Italia fase 2 Salvini. La Lega è pronta a far sentire la voce “dei cittadini che vogliono ripartire”, davvero, già il 4 maggio prossimo. Dopo settimane di giravolte Matteo Salvini pare essersi deciso. Niente più dubbi sulla riapertura, mentre le due più grandi regioni italiane amministrate da governatori leghisti – Lombardia e Piemonte – sono ancora alle prese con un’epidemia che continua a crescere, anche se più lentamente. La Lega di Salvini sceglie la strada della protesta di piazza, seguita da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Italia fase 2 Salvini: “Tantissimi cittadini ci chiedono di organizzarci, noi siamo pronti”
“Ripartire, in sicurezza ma riaprire. Occorrono buon senso e coraggio, bisogna fidarsi degli Italiani e farli tornare a sperare, guadagnare, camminare, lavorare, sognare”, scriveva ieri sera Salvini a corredo di un suo intervento video su Facebook, subito dopo la conferenza stampa del premier Conte. Poi l’appello a scendere in piazza. “Lavoratori, imprenditori, artigiani, ristoratori, commercianti, precari, partite Iva e padri di famiglia non possono più aspettare. Tantissimi cittadini ci chiedono di organizzarci, non solo in Rete, per farci vedere e sentire. Sicuri, con le mascherine, a distanza, pacifici e determinati, noi siamo pronti. Oltre al virus, fame e mancanza di libertà? Non lo possiamo permettere”. Salvini chiudeva il suo post con il suo ormai classico “Prima di tutto, l’Italia e gli Italiani”.
Insomma Salvini torna a fare il Salvini e soffia sull’insoddisfazione degli italiani per questa fase 2 ancora piena di restrizioni, soprattutto per coloro che non possono riavviare le proprie attività. Non a caso, questa mattina, il leader leghista ha pubblicato su Facebook un video della protesta di un gruppo di parrucchieri, tra gli esercenti per cui la riapertura è ancora un rebus.
Un invito alla ribellione comprensibile per Matteo Salvini e la Lega, in difficoltà nei sondaggi, ma pericoloso per il paese la cui coesione sociale è già messa a dura prova dall’epidemia. E lo sarà ancor di più nei prossimi 2-3 mesi quando l’impatto del lockdown si sentirà davvero. Ma si sa, lo insegna la storia. Per i populisti cavalcare le rivolte è sempre stata la strada più semplice verso il consenso. Su questo terreno Salvini è stato seguito a ruota da Giorgia Meloni.
Salvini e Meloni e le “sponde” di Confindustria e Chiesa
La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni già ieri sera “sposava” la protesta, sottolineando il disagio della Cei per il mancato allentamento delle restrizioni che riguardano le funzioni religiose. “Si è dovuta far sentire la Chiesa, attraverso la CEI, e protestare contro la limitazione delle libertà fondamentali perché si parlasse finalmente del problema. Non si possono calpestare i diritti costituzionali a colpi di decreto. Il vaso è colmo”, ha scritto su Facebook. Poi, in alcune interviste stamattina, ha fatto chiaro riferimento ad iniziative di protesta. La piazza, dunque.
In questo momento particolare Salvini trova sponde inaspettate nel malcontento di alcune istituzioni centrali per il paese. La prima è Confindustria, che lamenta i ritardi e i pasticci del governo sul Dl liquidità e contesta in parte il metodo sulle riaperture. La seconda è la Chiesa, cui non è andata già la proroga delle restrizioni per la cerimonie religiose, fatta eccezione per i funerali (comunque con molte limitazioni). >> Tutte le notizie di politica