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Gigi Proietti e quell’ultima lezione ai politici: «Il teatro andrebbe curato di più dalle istituzioni»

02/11/2020 13:04

Difendere il palcoscenico, con tutte le sue fragilità, è stato l’impegno di sempre, quello portato avanti con fatica, coraggio e passione. E oggi che Gigi Proietti se ne è andato, non possiamo fare a meno di chiederci chi dopo di lui potrà farsi carico dei problemi del mondo dello spettacolo. Chi si prenderà cura del teatro, che con l’emergenza Covid, si è scoperto ancora più vulnerabile. Gigi Proietti, che è stato anche un geniale mattatore del cinema e della tv, ci ha lasciati nel giorno del suo 80° compleanno. Ci ha spiazzati così, ennesimo doloroso colpo di scena di questo interminabile 2020. La pandemia non lo aveva spaventato, dopo la prima ondata, a luglio scorso, l’attore aveva voluto riaprire subito il suo Silvano Toti Globe Theatre. Era il palcoscenico shakespeariano nel cuore di Villa Borghese, da lui diretto per ben 17 anni. «È un gesto di coraggio. C’è voluta la mia ‘tigna’, come si dice a Roma», aveva detto Proietti. E ora? Che ne sarà di quel piccolo microcosmo?

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Gigi proietti

Gigi Proietti e quell’ultima lezione ai politici: «Il teatro andrebbe curato di più dalle istituzioni»

Nel 2019 l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata aveva conferito, come ricorda ‘TgCom24’, a Gigi Proietti il titolo di Professore Emerito Honoris Causa: «Il teatro andrebbe curato di più dalle istituzioni», aveva sottolineato l’attore. In tempi più recenti il volto noto si era lasciato andare a considerazioni più amare: «Dovremmo prendere la palla al balzo e chiederci se il Teatro è qualcosa da continuare a fare. Da tempo auspico gli Stati Generali. Bisogna ripensare bene a cosa costano uno spettacolo e una tournée, rivedere i rapporti tra privato e istituzioni. Qui c’è qualche privato che dal ministero prende più soldi del pubblico. Ma io queste cose le dicevo anche prima del Covid». Lucidità, intelligenza e tanto cuore. Perché il teatro era veramente la sua ragione di vita. «Chi fa questo mestiere deve amare in modo sacro il proprio lavoro», aveva detto lui in una lectio tenuta all’università di Tor Vergata, per poi spiegare che tutto era accaduto per caso: «Non ho avuto maestri, non ho fatto l’accademia e non ho finito giurisprudenza, perché cantavo nei night club. Non avevo idea di cosa fosse il teatro, poi ho fatto la prova pratica al Centro Universitario Teatrale della Sapienza e mi hanno detto che recitavo come Albertazzi. E chi è mi sono detto».

Gigi proietti

«Chi fa questo mestiere deve amare in modo sacro il proprio lavoro»

«Il teatro andrebbe curato di più dalle istituzioni: abbassare i prezzi è possibile solo se lo Stato ci aiuta. Nella nostra città chiudono i teatri come i cinema, ed è chiuso anche il Valle, uno dei teatri più belli d’Europa, proprio in un momento in cui nulla potrebbe essere piu’ aggregante del teatro, da vedere ma anche da fare. La cosa più pericolosa di oggi è il pensiero che si allontana, eppure il pubblico esiste, non si esprime ma c’è. Bisognerebbe ricominciare il rapporto tra chi fa teatro e chi lo fruisce», aveva rimarcato sempre Gigi Proietti, che nel 1978 aveva preso la gestione del Teatro Brancaccio di Roma col Gaetanaccio di Luigi Magni, lasciato poi nel 2007. L’attore è stato anche direttore del Teatro Stabile dell’Aquila e padrone di casa al Sistina, con Pietro Garinei. Proietti aveva prestato recentemente la sua voce anche ad uno spot Rai dedicato agli anziani. Nonni come lui: «Restiamo a casa. Prima finisce tutto, prima andremo ‘ndo ce pare”». E Gigi Proietti, che per giorni è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva di una clinica di Roma per problemi cardiaci, è volato via. Non c’è più. Una sensazione che a parole è difficile esprimere. Come se c’avesse lasciati da soli nel buio della sala, a spettacolo cominciato, in affanno, alla ricerca di un posto a sedere. Leggi anche l’articolo —> Sean Connery è morto, addio all’ineguagliata icona maschile del cinema