Si fa un gran parlare in questi giorni della didattica a distanza, spesso esaltandone solo i pregi, come fosse il rimedio ad ogni «male». In realtà poco si dice delle difficoltà degli studenti che fanno fatica a collegarsi; delle famiglie dei ragazzi meno abbienti a cui di fatto si sta negando il diritto allo studio; parimenti di un altro curioso fenomeno, quello del ritorno in massa di docenti da aspettative, part time o malattie. Un «rientro» figurato quest’ultimo, se vogliamo, tenendo conto delle scuole chiuse in Italia. Qualcuno, come scrive Lorena Loiacono su ‘Leggo’, ha ribattezzato prontamente tali insegnanti i «furbetti della cattedra». Difficili chiamarli in altra maniera: si tratta di docenti che riprendendo adesso il loro posto, non solo mettono mani pure allo stipendio pieno, ma mandano a casa i supplenti che li avevano sostituiti. Quegli stessi precari che dall’inizio dell’emergenza si erano dati un gran da fare per salvare l’anno scolastico, facendo funzionare un sistema, come quello della didattica a distanza, a cui, possiamo dirlo francamente, l’Italia non era affatto preparata.
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«I furbetti della cattedra», rientro in massa di docenti da aspettativa: beffati i precari
Ennesimo schiaffo agli eterni precari? Beh, dopo il mancato aggiornamento delle graduatorie, slittato secondo quanto riferito dal ministro dell’Istruzione Azzolina al 2021, pare di sì. Bisognerà attendere qualche settimana ancora per capire se quello del rientro in massa dei docenti da aspettative, part time e malattie sia un caso di cui discutere o un insieme di episodi isolati. Ma se è vero quello che scriveva la maestra dei gialli Agatha Christie «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova», c’è poco da stare allegri. C’è il docente in aspettative rientrato ex abrupto ad aprile, restando a casa a centinaia di km di distanza dalla cattedra occupata; quello che lascia il part time, visto che nella propria dimora ora può gestirsi al meglio studenti, collegi e compiti in classe; infine il professore che termina la malattia prima del previsto. Come spiega chiaramente Lorena Loiacono “se un insegnante rientra dopo il 30 aprile affianca il supplente. Se lo fa ora si riprende la classe e “licenzia” il supplente stesso. Forse, almeno quest’anno, il ministero dovrebbe anticipare il più possibile la data”.
Scuola didattica a distanza: «Il Coronavirus fa emergere il meglio e il peggio delle persone»
«Purtroppo una situazione tragica come quella che stiamo vivendo fa emergere il meglio e il peggio dalle persone, anche nella scuola: la stragrande maggioranza dei docenti sta facendo il possibile ma abbiamo avuto anche segnalazioni sui rientri improvvisi da aspettativa e congedi parentali, di docenti che comunque restano fuori regione nella città di provenienza. I docenti non sono tutti uguali», queste le parole di Massimo Spinelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi della Lombardia. Sulla stessa lunghezza d’onda Mario Rusconi, presidente Anp Lazio, che ha dichiarato: «Il fenomeno dei furbetti è inaccettabile in un momento in cui tutti fanno del loro meglio per mandare avanti la scuola. Serve un monitoraggio per vedere di quante persone si tratta e che stiano effettivamente insegnando». leggi anche l’articolo —> Scuola News, Rizzoli: «Azzolina incalzata ha abbandonato incontro con le Regioni», lei si difende