I benzinai incrociano le braccia: i rappresentanti di categoria hanno decretato uno sciopero di oltre due giorni proprio a metà dicembre 2020. I gestori delle stazioni di servizio di tutta Italia sono pronti a protestare contro la scelta del Governo di escludere la loro categoria da quelle cui è concesso di presentare domanda per i vari decreti Ristoro emanati. Come già successo durante lo scorso lockdown, il primo della pandemia, quando la percentuale di veicoli circolanti era drasticamente diminuita, i benzinai sono decisi a ripetere lo sciopero.
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Sciopero benzinai dicembre 2020: caos prima della limitazione degli spostamenti
“La decisione – spiegano in una nota stampa le organizzazioni di categoria – si è resa necessaria in conseguenza della inspiegabile indisponibilità del Governo ad inserire le piccole e piccolissime imprese di gestione a cui sono affidati gli impianti, nel novero delle categorie che beneficiano dei provvedimenti di sostegno inseriti nei diversi Decreti Ristori”. Da qui la scelta di ricorrere allo sciopero in segno di protesta. Dalla serata di lunedì 14 alla mattina di giovedì 17 dicembre 2020 aderiranno allo sciopero tanto i benzinai della rete ordinaria quanto quelli delle stazioni di servizio della rete autostradale. Un disservizio generale, dunque, che potrebbe causare diversi disagi alla vigilia della chiusura prevista dall’ultimo Dpcm che vieta gli spostamenti a partire dal 21 dicembre.
“Riflessi drammatici sui livelli occupazionali del settore che dà lavoro a quasi 100 mila persone”
“La distribuzione carburanti – proseguono le associazioni di categoria – è classificata come servizio pubblico essenziale, dovendo garantire, pur nelle attuali come già nelle passate circostanze emergenziali, la continuità e regolarità dell’attività, nell’interesse della collettività”. Ma “i gestori, oltre a subire contrazioni drammatiche del proprio fatturato per effetto delle restrizioni alla mobilità e del coprifuoco notturno, non hanno alcuna possibilità di contenere i notevoli costi fissi necessari a mantenere l’attività di distribuzione a disposizione del pubblico”. Se il governo dovesse lasciare inascoltate le richieste della categoria, le conseguenze per i gestori potrebbero essere gravissime, preludendo “all’ormai prossimo progressivo fallimento delle piccole imprese di gestione con riflessi drammatici sui livelli occupazionali del settore che dà lavoro a quasi 100 mila persone”. >> Dietro alle risse al Pincio c’è l’insofferenza dei giovani causata dell’emergenza Covid