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Wuhan un anno fa l’inizio della pandemia di Coronavirus: il 23 gennaio il primo lockdown

23/01/2021 09:45 - Aggiornamento 23/01/2021 09:59

È già trascorso un anno. Il 23 gennaio del 2020, Wuhan, diventata, suo malgrado, l’origine di una tragedia globale. 12 mesi fa iniziava la lunga estenuante battaglia contro un virus che ha determinato finora un milione e 711mila casi. Una pandemia silente, il Covid, che col passare del tempo ha modificato significativamente le nostre abitudini, costringendoci a lockdown totali e parziali, uso della mascherina e igienizzanti, finanche il distanziamento sociale.

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Wuhan un anno fa l’inizio della pandemia di Coronavirus: il 23 gennaio il primo lockdown

Eppure il 22 gennaio del 2020 Wuhan si preparava al Capodanno Lunare, che per i cinesi vuol dire una settimana di vacanze e il trasferimento dalle città verso le aree rurali. Da festeggiare però ci sarebbe stato ben poco. Il mercato dell’umido venne chiuso dalle autorità locali perché considerato luogo dello spillover del nuovo Coronavirus. All’inizio sembrava qualcosa di molto simile alla SARS, che nel sette anni fa colpì il sud-est asiatico. Era ben altro. Un virus sottovalutato, qualcosa di molto peggio.

E fa impressione vedere oggi le immagini pubblicate dal TgCom24  (gallery completa), che mostrano quel mercato con carne esposta sui banconi tornato ad essere frequentato. La regione è praticamente fuori dall’incubo del Covid 19. La vita è oggi tornata alla normalità; il paese esulta, ma a quanto pare fa fatica ad abbandonare qualche brutta abitudine. Pratiche igienico sanitarie che sarebbe opportuno osservare, soprattutto tenendo conto del numero elevato di morti che il Coronavirus continua a fare nel resto del mondo. Ieri, in Messico, l’ultimo bollettino, ha fatto registrare il terzo record assoluto di decessi legati al nuovo coronavirus: 1.803 morti. La Germania ha superato la soglia dei 50 mila che non ce l’hanno fatta dall’inizio della pandemia. La Gran Bretagna ha sfiorato le 95 mila vittime: il peggiore bilancio europeo. Ma torniamo a quei drammatici primi giorni in Cina destinati a cambiare il modus vivendi di migliaia di persone.

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«Quando abbiamo sentito che tutti i trasporti erano stati cancellati, molti di noi erano per strada»

Il 23 gennaio il governo cinese dispone il primo giorno di lockdown. Alle 2 del mattino l’ordine da Pechino: ad annunciare la notizia le televisioni. Inizia così una corso contro il tempo: i cittadini hanno solo 8 ore per spostarsi, dopodiché, alle 10, stop dei mezzi pubblici e divieto di spostamento. Vengono sospesi anche tutti i festeggiamenti in programma per il Capodanno Lunare. Dall’Hubei non esce più nessuno, ma il contagio è già fuori controllo. Circa cinque milioni di persone hanno lasciato la provincia per le vacanze. Chen Heng, un lavoratore pendolare che quel giorno avrebbe dovuto abbandonare la città per tornare dai propri cari, non riesce a far ritorno a casa. Lui come tanti resta ostaggio per undici settimane di Wuhan. «Quando abbiamo sentito che tutti i trasporti erano stati cancellati, molti di noi erano per strada. Ho cercato un rifugio sicuro. Le sale delle metropolitana si riempirono in pochi minuti». Dichiarazioni riportate oggi da “Il Sole 24 ore”. Nove milioni di persone rimasero nella grande città, bloccate da restrizioni severissime. Non si trattava però di un problema della sola Cina. A dare la scossa al mondo intero le parole forti del virologo Zhong Nanshan, che in diretta, alla tv di Stato, ammette che il nuovo coronavirus si trasmette da uomo a uomo. È l’inizio di un incubo ad occhi aperti da cui purtroppo ancora non ci siamo svegliati. Leggi anche l’articolo —> Covid, il bollettino di oggi: 13.633 nuovi casi e 472 morti, scendono le intensive

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