Vai al contenuto

Dopo il G7 Grillo ribadisce la sua difesa nei confronti della Cina e fa vergognare Di Maio

16/06/2021 09:57 - Aggiornamento 16/06/2021 09:58

Quanto può essere distante la “posizione personale” di un leader politico da quella del suo stesso partito? Gira e rigira, nonostante la tempesta interna, il M5S riesce sempre a far parlare di sè, e lo stesso vale per Beppe Grillo. Questa volta a far discutere è un articolo pubblicato sul blog di Grillo e scritto per mano del professore Andrea Zhok, antropologo dell’Univesità di Milano. Un articolo che, subito dopo il G7, ribadisce la propria preferenza nei confronti di posizioni filocinesi.

movimento 5 stelle grillo

M5S, Grillo e il tempismo sulle posizioni filocinesi

Di sicuro non è l’attaccamento di Grillo (e del M5S) a Pechino a sorprendere. Piuttosto il tempismo. Proprio durante il G7, infatti, gli Stati Uniti hanno ribadito la necessità di rivedere la questione degli interessi e le mire espansionistiche cinesi in Europa. Nel farlo, tra l’altro, hanno trovato nel nostro presidente del Consiglio Mario Draghi una spalla. D’altronde, nemmeno questo lascia a bocca aperta: storicamente Draghi ha sempre rivolto il suo sguardo più oltreoceano che verso est. Con gli Stati Uniti ci ha lavorato, la sua storia personale è stata toccata anche dagli Usa e tutto questo ha fatto maturare in lui un atlantismo al quale non può sicuramente voltare le spalle.

Proprio per questo motivo, le parole di Grillo contro la Cina e contro la Nato hanno lasciato tutti un po’ interdetti. E così Mario Draghi si è dovuto trovare a chiedere spiegazioni, ottenendo delle rassicurazioni non molto convincenti. Tutti, ovviamente, hanno sottolineato che quella del volto del M5S, Beppe Grillo, non fosse altro che “una posizione personale e non politica“, lontana perciò da quella dello stesso Movimento. Ma questo è davvero possibile? Difficile crederlo, soprattutto se si va ad analizzare un passato non così remoto decorato, per esempio, dalla firma dell’ex Premier Conte dell’accordo sulla Via della Seta. Un accordo, tra l’altro, rivendicato solo qualche giorno fa dallo stesso Di Maio, un uomo che in realtà è piuttosto atlantista, e che nel tempo ha tentato di dimostralo cercando rapporti con l’amministrazione americana.

E che a maggior ragione, leggendo le parole di Grillo che, volenti o nolenti, in qualche modo rappresentano sempre anche il M5S, si sarà messo le mani tra i capelli.

ARTICOLO | Conte “rema” contro Draghi, retroscena post G7: la contromossa di stampo renziano

ARTICOLO | G7, Draghi: «Tutti d’accordo, la Cina è un’autocrazia. Cooperare con franchezza»

Beppe Grillo Incidente

Lo sguardo pentastellato verso la Cina

Come spiega Annalisa Cuzzocrea su Repubblica, pare sia stato proprio Di Maio a spiegare a Conte che quella di accettare l’invito dell’ambasciatore cinese a Roma durante il G7 in Cornovaglia non era assolutamente una buona idea. Nè per un neoleader di un partito di maggioranza al governo, né per un ex presidente del Consiglio. Tra l’altro, l’incontro in ambasciata è stato annullato per “motivi personali” di cui rimangono oscuri i dettagli. L’ex Premier ha parlato di “polemiche strumentali“, sottolineando che “è normale che un leader esponga la propria proposta alle altre nazioni”. Aggiungendo poi che “il fatto di poter dialogare anche con asiatici importanti come la Cina è di utilità per tutti, ovviamente nel contesto dell’unità atlantica e dell’Ue”. Come a voler stare con due piedi in una scarpa.

Ma se Giuseppe Conte riesce sempre a prendere una posizione di mezzo, non si può dire lo stesso di Beppe Grillo. E le dichiarazioni, sue e non solo, degli ultimi anni ne sono la dimostrazione. Dichiarazioni che, di fatto, trovano l’appoggio di parecchi pentastellati. E’ il caso, per esempio, del presidente della commissione Esteri del Senato Vito Petrocelli. Solo alcuni giorni fa ha firmato un appello proprio sul blog di Grillo sostenendo che la situazione sociale e politica nella Xinjiang sarebbe “più complessa del sensazionalismo della stampa generalista occidentale”. Questo anche se alla Camera la stessa commissione ha approvato una risoluzione che ribadisce il contrario. E che impegna il nostro esecutivo a esprimere una presa di posizione netta davanti alle autorità cinesi.

Oppure è il caso di Alessandro Di Battista, che non si tira mai indietro dall’esprimere le sue posizioni riferite a Cina, Russia, Iran e soprattutto sempre in contrasto con la Nato e le sue politiche. Proprio per questo parlare di “posizioni personali” sembra piuttosto riduttivo. E pure quasi un po’ una presa in giro, alla quale difficilmente Draghi beccherà. >> Tutte le notizie di UrbanPost