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Caso Yara Massimo Bossetti, la Cassazione accoglie il ricorso della difesa: novità sull’accesso ai reperti

14/01/2021 09:50 - Aggiornamento 16/01/2021 09:26

Caso Yara, Massimo Bossetti torna a sperare. Nelle scorse ore, infatti, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa del carpentiere bergamasco condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio della ginnasta di Brembate.

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La Cassazione accoglie il ricorso della difesa di Bossetti

I giudici della Suprema Corte hanno annullato con rinvio le ordinanze della Corte d’assise di Bergamo. Il presidente aveva appunto respinto, dichiarandola inammissibile, la richiesta degli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini di accedere ai reperti dell’indagine al fine di effettuare nuovi accertamenti scientifici. Lo scopo degli avvocati di Massimo Bossetti è infatti quello di accedere ai campioni di Dna e agli abiti della 13enne uccisa il 26 novembre 2010 e trovata cadavere nel campo di Chignolo d’Isola tre mesi dopo. Bossetti si è detto convinto “che la giustizia mi darà ragione”.

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La parola torna ai giudici di Bergamo

Prima di fare la sua mossa, la difesa del muratore di Mapello dovrà però attendere il deposito delle motivazioni dei giudici della Cassazione. Occorrerà infatti capire le ragioni dell’accoglimento dell’istanza e arrivare davanti ai giudici bergamaschi munita di argomentazioni valide. Un nuovo collegio giudicante sarà quindi chiamato a pronunciarsi sulla possibilità che alla difesa sia concessa la ricognizione dei reperti di indagine. Confiscato il materiale dell’inchiesta dopo la sentenza passata in giudicato, infatti, per il tribunale di Bergamo non era più possibile visionarlo. Ora la Suprema Corte ha annullato quel diniego e rimesso la decisione ad altri giudici del tribunale di Bergamo. Potrebbe interessarti anche —> Massimo Bossetti, «Distrutto» il Dna che avrebbe potuto salvarlo: i suoi avvocati denunciano il tribunale di Bergamo

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Un iter tortuoso, obiettivo: super perizia Dna e revisione processo

Nel novembre 2019, il giudice dell’esecuzione Giovanni Petillo aveva accolto la richiesta degli avvocati di Bossetti di esaminare i reperti. Nello specifico trattavasi della mera ricognizione degli stessi (osservazione) in presenza della polizia giudiziaria, e non della possibilità di esaminarli. Successivamente, su richiesta della pm Letizia Ruggeri, il Tribunale di Bergamo aveva posto sotto sequestro i succitati reperti. La loro confisca aveva ed ha, di fatto, impedito che su di essi possano essere compiute nuove indagini. La ricognizione degli stessi che inizialmente la Corte d’Assise di Bergamo aveva accordato alla difesa di Bossetti, lo scorso 26 maggio era stata quindi giudicata inammissibile.

Il clamoroso dietrofront della Corte aveva suscitato le ire dei difensori di Bossetti che avevano annunciato battaglia“Per due volte la Corte d’Assise di Bergamo ci dice di sì che si possono fare queste attività e la stessa Corte d’Assise quando poi gli chiediamo ‘come e quando fare queste attività’ ci risponde che è inammissibile”. Queste le parole di Claudio Salvagni al riguardo.

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Bossetti spera, le parole dell’avvocato Claudio Salvagni

L’avvocato Claudio Salvagni ieri su Facebook ha annunciato la piccola (grande) conquista ottenuta dal suo team di lavoro, con queste parole:

“FINALMENTE!!!
La Suprema Corte – Prima Sezione Penale – ha accolto i ricorsi della difesa di Massimo Giuseppe Bossetti presentati contro i provvedimenti della Corte di Assise di Bergamo che di fatto negavano la possibilità di visionare ed esaminare i reperti (peraltro mai visti dalla difesa durante le varie fasi processuali) ed i campioni di DNA (ben 54!) che per l’Assise di Brescia erano addirittura esauriti, motivo per cui non veniva concessa la perizia genetica! Ogni richiesta di approfondimento peritale avanzato per far luce su quel DNA evidentemente “farlocco” è sempre stata respinta, di fatto rendendo impossibile ogni difesa a Massimo Bossetti. Finalmente, sarà possibile accedere a questi misteriosi reperti e portare alla luce quello che è, a mio giudizio, uno dei più gravi errori giudiziari della storia italiana.
Un grazie al team di professionisti che affianca me ed il collega Paolo e che continua a lavorare in silenzio ma senza demordere, per amore della verità e della Giustizia!
Forza Massimo, lentamente ma ci avviciniamo alla verità!”