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Omicron 4 e 5, cosa hanno di diverso rispetto alle altre varianti: perché preoccupano

16/05/2022 10:59 - Aggiornamento 16/05/2022 11:00

La fine dello stato d’emergenza non ha coinciso con la fine della pandemia. Sono ancora tante le incognite: a preoccupare soprattutto gli esperti il boom di reinfezioni. Si tratta di un trend in costante crescita: la percentuale dei reinfettati è salita al 5% e da agosto 2021 sono già 400mila gli italiani che si sono contagiati almeno due volte. Ad allarmare le nuove sottovarianti, le cosiddette Omicron 4 e 5, che in Sud Africa sono diventate dominanti. Pare che abbiano provocato lì già una quinta ondata. I loro effetti cominciano a farsi sentire anche da noi. La ricetta per l’esperto Roberto Burioni resta la vaccinazione ma non solo: a «Che tempo che fa» questi ha ribadito l’importanza di garantire cure rapide a chi si ammala, gli antivirali e le altre terapie indicate.

omicron varianti 5 e 6

Omicron 4 e 5, cosa hanno di diverso rispetto alle altre varianti: perché preoccupano

“In Sudafrica i casi salgono molto rapidamente e i dati parlano di una diffusione sul 130% della popolazione. Questo significa che tutti sono stati infettati e molti hanno contratto la malattia più volte”, ha spiegato il professore Roberto Burioni. Il virologo pesarese ha rimarcato il diverso comportamento di Omicron 4 e 5 rispetto alle varianti precedenti: “Il virus aveva il vantaggio di un’alta contagiosità lì dove le persone non avevano mai incontrato la malattia, né effettuato vaccinazioni. Oggi, però, lo scenario è cambiato: il vantaggio del virus non sta più in una maggiore contagiosità, ma nella capacità di reinfettare chi è guarito dalla malattia”, ha spiegato.

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L’Africa immune al Covid? “Non è vero”

Ospite a «Che tempo che fa» assieme a Burioni anche l’immunologo Alberto Mantovani. Entrambi hanno voluto specificare che non vi è alcuna correlazione tra la malattia e l’etnia o il Paese di provenienza. Tutti e due hanno smentito l’idea che “l’Africa sia risultata praticamente immune al Covid”. Anzi la povertà, l’alto tasso di povertà nel Paese, dimostra l’esatto contrario. Difatti “le persone afroamericane sono quelle con un indice di contagiosità più alto”, ha detto Mantovani. “Dobbiamo chiederci quando queste varianti arriveranno da noi. I numeri che arrivano dal Sudafrica vanno trattati come dati preliminari. Sappiamo che la protezione offerta dal vaccino è più alta rispetto a chi ha avuto il virus e poi è guarito. E la speranza è che se Omicron 4 e 5 dovessero arrivare qua siano in grado sì di infettare anche chi si è vaccinato, ma con danni decisamente minori”, ha concluso il professor Burioni. Leggi anche l’articolo —> Covid, l’accusa di Ricciardi: «I dati sono falsati, la pandemia non è finita»

Roberto burloni