A dicembre 2021 gli italiani dovranno dire addio a Quota 100, la riforma pensionistica tanto voluta dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle. Chiusa una porta, però, si può aprire un portone: considerando che il tema delle pensioni rimane una questione sempre calda in Italia, il governo sta già lavorando alla sua sostituzione. E al momento la riforma sulle pensioni che sembra mettere più in linea esecutivo, partiti e parti sociali prende il nome di Quota 41.
Riforma pensioni, che cos’è Quota 41
Con la cancellazione di Quota 100, quindi, una riforma delle pensioni è più che necessaria. La proposta è quella si sostituirla con Quota 41, con la quale si prevede di andare in pensione anticipata con 41 anni di contributi. Senza però dover rispettare un requisito anagrafico. Altri criteri, tuttavia, devono essere presi in considerazione: è necessario avere almeno 12 mesi di contributi versati, non per forza continuativi, prima del compimento dei 19 anni di età, bisogna aver maturato 41 anni di contributi ed è obbligatorio appartenere a una delle cinque categorie tutelate. Parliamo di disoccupati, invalidi, cargiver, lavoratori usurati e lavoratori gravosi.
Andando ancora più nello specifico, Quota 41 è destinata esclusivamente a dipendenti e autonomi con invalidità accertata pari o superiore al 74%, dipendenti disoccupati a seguito di licenziamento o dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, e che abbiano concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi. Poi ancora è indirizzata ai cargiver, ovvero coloro che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. Infine, possono rientrare in Quota 41 i lavoratori che svolgono da almeno sei anni, all’interno degli ultimi sette, attività lavorative usuranti e gravose.
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Estensione a tutti i lavoratori
L’eventuale riforma potrebbe prevedere l’estensione alla totalità dei lavoratori di Quota 41. In sostanza, sarebbe possibile andare in pensione fino a un anno prima rispetto a quanto si prevede attualmente per la pensione anticipata. In questo caso, quindi, i requisiti da rispettare sono 42 anni e un mese di lavoro per gli uomini, e 41 anni e un mese di lavoro per le donne. I criteri resteranno in vigore fino al 2026 grazie al congelamento degli adeguamenti alle aspettative di vita.
Secondo quanto emerso fino a oggi, questa dovrebbe essere la proposta più accolta dal governo. “Anche noi pensavamo a Quota 41. Non posso che essere d’accordo con la proposta dei sindacati per non tornare alla Legge Fornero”, ha dichiarato il sottosegretario al Ministero dell’economia Claudio Durigon. Tra gli altri suggerimenti presentati dagli esperti, poi, c’è Quota 102. Questa permetterebbe ai lavoratori di smettere ogni attività al compimento dei 64 anni, con 38 anni di contributi. >> Tutte le notizie di UrbanPost