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“Ministri, sobrietà”, il memento di Draghi portavoce di se stesso: metà governo senza i social

15/02/2021 10:55 - Aggiornamento 15/02/2021 11:00

Governo Draghi ministri senza social“L’esecutivo analogico che ritorna all’antico: nove ministri si tengono lontani dai social”, si intitola così l’articolo pubblicato su “Il Giornale” che porta la firma di Stefano Zurlo. Un pezzo che pone l’accento su un fatto che è sotto gli occhi di tutti: i tecnici del governo Draghi non cinguettano su Twitter, non si lasciano andare a sfoghi duri su Facebook, non postano foto su Instagram. In altre parole sono poco amanti dei social. Lo stesso Draghi, che sta preparando il discorso programmatico per ottenere la fiducia alle Camere, non ha profili attivi. 

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Mario Draghi

Governo Draghi ministri poco social, metà non li usa: il ritorno all’antico

“Where is Mario?”. Forse soltanto adesso la stampa italiana riesce a cogliere appieno il senso di quell’espressione che a Francoforte avevano affibbiato all’ex dirigente della Bce, abituato a lavorare in silenzio. Draghi parla lo stretto necessario, ascolta molto. Concede nulla alla stampa. Ed è un cambio di rotta non da poco, soprattutto tenendo conto che chi lo ha preceduto, l’avvocato Giuseppe Conte, si è lasciato più volte “scavalcare” da un portavoce assai ingombrante, quale Rocco Casalino. Il neo premier Mario Draghi ancora non ne ha uno e non è certo che assuma qualcuno. Il presidente del Consiglio, di buon grado, dovrà adeguarsi alle usanze (recenti) di Palazzo Chigi? Secondo “Il Tempo”“Il nome più gettonato è quello di Niccolò Bellagamba, noto per le sue conduzioni al Tg3 e per anni inviato per seguire Draghi nelle trasferte internazionali in quanto «esperto di temi economici»”. Sarà davvero così? O sceglierà di essere il “portavoce di se stesso”?

governo draghi

“Ministri, sobrietà”, il memento dell’ex direttore della Bce: avrà un portavoce?

Ma non è il solo Draghi a non aver sete di protagonismo sui social: nel “Conte bis” solo la Lamorgese non aveva un profilo Twitter. Nel nuovo esecutivo, invece, anche il già citato premier, i leghisti Giorgetti e Stefani e alcuni tecnici. «Uno si immagina i Cingolani, i Franco, i Bianchi e i Giovannini stracarichi di account e immersi nel digitale. E invece niente. Nessun avvistamento in rete e neppure dalle parti di Instagram. Né per loro e neppure per Marta Cartabia, Cristina Messa», scrive Zurlo su “Il Giornale”. Insomma i ministri, almeno nelle prime battute, stanno seguendo la linea della sobrietà, infischiandosene del digitale. Solo Vittorio Colao, che è stato alla testa di Vodafone, ha una certa dimestichezza con Facebook e Instagram, dove si trovano scatti con didascalie naturalmente in inglese. Siamo lontanissimi dai 700 mila follower di Luigi Di Maio e dagli oltre 200 mila di Mara Carfagna. Come pure dalla “fame” di social di Matteo Salvini: e non è un caso che il leghista Giancarlo Giorgetti, il più tecnico dei ministri del Carroccio, sia assente dalla Rete. Un tuffo nel passato? Beh, in un certo senso “una lezione”. L’autorevolezza (e Draghi ne ha da vendere) non deriva certo dal numero di seguaci; non si conquista a colpi di like. Leggi anche l’articolo —> Governo Draghi, Berlusconi furioso per i ministri: fuori i fedelissimi su cui puntava