone mancate e per la mia famiglia”. Perocchio ha spiegato che non riesce a darsi una spiegazione su cosa sia successo alla fune che si è spezzata. “Tutte le manutenzioni sono state fatte – ha spiegato – ora vedremo dalle analisi, io quel giorno sono partito immediatamente appena ho saputo della strage, mi sono sentito morire quando ho saputo delle accuse dei pm, ho sentito come un macigno addosso” >> Il piccolo Eitan si è svegliato: “Ha aperto gli occhi e riconosciuto la zia”