Draghi Giorgetti, i rapporti che ci sono preoccupano davvero Salvini? – Venerdì 8 ottobre 2021. Come introdurre in maniera indolore nuovi galli nel pollaio? E soprattutto come far sì che convivano serenamente? Un saggio contadino, tanto per cominciare, vi direbbe, che, a dispetto di quanto si pensi, i polli sono creature intelligenti, assai furbe. Da qui anche il libro ironico di uno scrittore del Novecento, Luigi Malerba, del 1980, Le galline pensierose, nel quale questi animali riflettono, parlano, progettano e si danno un gran da fare, proprio come gli uomini (di cui tra l’altro replicano pure l’assurda comicità che, spesso e volentieri, è alla base dei comportamenti).
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Salvini, perché non basta il faccia a faccia con Draghi per liquidare il “mediatore” Giorgetti
Un uomo di campagna qualunque vi direbbe anche che nell’organizzazione sociale ci sarà solo posto per un gallo, il “capo” di tutto il pollaio. Gli altri? Suoi subordinati. Ma non è detto che sempre accettino di esserlo. Il buon agricoltore sempre vi spiegherà che sovente capita che si crei una vera lotta nel pollaio: i due avversari maschi prima si guardano, si studiano, poi cominciano il combattimento vero e proprio. Rizzano le piume, quasi per sembrare più grossi. In seguito sferrano il primo attacco, con gli artigli affilati. A volte possono ferirsi, mentre altre volte non si fanno nulla. La vita rustica insegna, tant’è che per evitare perdite di tempo, il contadino taglierebbe corto la faccenda dicendo: “Mai mettere due galli in un pollaio”. Che è quanto però, del tutto involontariamente, intendiamoci, il premier Draghi ha fatto con la Lega. Il suo interlocutore privilegiato almeno fino a ieri non è stato Matteo Salvini, ma Giancarlo Giorgetti, GG per gli amici. Una delle poche persone della maggioranza a cui il presidente del Consiglio dà del tu.
“Salvini non è più l’uomo solo al comando ma ci sono due linee politiche distinte e differenti”
“Ormai nella Lega c’è una diarchia di fatto. Salvini non è più l’uomo solo al comando ma ci sono due linee politiche distinte e differenti”, così ha spiegato un big del partito di via Bellerio a Marco Antonellis di “TPI” qualche tempo fa. “Da quando Draghi si è insediato alla guida del governo Giorgetti ha preso il largo e nella Lega si è venuta a creare una vera e propria diarchia tanto che sempre più spesso i parlamentari si vanno a “confessare” da GG anziché confrontarsi con il capo partito”, ha aggiunto la fonte anonima. Dichiarazioni che risalgono a prima delle elezioni amministrative, a qualche mese fa. Ma non si può pensare che il faccia a faccia di ieri a Palazzo Chigi tra Salvini e Draghi, con la promessa di vedersi una volta a settimana, abbia poi cambiato di tanto le cose. Lo strappo della Lega sul fisco, definito dal premier «un gesto serio», certamente ha messo a dura prova i nervi del presidente del Consiglio, che di tutta risposta aveva detto «Il lavoro del governo va avanti» e non «può seguire il calendario elettorale».
“I giornali scrivano ciò che vogliono: un rapporto leale, franco e diretto risolve ogni problema e trova soluzioni”
Ma Mario Draghi, che è molto di più di un tecnico in senso stretto, conosce i meccanismi della politica, sa dunque che ogni tanto ai leader piace battere un colpo, tanto per il gusto di far capire al proprio elettorato di contare più degli altri partiti, di avere un peso. Non a caso dopo il colloquio Salvini ha rivendicato la riapertura delle discoteche, con il ritocco sulla percentuale di capienza. “Un’ora di confronto con il presidente Draghi. Incontro molto utile: proposte e soluzioni condivise e impegno a confrontarci sul futuro dell’Italia ogni settimana”, il cinguettio del leghista. Salvini ha poi attaccato la stampa: “I giornali scrivano ciò che vogliono: un rapporto leale, franco e diretto risolve ogni problema e trova soluzioni”. Lo stesso nel pomeriggio, dopo aver raggiunto Draghi, ha incontrato al Senato Giorgetti. E proprio il ministro ai giornalisti aveva assicurato che i ministri della Lega avrebbero preso parte al Cdm. Nessuna sorpresa, né sbavatura stavolta.
Salvini Draghi incontro a Palazzo Chigi: lo scambio di vedute con Giorgetti
Il segretario del Carroccio è entrato intorno alle 16.30 dall’ingresso posteriore del palazzo che ospita la presidenza del Consiglio, evitando i cronisti. Nell’incontro tra il premier e Salvini “è stato confermato l’impegno del Governo” a “proseguire nel percorso delle riaperture, tenendo conto del miglioramento della situazione epidemiologica”, si legge in una nota di Palazzo Chigi diffusa subito dopo il colloquio. “È stato confermato l’impegno del Governo a evitare ogni aumento della pressione fiscale”, si apprende ancora. C’è stata anche “piena condivisione degli obiettivi economici, con un impegno comune affinché non ci siano aumenti di tasse”. E ancora: “Per il futuro hanno convenuto di vedersi almeno una volta alla settimana per fare il punto della situazione”. Un’attenzione che però, come si è affrettato a precisare lo staff di Draghi, non sarà un’esclusiva di Salvini, ma sarà riservata anche agli altri leader. Come questi hanno digerito l’intera faccenda? «È sempre il solito film. Salvini racconta al Paese una storia, poi va a Palazzo a Chigi e tutto torna come prima. Non mi sembra una grande novità. Ormai è anche stancante commentare questo teatrino», le parole del segretario del Partito Democratico Enrico Letta. Non la pensa diversamente da lui Giuseppe Conte, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, che caso vuole sono tutti ex premier. Motivo in più per capire la posizione scomoda di Mario Draghi, che, precisiamo, non ha perso occasione nelle varie conferenze stampa di ripetere più volte che «Salvini è il capo della Lega, è lui».
Chi è il capo della Lega? È guerra nel “pollaio”?
E Giorgetti, in tutto questo? Da febbraio scorso pare lavorare assiduamente nelle retrovie, nel tentativo di dare al Carroccio un profilo più moderato. Senaldi tempo fa su “Libero” ha scritto GG “non è un competitor di Salvini per la leadership, però è l’uomo che media i rapporti del Capitano con Draghi e con l’Europa, da dove qualcuno gradirebbe una sostituzione nella cabina di comando della Lega”. Ed è in seno a questo timore che l’ex ministro dell’Interno avrebbe deciso così da adesso in poi di ‘”saltare” il mediatore e di farsi interlocutore diretto del premier. Lo stesso Giorgetti per non dar troppo fastidio aveva precisato qualche settimana fa che di Lega ce ne è «una sola, fatevene una ragione» e non esistono due linee al suo interno: «Per niente. Al massimo sensibilità diverse. Amando le metafore calcistiche direi che in una squadra c’è chi è chiamato a fare gol e chi è chiamato a difendere. Io per esempio ho sempre amato Pirlo. Qualcuno deve segnare, qualcuno deve fare gli assist».
Draghi e il rapporto diretto con i numeri due: da Tajani a Franceschini, passando per GG
La paura di Salvini però è comprensibile, enfatizzata altresì non solo dalla stima che l’ex dirigente della Bce nutre per Giancarlo Giorgetti (reciproca, tra l’altro, memorabili le recenti parole del ministro a “La Stampa” «Vorrei che Draghi rimanesse lì tutta la vita»), ma anche dal fatto che Draghi stesso prediliga (da sempre) interfacciarsi con i numeri due. Meno ingombranti dei leader; sempre per quel discorso “draghiano” del «less is more». Da Antonio Tajani a Dario Franceschini, solo per fare qualche nome. Come ha commentato GG il faccia a faccia? “Se Salvini è contento io sono contento, se Draghi è contento io sono contento se Salvini e Draghi sono contenti io sono felice”, la chiosa del ministro dello Sviluppo economico intervistato da Bruno Vespa. Giudicate voi… Leggi anche l’articolo —> Giorgetti: «Draghi al Colle per gli interessi del Paese», la strategia per andare subito al voto