È quella di Marco Gallipoli una della tante drammatiche storie che giungono da Kiev, martoriata da una guerra voluta dal presidente russo Vladimir Putin. Come si fa a spiegare ad un bambino che bisogna lasciare la propria chiusa per scappare alle bombe dei nemici? Che è necessario incamminarsi a piedi per non soccombere? Un giovane papà, fotografo italiano che si è stabilito a Leopoli, dove ha trovato l’amore e costruito la sua famiglia, ha voluto “ritoccare” la verità perché fosse meno atroce. Come nel film di Roberto Benigni «La vita è bella» ha fatto credere ai suoi due figli che si trattasse di un gioco. Un grande gioco, in cui occorre essere veloci, ma accorti.
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Marco Gallipoli e la fuga a piedi dall’Ucraina con i suoi bambini: «È tutto un gioco»
L’esodo è stato raccontato minuto per minuto su Facebook. Anche la guerra risente dei social, un fatto questo forse trascurato dallo zar Putin, diventato invece punto di forza del presidente Zelensky. Marco Gallipoli ha spiegato di aver deciso di partire per mettere in salvo i suoi bimbi, Aurora e Flavio, di 7 e 9 anni. La loro mamma è rimasta nella sua città di origine. “Viene da una famiglia che ha già combattuto per impedire l’invasione sovietica e stavolta di certo non poteva tradire l’insegnamento che le ha lasciato la nonna, alla quale è anche dedicata la via nella quale abitiamo. Non poteva lasciare la sua gente, farà la volontaria, pronta ad aiutare i profughi che arriveranno già nei prossimi giorni. Anche io conto di tornare: porto i bimbi in Italia, poi andremo negli Stati Uniti e alla fine tornerò a Leopoli”, ha confidato il reporter. Papà e bambini si sono messi invece in viaggio: sulle spalle di lui solo uno zaino. Obiettivo raggiungere la Polonia. Un percorso lungo oltre 30 km documentato con la telecamera di uno smartphone. “Ci siamo fatti accompagnare da un amico, non ho preso l’auto perché sapevo che ci sarebbe stata parecchia fila alla frontiera. A piedi si passa più velocemente”, ha spiegato il papà in uno dei suoi video condivisi sui social.
«Quella lì è la nostra casa, ci torneremo»
“Noi adesso vogliamo andare in Italia, in America, poi però torneremo in Ucraina, quella è casa nostra”, hanno detto i bimbi. Hanno affrontato due giorni di viaggio col sorriso, nonostante il freddo pungente. Durante la marcia molteplici voci amiche, diverse le mani tese: “Tanta gente ci ha offerto da bere, il caffè, anzi il tè, poi pure i biscotti. È stato bello, adesso siamo in un altro posto”. Tutto vissuto come un gioco: “Alla frontiera ci sono persone che caricano in auto le famiglie con i bambini piccoli e noi siamo stati fortunati. La nostra salvezza è merito di tante persone e anche del nostro sorriso”, ha riferito Marco Gallipoli. Dopo due giorni l’arrivo a Cracovia: “Per tutto il viaggio ho pensato che mi sarei dovuto inventare qualsiasi cosa per rendere questo momento il meno traumatico possibile per i miei bambini”, ha detto questo coraggioso papà. E c’è riuscito, nel modo più fiabesco possibile: è la loro una storia a lieto fine. Leggi anche l’articolo —> Si fa saltare in aria per frenare l’avanzata russa: chi era il giovane ucraino ora eroe nazionale