Vai al contenuto

Jessica Pulizzi documenti a Chi l’ha visto?: dall’alibi falso all’intercettazione in cui suggerisce alla sorella cosa dire agli inquirenti

24/06/2021 14:09 - Aggiornamento 24/06/2021 15:32

Denise Pipitone news: è il 2 settembre 2004, la piccola Denise è scomparsa da 24 ore. Jessica Pulizzi viene convocata al Commissariato di Polizia di Mazara del Vallo e davanti agli inquirenti racconta di essere rimasta a casa tutta la mattinata precedente, quando appunto ebbe luogo il sequestro della bimba nonché sua sorellastra. In quella occasione comunica il suo numero di cellulare con prefisso ‘339’.

Perché Jessica fornì agli inquirenti un numero di cellulare che non usava più?

Peccato – lo si scoprirà dopo – che non utilizzi quell’utenza telefonica da oltre un mese. A scoprirlo è il consulente della Procura, Gioacchino Gecchi. L’utenza non risulta più utilizzata “almeno dal 3 agosto 2004” con ultimi significativi contatti risalenti almeno a prima del 18 giugno 2004. È messo nero su bianco nel carteggio processuale. Il giorno del rapimento di Denise e in quelli precedenti la ragazza utilizzò infatti un’altra Sim. “Un’utenza che si è ben guardata dal declinare alla polizia in sede di sommarie informazioni”, scrivono gli inquirenti.

Mentì quando non era ancora indagata, quindi. Perché se non aveva niente da nascondere ha fornito agli inquirenti un numero di telefono ormai inattivo e non quello che invece aveva in uso al tempo?

TUTTO SUL CASO DENISE PIPITONE: CLICCA QUI PER LEGGERE GLI APPROFONDIMENTI DI URBANPOST

Quando a processo viene interrogata in merito, a domanda “Perché fornì un numero che non utilizzava più?” Jessica risponde: “Non lo so […] Era un mio numero quindi ricordavo quello e ho dato quello …”. “Può anche darsi che il numero che avevo da poco non me lo ricordavo … non so il perché”.

Il falso alibi di Jessica Pulizzi, smentita dal fidanzato

Era una menzogna il fatto che la mattina del 1° settembre 2004 Jessica restò a casa. Quello fornito agli inquirenti era dunque un alibi falso. Jessica avrebbe mentito a causa delle incalzanti domande inquisitorie postegli da chi indagava, “quindi io ho deciso di chiudermi in me stessa”. Così a processo l’imputata giustifica le sue bugie. “Perché io non ho fatto niente, non avevo fatto niente e quindi …”.

“Sono rimasta in casa da sola per tutta la mattina”, fece mettere a verbale Jessica quando fu sentita a sommarie informazioni, assicurando che due suoi vicini di casa avrebbero potuto testimoniarlo. Particolari che poi in sede di processo Jessica dice di non ricordare. Anche il suo allora fidanzato, Gaspare Ghaleb, la smentì raccontando che la ragazza uscì proprio nelle ore della scomparsa della piccola Denise. Gaspare spiega che sua madre Concetta gli raccontò di aver visto Jessica, quella mattina intorno alle ore 11:30, al mercatino rionale. Stava mangiando un panino con le panelle in fondo al mercatino, due traverse prima di via Domenico La Bruna, dove pochi minuti dopo Denise viene rapita.

ARTICOLO: Tutte le bugie di Gaspare Ghaleb, fidanzato di Jessica: quel giorno «Ho dormito fino alle 13», ma era vicino casa di Denise

Grottesca la descrizione che in quell’occasione Ghaleb dà della fidanzata agli inquirenti: “All’inizio della nostra ‘storia’ posso dirvi che Jessica era una ragazza dolce, mentre nel proseguo della nostra storia è emerso il suo carattere che preciso essere estroversa, falsa, bugiarda, ipocrita, arrogante e aggressiva, in quanto una volta ha tentato di alzare le mani  ad una mia amica ed io ho parato i colpi”. (Continua a leggere dopo la foto)

Jessica indottrina la sorella su cosa dire agli “sbirri”: “C’a diri chistu”

È il 12 ottobre 2004, Jessica pranza in casa insieme alla sorella Alice, la tv è accesa. Una microspia nascosta dagli inquirenti registra il loro dialogo:

Jessica: – “Mi raccomando, non credere agli sbirri”, poi sussurra: “Non gli devi dire che tu non c’eri”. È il perito del tribunale di primo grado a sentire queste parole in cui Jessica spiega alla sorellina, che allora aveva 11 anni, come si deve comportare davanti agli inquirenti, quello che deve dire (“C’a diri chistu”) e di non aver paura: “Tu non ti vergognare … chissà ti alzano la voce … glielo dici … non mi fate cambiare idea!”. Jessica Pulizzi, dopo 5 anni di indagini, viene rinviata a giudizio. Viene assolta definitivamente dall’accusa di sequestro di persona il 19 aprile 2017. (Fonte Chi l’ha visto?)