Vai al contenuto

Morte Martina Rossi, annullata la sentenza di assoluzione degli imputati: le motivazioni della Cassazione

12/02/2021 21:35 - Aggiornamento 12/02/2021 22:41

Morte Martina Rossi: la Corte di Cassazione alcune settimane fa ha annullato la sentenza della Corte di appello di Firenze, oggi sono state depositate le motivazioni degli ermellini. Sebbene quindi Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi lo scorso 9 giugno fossero stati assolti da ogni accusa, presto dovranno affrontare un nuovo processo.

Annullata sentenza assoluzione per i due imputati

Martina Rossi è morta per essere precipitata dal balcone di una camera d’hotel a Palma di Maiorca, in Spagna, il 3 agosto 2011. “I giudici di appello, con un esame invero superficiale del compendio probatorio, hanno ritenuto di ricostruire una diversa modalità della caduta della ragazza, cadendo in un macroscopico errore visivo di prospettiva nell’esaminare alcune fotografie, quanto all’individuazione del punto di caduta, individuandolo nel centro del terrazzo”, si legge nelle motivazioni della sentenza della Cassazione che ha disposto un Appello bis.

Morte Martina Rossi: sarà celebrato un Appello bis

“La sentenza impugnata non è capace di resistere, considerata sia l’incompletezza, sia la manifesta illogicità, sia la contraddittorietà della motivazione redatta dal Collegio di appello”. Secondo la Suprema Corte, i giudici dell’Appello che avevano assolto Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi hanno sbagliato valutazione. I due 28enni originari di Castiglion Fibocchi (Arezzo) hanno sempre negato con forza di avere tentato di violentare la studentessa genovese di 20 anni. Da sempre sostengono infatti che Martina Rossi si sarebbe buttata volutamente dal balcone della stanza d’albergo di Palma di Maiorca (Spagna) dove alloggiava, quel terribile 3 agosto 2011.

martina rossi

Le iniziali accuse per gli imputati erano di tentata violenza sessuale di gruppo e morte in conseguenza di un altro reato (reato poi prescritto). La 20enne cercava di sfuggire, secondo la ricostruzione degli inquirenti, da un tentativo di stupro ed essendo chiusa la porta della stanza avrebbe tentato di scappare dal balcone, scavalcandolo per raggiungere quello della stanza a fianco. Gli imputati hanno sempre negato ogni addebito. Secondo la loro versione, la ragazza si sarebbe volutamente buttata nel vuoto in quanto in stato confusionale per avere fatto uso di droghe. «Avevamo fumato una canna» e «Martina non sapeva dove si trovasse né cosa stesse facendo … Non ci stava di testa», disse Albertoni in aula.

“La mancanza dei pantaloncini incongruente con un suicidio”

“La mancanza dei pantaloncini appare difficilmente collegabile a un gesto suicidario”, scrivono i giudici della Cassazione. Questo è per loro invece un “elemento gravemente indiziario, soprattutto se letto in correlazione ai graffi sul collo di Albertoni”. “Ciò che conta è che Martina precipitò senza i pantaloncini del pigiama e tale elemento oggettivo indiscutibile non può ‘sparire’ anch’esso dalla valutazione dei giudici di merito”.

Piuttosto deve “essere correttamente considerato in collegamento con le altre evidenze probatorie al fine di esaminare in via deduttiva le probabili o possibili ragioni della sua mancanza addosso a Martina al momento della caduta”. Sarebbe infatti “evidente che i pantaloncini con cui la ragazza giunse nella stanza d’albergo degli imputati furono tolti quando la stessa si trovava all’interno della camera 609”. Processo da rifare, quindi. Potrebbe interessarti anche —> Martina Rossi, assolti i ragazzi accusati di tentato stupro: decisiva la testimonianza di una cameriera