Melania Rea nove anni fa barbaramente uccisa a coltellate dal marito Salvatore Parolisi, ex caporal maggiore dell’esercito, il 18 Aprile 2011, al Bosco delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo. La giovane donna si trovava lì con la figlia e il marito, fu accoltellata di spalle, mentre si era appartata per urinare. La figlioletta di pochi mesi era in auto quando Parolisi la aggredì armato, trucidandola con le mosse inconfondibili di un militare esperto.
Melania Rea massacrata a coltellate dal marito: lo struggente messaggio dello zio a 9 anni dal delitto
Melania Rea non voleva altro che essere una moglie e mamma premurosa e felice. Desiderio che le è stato impedito di realizzare, come ha ben spiegato lo zio Gennaro in questo struggente messaggio su Facebook per ricordarla nel giorno del nono anniversario della sua tragica fine. Ecco le sue parole :
Salvatore Parolisi nuova vita in carcere e primi permessi premio
Lo dicono tre sentenze sebbene Salvatore Parolisi non abbia mai confessato l’omicidio. L’uomo, che in Appello ha ricevuto un notevole sconto di pena, è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione a 20 anni di reclusione. Già un anno fa aveva causato non poco sdegno la notizia secondo al quale Parolisi per buona condotta sarebbe stato in procinto di godere dei primi permessi premio. “Parolisi pensa a rifarsi una vita, ma dimentica di averla tolta alla moglie […] La notizia che presto potrebbe uscire dal carcere perché usufruirà dei primi permessi premio mi coglie di sorpresa e, umanamente, mi fa molto male … Io penso che una persona condannata in via definitiva per omicidio non debba mai usufruire di benefici ma che debba scontare in galera l’intera pena stabilita dai giudici”, aveva detto Michele Rea, fratello della vittima, al settimanale Giallo. A rendere tutto ancora più difficile da accettare il fatto che, pur non essendo stato collaborativo con la magistratura inquirente e non avendo mostrato segni di pentimento, a Parolisi sia stato fatto uno sconto di pena. La condanna è stata ridotta perché all’ex Caporal maggiore dell’esercito non è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà. Parolisi, secondo quanto l’inchiesta ha messo in luce, dopo il delitto tentò di depistare le indagini e infierì sul corpo martoriato e ormai senza vita della moglie conficcandogli una siringa sul petto e sfregiandolo con dei segni a forma di svastica. Accanto al corpo lasciò un laccio emostatico al fine di far credere ai carabinieri che Melania fosse stata aggredita e uccisa da un tossicodipendente. Potrebbe interessarti anche —> Melania Rea, Salvatore Parolisi: disumano gesto sul corpo della moglie dopo il delitto
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