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Yara Massimo Bossetti: lettera-denuncia dal carcere, poi le parole per il suo confessore stroncato dal Covid-19

15/04/2020 21:18 - Aggiornamento 15/04/2020 21:26

Caso Yara, Massimo Bossetti scrive una nuova lettera dal carcere in piena emergenza Coronavirus. Il muratore di Mapello, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio della 13enne di Brembate, nella sua missiva dà libero sfogo alla sua frustrazione di detenuto che ha paura del contagio. Ad anticipare i contenuti della lettera indirizzata al conduttore di Telelombardia, Marco Oliva, è il settimanale Oggi. “Questo virus bastardo non guarda in faccia a nessuno e, anche se i colloqui con familiari e avvocati sono stati sospesi, qui rimangono ancora troppe figure che escono ed entrano quotidianamente. La preoccupazione di essere esposti al virus resta dunque alta”.

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Massimo Bossetti lancia l’allarme dal carcere: il Coronavirus fa paura

“Avevo da poco intrapreso una attività lavorativa” – continua il carpentiere bergamasco – “riparavo macchinette del caffè, ma a causa del Coronavirus è stato tutto sospeso per precauzione. Per un bergamasco stare con le mani in mano a fissare il soffitto non esiste proprio. Mi dedico alla cucina impastando torte e pizze oppure leggo libri e giornali, mi occupo della pulizia della mia cella o guardo la tv. Ma dopo un po’ rompe pure lei“. Poi il suo timore, che è di ogni detenuto: “Ora mi sembra di vivere in uno stato di assoluto abbandono, vivo col timore di perdere la famiglia che mi sono creato, l’unica cosa cara che mi è rimasta. Vorrei mandare un messaggio a mia moglie Marita e ai miei figli: siate forti.”. 

Bossetti rompe il silenzio sul suo confessore, stroncato dal Covid-19

Bossetti ha poi dedicato alcune parole a don Fausto Resmini, il sacerdte che in carcere ha rappresentato la sua guida spirituale, nonché confessore: “È vero si è portato con sé i segreti di molte confessioni, ma quelli di qualunque cittadino, non necessariamente i miei come qualcuno vorrebbe far credere”. Il riferimento è al fatto che gli inquirenti all’epoca delle indagini sospettarono che il religioso sapesse qualcosa in merito al delitto di Yara Gambirasio, nella ipotesi (mai suffragata da fatti oggettivi) che Bossetti si fosse confidato con lui forte della inviolabilità del segreto professionale. Leggi anche —>  Yara Massimo Bossetti, morto il suo confessore: per gli inquirenti «forse sapeva qualcosa»