La fumata bianca al Consiglio dei ministri è giunta dopo 8 ore di trattativa. «Super Mario» è riuscito in una nuova impresa: il premier ha ottenuto il (sofferto) via libera alla riforma della Giustizia. «C’è stata un’approvazione all’unanimità, con convinzione di tutte le forze politiche e l’impegno a ritirare tutti gli emendamenti che erano stati presentati dalle forze di maggioranza con l’obiettivo di accelerare il più possibile il lavoro in Parlamento e concludere prima della pausa estiva questa importantissima riforma», le parole della ministra Cartabia, al termine del Cdm. I più grandi elogi per Mario Draghi arrivano a notte fonda da oltreoceano, viaggiano sul “New York Times”.
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Riforma della Giustizia, Draghi piega il M5s (Conte incluso) e si prende gli elogi degli Usa
“La mossa di Draghi ha tutto il potenziale per cambiare il Paese”. Così Jason Horowitz, lo stesso giornalista, che mesi fa aveva lodato le doti politiche del leader di Iv, Matteo Renzi, che con un partito al 3 per cento, ha innescato il crollo del governo Conte che ha portato all’incarico di Mattarella all’ex numero della Bce. Nel nuovo pezzo sul “New York Times”, uscito sull’edizione online, che verrà pubblicato su quella cartacea domani, Horowitz commenta positivamente la decisione del premier di porre la questione di fiducia sulla riforma della Giustizia. Una scelta che ha portato all’accordo di ieri sera. Il quotidiano Usa menziona, tra gli altri, un caso italiano che ha fatto scalpore anche all’estero. «Se c’è una persona che non ha bisogno di essere persuasa della necessità dell’urgente spinta italiana per la riforma giudiziaria, su cui il presidente del Consiglio Mario Draghi ha puntato la sua guida, è l’ex sindaco della città settentrionale di Lodi, Simone Uggetti», esordisce il giornalista.
Affaire come quello di Uggetti, secondo il NYT, «sono troppo frequenti in Italia, dove l’ampio potere di magistrati spesso mossi dall’ideologia può essere usato per inseguire vendette politiche o dove le aziende possono rimanere intrappolate in procedimenti giudiziari ingombranti e scoraggianti che sono tra i più lenti d’Europa». La riforma, varata dall’esecutivo Draghi, insiste Horowitz «non è altro che il tentativo di ristabilire la fiducia degli italiani nei loro leader politici. E nelle istituzioni dopo decenni di vetriolo anti establishment, titoli arrabbiati e invettive sui social media».
“Mr. Fix-It”, ossia il restauratore”, il ritratto del premier italiano sul “New York Times”
Ne viene fuori un ritratto lusinghiero di Draghi, definito dal New York Times “Mr. Fix-It”, ossia il “restauratore”, che «cerca di sistemare il sistema giudiziario travagliato del Paese e anche la sua politica», nel titolo. Perché lui, l’ex numero uno della Bce, si legge nell’occhiello, può «davvero cambiare l’Italia». Cosa che, tra l’altro, sta già facendo. Del presidente del Consiglio è stato lodato il coraggio, leitmotiv di tutta la sua carriera: «Draghi è così convinto che il sistema vada riparato da aver annunciato di essere pronto a mettere a rischio la sopravvivenza del proprio governo sul dossier, ponendo la fiducia sul nuovo testo», si legge nell’articolo.
«La questione è diventata il primo grande test, al di là delle vaccinazioni, per capire se Draghi, un titano dell’UE, che ha contribuito a salvare l’euro, possa sfruttare la sua formidabile reputazione di Mr. Fix-It e la grande coalizione politica dietro di lui per risolvere un problema di lunga durata», prosegue il NYT. Un pantano che «ha minacciato il processo democratico e l’economia in Italia. L’ultima delle grandi potenze europee a sfuggire a profonde revisioni dei suoi sistemi del dopoguerra», conclude Horowitz.
Riforma giustizia: la doppia operazione di Mario Draghi
L’articolo del NYT cementifica il multilateralismo, rinforza il feeling, già emerso tra il premier italiano e Joe Biden al G7 in Cornovaglia, e dà nuova linfa vitale all’asse Roma-Washington-Bruxelles. Con il semaforo verde alla riforma della Giustizia difatti Draghi, da vero outsider, ha compiuto un doppio salto mortale: si è assicurato gli euro di Bruxelles, ma anche i dollari che presto arriveranno dalle grandi banche di investimento americane. E il M5s? Incassa il regime speciale per tutti i reati di mafia, fuori dalla griglia dell’improcedibilità. Il braccio di ferro con Draghi è durato poco, come rilevano alcuni dei principali quotidiani italiani. Conte si consola così: «La riforma della giustizia non è la nostra riforma, si tratta di lavori in corso, ma abbiamo contribuito a migliorarla», ha detto il leader in pectore del MoVimento. Lapidaria, in tal senso, Maria Elena Boschi che dice i «grillini hanno voluto piantare una bandierina». Leggi anche l’articolo —> G20 Cultura a Roma, Draghi: «Quando il mondo ci guarda, vede arte, musica, letteratura»