Candidati Quirinale 2022, domani si rivota alle 11. Ancora nulla di fatto, si è conclusa con una fumata nera anche la quarta votazione per l’elezione del Capo dello Stato. Da oggi il quorum era sceso a 505 voti. Tra i nomi più votati Sergio Mattarella (166 voti), Nino Di Matteo (56) e Luigi Manconi (8). Gli astenuti sono stati 441, mentre le schede bianche sono scese a 261. Chiari segnali di una mancata visione comune da parte dei partiti, che comincia ad infastidire gli Italiani. L’emergenza Covid non si è arrestata; sono tante le urgenze, le difficoltà con cui sta facendo i conti il Paese. Per Matteo Renzi, leader di Iv, è tempo di tirare i remi in barca: “Domani si decide”. Salvini ha annunciato che vedrà Letta nelle prossime ore. Vediamo insieme quali sono i profili “forti”.
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Candidati del Quirinale 2022, quali sono i nomi in campo
«Io sto lavorando nell’ambito del centrodestra e rimane quella la via maestra, per quanto mi riguarda. Non un nome di partito ma di un’area culturale di centrodestra», queste le parole del segretario della Lega, Matteo Salvini, rispondendo ad una domanda sull’ipotesi di Sabino Cassese, uscendo dall’aula di Montecitorio. «Per il Paese lavoriamo h 24», ha detto Giuseppe Conte. Il Movimento 5 Stelle ha ribadito la propria “disponibilità immediata” ad un incontro con il centrodestra. Chi sono i candidati possibili per il Quirinale? Quali sono le opzioni al vaglio dei partiti? Eh, come scrive Giovanna Casadio su «La Repubblica», “le ‘rose’ di nomi che dovrebbero essere bipartisan e di caratura istituzionale, sono piene di spine”. Ogni profilo porta con sé qualche problematica. Come ha detto Serena Bortone, nel corso dello speciale in onda su Raiuno alle 15, quello del presidente della Repubblica è un ruolo delicato, in cui non conta tanto avere molti amici, quanto pochi nemici. Ci vorrebbe un uomo (o donna) con un passato pulito e la mente sgombra. Un profilo ideale questo, ovviamente, non concreto.
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Tra favorevoli e contrari, “una rosa con tante spine”: da Mario Draghi a Sabino Cassese, passando per Casini
In pole position (anche se ora è un’ipotesi in ombra, per alcuni quasi come la speranza in fondo al vaso di Pandora) c’è Mario Draghi. Il premier del governo appoggiato da (quasi) tutte le forze politiche, eccetto Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e Sinistra italiana di Nicola Fratoianni, avrebbe potuto essere la prima e scontata scelta. Contrari Matteo Salvini e Giuseppe Conte. In forse Fratelli di Italia: la Meloni sarebbe favorevole al trasloco al Colle solo in un caso, ritorno immediato alle urne. A favore il Pd di Letta e quella parte dei grillini con in testa Luigi Di Maio. Stamani si faceva un gran parlare anche di Pier Ferdinando Casini (ma con lui al Quirinale è difficile che Draghi rimanga al suo posto), che ha avuto come principale sponsor Matteo Renzi. Contraria Giorgia Meloni che lo giudica un trasformista. Opinione condivisa tra l’altro anche da Salvini e Di Maio. Terzo nome della “candida rosa” Elisabetta Belloni, ora alla guida i servizi segreti. Ecco su di lei può esserci una convergenza da tutti i fronti. A nutrire qualche dubbio forse solo Forza Italia. Tra i grillini, ha un rapporto solidissimo con Luigi Di Maio con cui ha lavorato agli Esteri, meno con Conte. La zavorra della Belloni, definita da alcuni la donna “dei record” per gli incarichi assunti nel tempo, sta in un fatto innegabile: con lei l’Italia avrebbe due “tecnici” ai vertici. L’altro, Draghi appunto.
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Giuliano Amato, Marta Cartàbia ed Elisabetta Belloni
Altri nomi da prendere in considerazione sono Giuliano Amato, che godrebbe del favore di Forza Italia, ma non del Pd, della Lega, di Fratelli d’Italia e del M5S; Sabino Cassese, ammirato assai, difatti nessuna forza politica nega che sia di altissimo profilo. Sembrerebbe fatta se non fosse per quelle critiche al governo Conte 2 e all’uso smodato dei dpcm, che lo rendono “nemico” dei grillini. Altro profilo inviso ai pentastellati quello di Marta Cartàbia, colpevole di avere scardinato la riforma del ministro grillino Alfonso Bonafede. Dal canto suo la ministra della Giustizia godrebbe del favore al Pd, ai Renziani. Potrebbe trovare il favore anche di FdI e della stessa Lega, che ne riconosce i meriti. Sarebbe comunque la prima donna al Colle, di per sé già una buona notizia. Leggi anche l’articolo —> Ultimi sondaggi politici: il PD rimane la prima scelta degli italiani
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