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Ugo Tognazzi ne “Il campionato della barzelletta”, l’antesignano dei nostri moderni social

11/07/2020 12:37

Il 27 ottobre prossimo saranno trent’anni dalla scomparsa di Ugo Tognazzi, attore, regista, comico e sceneggiatore lombardo, che con Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi è considerato uno dei «mattatori» della commedia all’italiana. L’esordio sul grande schermo nel 1950 con un film diretto da Mario Mattoli, I cadetti di Guascogna, al fianco di un altro grande: Walter Chiari. Poi l’incontro con Raimondo Vianello, con il quale Tognazzi è andato a formare una coppia strepitosa. Tanto diversi, ma complementari. Li ricorderete certamente al programma «Un due tre», trasmesso dal 1954 al 1959, che segnò, tra l’altro, il primo vero caso di censura in Italia. L’allusione allo scivolone del presidente Gronchi a un incontro con De Gaulle costò alla coppia il posto: «Tognazzi era in piedi, doveva sedersi ma la sedia non c’ era. Cadde. E io: ma chi ti credi di essere? Finita la trasmissione andammo in camerino e c’era già la raccomandata di licenziamento», ha raccontato in un’intervista Vianello. E andò proprio così, ma l’episodio non intaccò la popolarità di Ugo Tognazzi, anzi forse lo rese ancora più amabile al grande pubblico.

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Ugo Tognazzi

Ugo Tognazzi ne “Il campionato della barzelletta”, l’antesignano dei nostri moderni social

Negli anni Cinquanta Ugo Tognazzi, voce calda, fascino da vendere, sempre elegante nel suo doppiopetto con la cravatta perfettamente azzeccata, venne scelto assieme ad altri per “Il Campionato della barzelletta”. Una nota azienda veneta, La Tessuti Marzotto Valdagno, decise di rivoluzionare l’idea che si aveva allora della comunicazione. L’intuizione, di cui resta qualche traccia su Youtube, era quella di combinare la televisione, che era allora il mezzo più seguito, con uno molto più tradizionale, ma in grado di valicare i secoli, la barzelletta. A rendere possibile l’efficace mix il talento di alcuni mostri sacri del nostro cinema. Come raccontaCremona Oggi’, rendendo omaggio a Tognazzi (nato proprio nella provincia lombarda), si trattava di una sfida indolore tra i comici più noti che si affrontavano, raccontando in neanche un minuto, uno spaccato di Italia. La “vittoria” veniva sancita da delle cartoline in cui gli spettatori dovevano segnalare le barzellette più apprezzate. Un sistema particolare che ricorda vagamente i nostri social di oggi. Un antesignano di Twitter, che si avvaleva di tecnologie poco raffinate.

La rivoluzione social nella comunicazione negli anni ’50

Ed è un video spassoso quello che mostra Ugo Tognazzi raccontare una barzelletta che ha per oggetto un uomo (interpretato dallo stesso attore cremonese) che sotto una bombetta se ne va nuotando solitario nel Po sotto lo sguardo allibito di un pescatore a riva. La chiave vincente di questo sketch senza dubbio la bravura di Tognazzi, come pure il richiamo ad elementi tanto cari agli Italiani, quali la bicicletta, che non era soltanto un mezzo di trasporto, e il Po, che è il punto di forza della gente della Bassa. Pensiamo soltanto alla saga ‘Don Camillo’ o a film dell’epoca come ‘Ladri di biciclette’. ‘Il campionato della barzelletta’ fa rimpiangere gli sperimentalismi di un tempo, che volevano scompaginare la tradizione, svecchiando la tv, senza però scadere nel volgare. E quanti attori oggi sarebbero capaci di far ridere o riflettere davanti ad una cinepresa raccontando una semplice barzelletta? Ad Ugo Tognazzi veniva naturale ed è forse questa la cifra che ne fa un gigante: l’arte di far scomparire sullo schermo ogni tipo di sforzo. Era fiction, ma pareva tutto vero. leggi anche l’articolo —> Alberto Sordi, c’era chi non lo poteva ‘soffrire’, da Pasolini a Paolo Villaggio: tutti i «nemici» dell’attore