Caso Roberta Ragusa, il secondo libro di Rino Sciuto, ex investigatore dei Ros oggi in pensione, che condusse le indagini, è intriso d’amore. Un amore in senso lato: per la propria professione, per la Veritas, per la vittima di questa triste storia, mamma Roberta.
“LISTENER – Uomini in ascolto: Roberta nell’aldilà delle parole” consta di pagine che, mentre le leggi, ti fanno riflettere. Tanto. Pagine amare, veritiere, doverose. Pagine che – lo si percepisce tra le righe – hanno preteso dall’autore di essere scritte. Parliamo di una vicenda dolorosa e a tratti assurda, entrata nelle case degli italiani, loro malgrado. La scomparsa di una mamma 45enne, nel cuore di una gelida notte di gennaio, e la condanna a 20 anni di reclusione di suo marito Antonio Logli, nonché padre dei suoi figli oggi maggiorenni, Alessia e Daniele. L’uomo, che si professa innocente, è stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario e distruzione di cadavere.
Il caso mediatico per antonomasia, questo, che ha fatto diventare Roberta Ragusa una figura femminile a noi familiare. L’abbiamo immaginata, dolce e amorevole con i figli. Ci siamo interrogati sulla sua sorte, abbiamo sperato che fosse ritrovata, ma così non è stato.
Lo definisco un libro “doveroso” perché di questa storia, negli anni, si è detto tutto e il suo contrario. Perché c’era bisogno che qualcuno riportasse nel giusto binario interpretativo i fatti accaduti, proprio come li hanno cristallizzati tre gradi di giudizio. E la narrazione dell’autore segue, appunto, la verità processuale. L’unica alla quale tutti dovrebbero attenersi fino, eventualmente, a prova contraria.
Da buon “zappatore investigativo” quale è ed ama definirsi, Rino Sciuto racconta, assembla e ricostruisce alcune fasi del lavoro certosino che c’è stato dietro l’ascolto e l’interpretazione dell’attività di intercettazione che ha connotato la vicenda giudiziaria in oggetto. Andare ‘oltre le parole’ pronunciate dai soggetti coinvolti, carpirne i più reconditi significati, contestualizzandole sempre. Soggetti che, va ricordato, mentre parlavano erano ben consci di essere ‘ascoltati’ ed intercettati. E ciò ha reso oltremodo impegnativo e complicato per il Listener, discernere il vero dal falso.
Ricordiamo tutti il muro di silenzio dietro il quale Antonio Logli dal 2012 si è sempre trincerato. Si sentiva addosso gli occhi della stampa, non ha mai proferito parola con i giornalisti, li ha sempre allontanati in malo modo. L’attenzione mediatica pressante, era inevitabile, ha condizionato anche la vita dei suoi familiari. Tutti catapultati loro malgrado in una vicenda incredibile.
I retroscena di quei silenzi manifesti di Logli e famiglia, durati anni e poi scioltisi improvvisamente nei mesi che hanno preceduto la sentenza della Cassazione (luglio 2019), possiamo leggerli nei contenuti delle intercettazioni. Cosa accade in una famiglia quando la mamma irreprensibile di due bambini sparisce in pigiama nel cuore della notte? Quando una donna schizza fuori in strada, in pantofole, dopo aver dato la buonanotte ai figli ed accompagnato a letto la più piccola di 10 anni?
Logica vuole che si pensi al peggio. Che ci si domandi cosa possa avere spinto una mamma ad un così inspiegabile e drammatico comportamento. Soprattutto, in particolare nelle prime ore dall’accaduto, la si va a cercare. Si fanno gli appelli con ogni mezzo, si mobilitano le forze dell’ordine, si chiede la collaborazione di tutti, ci si preoccupa e tanto. Non in casa Logli, dove per mesi ed anni (e ancora oggi!) si sostiene che Roberta se ne sia andata sua sponte. Che abbia abbandonato i figli e sia partita senza niente in mano per rifarsi una vita dall’altra parte del mondo. Magari in America.
Leggere il libro di Rino Sciuto aiuta a capire. Anche noi lettori sentiamo, negli stralci scritti di quelle intercettazioni, i familiari dipingere Roberta come una sprovveduta. Donna “instabile”, che se la spassa in località esotiche, magari in compagnia di un altro uomo. Munita di passaporto falso per andare dall’altra parte del mondo. Anziché adoperarsi per cercarla, Antonio e Sara criticano e colpevolizzano Roberta per aver abbandonato i figli piccoli. Alessia e Daniele dal 2012 sono cresciuti sentendo, ed assimilando inconsciamente, questa ‘storiella’ infondata. Narrazione che mai ha trovato riscontro alcuno nell’operato degli inquirenti. Non esiste appunto elemento oggettivo che abbia permesso di ritenere plausibile la benché minima possibilità che questa donna sia fuggita di casa.
Ce lo spiega bene l’autore di questo libro, che mentre ci rende edotti dei contenuti di ciò che con i colleghi ha ascoltato per mesi, dà anche una chiave di lettura dei fatti. Offre spunti di riflessione al lettore, dice la sua mettendo i puntini mancanti su tante ‘i’, e si leva qualche sassolino dalle scarpe. Sono state tante, infatti, le esternazioni poco lusinghiere pronunciate da Antonio Logli e Sara Calzolaio nei confronti degli inquirenti e del loro operato. Illazioni intrise di inesattezze e malignità.
Le stesse indirizzate alla povera Roberta, che Rino Sciuto ha sentito il dovere di difendere dalla “palata di fango” che in questi anni le è stata gettata addosso. Roberta giudicata e condannata senza potersi difendere e replicare. Qualcuno doveva pur mettere le cose in chiaro. Lo ha fatto Rino Sciuto con questo suo secondo libro dedicato al caso Ragusa, facendo parlare i fatti oggettivi emersi, scevri di qualsiasi altra farneticante interpretazione. Potrebbe interessarti anche —> Roberta Ragusa nuovo libro di Rino Sciuto, le intercettazioni ad Antonio Logli e non solo [INTERVISTA]