La riservatezza di Giulio Andreotti non è un segreto per nessuno. E la famiglia si è sempre tenuta lontana dai riflettori, rispettando quello che forse era un diktat silente del «Divo». Sposato per oltre sessant’anni con la stessa donna, Livia Danese, detta «la marescialla» per l’educazione rigida impartita ai figli, l’ex presidente del Consiglio, nel corso della sua vita, ha fatto di tutto perché la sua «tribù» restasse fuori dalle cronache mondane. Molto si sa di lui come politico, della sua carriera nella DC. Tanto (forse troppo) si è scritto, esaltando ombre e luci di un uomo che ha segnato la storia del nostro Paese. Sette volte presidente del Consiglio; la figura con il maggior numero di incarichi. Ma chi sono i figli di Giulio Andreotti? Che padre è stato?
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Chi sono i figli di Andreotti, ecco che padre è stato: dalla “giacca da pervertito” alle “Rossana”
Giulio Andreotti è stato legato fino alla morte a Lidia, la donna conosciuta ai tempi del liceo. Tra loro un’«affinità spirituale», come ha spiegato lui stesso in un’intervista. La proposta di nozze in un cimitero: «Pregavano sulla tomba di un comune amico», raccontò il leader della Dc. Dal loro matrimonio sono nati quattro figli: due maschi e due femmine, Marilena, Lamberto, Stefano e Serena, in ordine di nascita, che si sono sempre tenuti a distanza siderale dalla politica. Ognuno ha cercato la propria strada fuori da Palazzo Chigi: Lamberto è stato per anni Ceo del colosso farmaceutico Bristol Meyers Squibb; Stefano, un imprenditore; di Marilena non si ha neppure una fotografia, ma si sa che ha vissuto per anni in Messico, avendo sposato un diplomatico; Serena è stata redattore capo presso l’Enciclopedia italiana Treccani. Sposata con il giornalista e funzionario Rai Marco Ravaglioli, ha due figli: Giulia e Paolo.
«Papà ha pianto solo due volte: una era per Aldo Moro»
Proprio Serena e Stefano Andreotti sono stati oggi ospiti dalla Bortone su Raiuno per parlare di un nuovo progetto editoriale dedicato all’ex premier, “I diari degli anni di Piombo di Giulio Andreotti”, edito da Solferino, con l’introduzione di Bruno Vespa. Nello studio di “Oggi è un altro giorno” i due hanno ricordato la figura paterna: «La politica ci interessava tantissimo, ma lui non ci ha mai invogliato e penso che non sarebbe stato contento. Tutti noi abbiamo fatto una strada diversa, siamo stati una famiglia normale», hanno spiegato al programma. Durante l’intervista, a proposito del caso Moro, Serena Andreotti ha detto:«Quando il 9 maggio fu annunciata la sua morte, noi abbiamo visto nostro padre piangere, lui ha pianto solo per la morte della nonna. Per lui fu un dolore enorme, fu una sconfitta».
«Lui ci poteva viziare come voleva», l’Andreotti privato
Ed effettivamente Andreotti non amava far trasparire le sue emozioni. Come racconta Massimo Franco nel libro «C’era una volta Andreotti. Ritratto di un uomo, di un’epoca e di un Paese», Andreotti confessò di non ricordare di avere mai dato un bacio alla propria madre, Rosa Falasca, vedova di Segni, paesino della Ciociaria, nel sud del Lazio. “Preferiscono ricordare un Andreotti che a Natale scartava pigramente le scatole dei pullover e delle sciarpe ricevuti in regalo; e che invece si illuminava quando gli regalavano caramelle Rossana alla crema, o vagonate di Gratta e Vinci: cominciava a grattare con una monetina quel quadratini di carta per tutta la sera, cercando una vittoria che non arrivava”, racconta sempre il giornalista nel suo magnifico volume.
Franco riferisce un altro dettaglio curioso: «Era abituato a girare per casa non con impeccabili doppiopetti presidenziali, ma con golf e giacche così stazzonate che i figli definivano quella più amata dal padre ‘la giacca del pervertito’». Ma che padre è stato Giulio Andreotti? «Molto affettuoso, tenero. Non stando molto a casa, evitava ogni tipo di comando severo, lasciando l’educazione più precisa a mamma. Lui ci poteva viziare come voleva», ha detto la figlia Serena. «Abbiamo vissuto fortunatamente una vita il più normale possibile. Certo, dovunque andavi Andreotti è un nome molto conosciuto e qualche vantaggio c’era, a partire dal punto di vista lavorativo. C’erano anche le seccature del popolo delle raccomandazioni, ancora oggi c’è qualcuno che chiama per chiedere una “benedizione”», le ha fatto eco il fratello Stefano. Leggi anche l’articolo —> “Andreotti-Diario Privato”, il documentario sulla sua vita