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Covid, Ricciardi insiste: “Lockdown per un mese, questo governo ci ascolti”

15/02/2021 09:19 - Aggiornamento 15/02/2021 09:27

“Ricciardi lockdown”, due parole che nelle ultime 24 ore imperversano. “Al ministro ho sottoposto la necessità di proporre al Governo tre cose, anche alla luce del problema delle varianti: lockdown breve e mirato” per “2, 3 o 4 settimane”, ossia per tutto il tempo necessario a riportare l’incidenza di Covid-19 al di sotto dei 50 casi per 100mila abitanti; “tornare a testare e tracciare; vaccinare a tutto spiano”. Ribadisce la sua ricetta in un’intervista a Il Messaggero Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica di Roma, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza per l’emergenza coronavirus.

ricciardi lockdown

Ricciardi lockdown: “Speranza ha sempre accolto i miei suggerimenti”

“Io sono consigliere del ministro della Salute e a lui mi rivolgo”, premette Ricciardi. “E Speranza ha sempre accolto i miei suggerimenti. Nel precedente Governo, però, trovava un muro, trovava la linea di chi voleva convivere con il virus. Questo ha causato decine di migliaia di morti e ha affondato l’economia”.

“Spero che la strategia del nuovo Governo – incalza il super consulente del ministero della Salute – sia ‘no Covid’ e che ci riporti a una prospettiva di normalità in tempi ragionevoli. Ci riavvicineremmo al ritorno alla vita normale e alla ripresa economica, come dimostrano gli esempi di Cina, Taiwan, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda. Ora anche Usa, Germania e Danimarca vanno in questa direzione”.

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Ricciardi lockdown necessario per il pericolo varianti

Ricciardi ricorda che la variante inglese di Sars-CoV-2 si trasmette più velocemente “ed è lievemente più letale. Quella brasiliana può dare origine a reinfezioni, come è stato visto a Perugia. Per la sudafricana sembra limitata l’effi-cacia del vaccino AstraZeneca”. Da qui la necessità di un lockdown nazionale come a marzo 2020, ma non solo.

Una volta riportata la circolazione virale a livelli che consentano test e tracciamento, il personale dedicato a queste attività “va rafforzato – sottolinea il consulente di Speranza – come sta facendo ora la Germania che sta reclutando personale a tutto spiano proprio per fare questo. Servono migliaia di persone per testare e tracciare, le possiamo formare anche rapidamente”.

E Immuni? “Non ci ha aiutato per niente perché il tracciamento tecnologico non l’abbiamo proprio fatto. Però, se riusciamo a riportare a un livello sostenibile i nuovi casi, allora anche l’App potrebbe aiutarci. Ma ripeto”, insiste l’esperto: “Bisogna anche reclutare le persone per testare e tracciare”.

Vaccinazioni, Ricciardi: “Seguire il modello di Israele”

Ultimo punto, le vaccinazioni. “Per marzo – analizza Ricciardi – avremo messo in sicurezza personale sanitario e buona parte degli over 80. Questo è importante. Ma ci dobbiamo preparare per vaccinare 250-300mila persone al giorno. Pare che il presidente Draghi abbia ipotizzato di arrivare anche a 500mila, ma io mi accontenterei di 300mila. Ma dobbiamo organizzarci ora: da aprile i vaccini li avremo per tutti, ma dovremo essere pronti. Il modello da seguire è quello israeliano, con centri diffusi, sfruttando grandi spazi come palasport, palestre, drive-through”.

Se il nuovo premier ha citato il modello inglese, “per me l’ottimale è il modello israeliano – afferma il docente – anche se comunque è simile al britannico. C’è però una differenza: nel Regno Unito puntano a vaccinare molte persone privilegiando la prima dose”, e “questo io non lo condivido. In Israele invece hanno puntato sulla somministrazione normale, dunque con prima e seconda dose, e hanno già avuto una riduzione della mortalità più marcata. Penso anche che, quando saranno completati gli studi, dovremo vaccinare anche i bambini, magari dall’inizio del prossimo anno scolastico”.

Nostro appunto: ok per il modello israeliano, ma Ricciardi forse dimentica l’elemento principale da prendere in considerazione in una campagna vaccinale: il numero di persone da immunizzare. Israele ha una popolazione di 9 milioni di abitanti, di poco inferiore alla Lombardia; l’Italia di 60 milioni. E’ chiaro che serve uno sforzo organizzativo sette volte superiore a quello di Tel Aviv per raggiungere il più rapidamente possibile l’immunità di gregge. E’ un calcolo matematico, non serve aggiungere altro.

Quanto al personale per le vaccinazioni, “lo abbiamo, ma bisogna usarlo bene. Ed è necessario coinvolgere i medici di medicina generale. Ma in maniera organizzata: alcuni sono stati informati sui giornali dai presidenti di Regione”. L’esperto nei giorni scorsi ha anche suggerito l’opportunità di una cabina di regia centrale per le vaccinazioni. “Ancora non so se sarà accolta – precisa – Quello che auspico è che vi sia una struttura interamente dedicata al piano vaccinale come c’è in Gran Bretagna, in Israele e Stati Uniti”. >> Tutte le notizie sul coronavirus

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