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Chi sono gli ex terroristi ed estremisti “rossi” arrestati ieri in Francia

29/04/2021 15:49 - Aggiornamento 29/04/2021 15:58

Chi sono gli ex terroristi e gli estremisti arrestati ieri 28 aprile 2021 in Francia? Mentre in Italia si sono accese le immancabili polemiche tra politici, giornalisti e “maitre-a-penser” sul periodo più buio della storia repubblicana, ricordiamo chi sono i sette che saranno estradati in Italia, su disposizione dell’autorità giudiziaria francese. L’operazione “Ombre rosse” condotta dallo Sdat, il servizio antiterrorismo francese, è stata resa possibile grazie alla cooperazione tra il ministro della Giustizia italiano, Marta Cartabia, e l’omologo francese Eric Dupond-Moretti. E’ la fine della cosiddetta “Dottrina Mitterrand”.

Chi sono gli ex terroristi ed estremisti arrestati ieri in Francia

Vediamo in dettaglio chi sono gli ex terroristi e gli estremisti arrestati ieri 28 aprile 2021 in Francia.

Giovanni Alimonti. 65 anni, già appartenente alla colonna romana delle Brigate Rosse, per la giustizia italiana Alimonti deve ancora scontare 11 anni, 6 mesi e 9 giorni di reclusione e 4 anni di libertà vigilata. I reati per cui è stato condannato sono banda armata, associazione con finalità di terrorismo, concorso in violenza privata aggravata, concorso in falso in atti pubblici e altri reati. Tra i vari delitti per i quali risulta condannato figura anche il tentato omicidio del vice dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone, avvenuto il 6 gennaio 1982. Il mandato di cattura europeo emesso nei suoi confronti scade a gennaio 2022.

Enzo Calvitti. 66 anni, originario del molise, Enzo Calviti come Alimonti faceva parte della colonna romana delle BR, di cui era considerato uno dei capi. Deve scontare in Italia una pena di 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e la misura della libertà vigilata per 4 anni per associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi. La sentenza è divenuta esecutiva a settembre del 1992, il mandato di cattura europeo nei suoi confronti scade il 21 dicembre del 2021.

Roberta Cappelli. 65 anni anche lei parte della colonna romana delle BR, “Silvia” (questo il suo nome di battaglia) in Italia è stata condannata all’ergastolo con l’isolamento diurno di un anno per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all’incolumità e altro. Secondo la giustizia italiana è responsabile degli omicidi del generale dei carabinieri Paolo Galvaligi (31 dicembre 1980), dell’agente di polizia Michele Granato (9 novembre 1979), del vice questore Sebastiano Vinci (19 giugno 1981) e del ferimento del segretario della sezione Dc di San Basilio a Roma Domenico Gallucci (17 maggio 1980) e del vicequestore Nicola Simone (6 gennaio 1982). Il suo mandato di cattura scade a luglio 2022.

Narciso Manenti. Bergamasco, 63 anni, membro dei “Nuclei armati contropotere territoriale”, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio aggravato dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, assassinato a Bergamo il 13 marzo 1979. A suo carico altre condanne per un totale di 6 anni, per ricettazione e porto abusivo di armi, associazione sovversiva e partecipazione a banda armata. Il mandato di cattura nei suoi confronti scade il 6 luglio del 2023.

Marina Petrella. 66 anni, anche lei membro delle Brigate Rosse, come la Cappelli deve scontare l’ergastolo con isolamento diurno di sei mesi per l’omicidio del generale Galvaligi. E’ stata condannata anche per il sequestro del giudice Giovanni D’Urso (12 dicembre 1980), l’attentato al vice questore Simone (con Cappelli e Alimonti) e per il sequestro dell’assessore regionale della Dc Ciro Cirillo (27 aprile 1981 a Torre Annunziata) con l’uccisione dei due agenti della scorta.

Sergio Tornaghi. 63 anni ed ex appartenente alle Brigate Rosse, membro di spicco della colonna milanese “Walter Alasia”, deve scontare l’ergastolo per partecipazione a banda armata, propaganda ed apologia sovversiva, pubblica istigazione, attentato per finalità di terrorismo e di eversione, detenzione e porto illegale di armi e violenza privata. Tra i reati per i quali è stato condannato figura l’omicidio del direttore generale della “Marelli” di Sesto San Giovanni, Renato Briano, avvenuto il 12 novembre del 1980.

Giorgio Pietrostefani

Tra gli arrestati anche il fondatore di Lotta Continua, Giorgio Pietrostefani

Giorgio Pietrostefani. 77 anni, nativo de L’Aquila, è la figura di maggiore spicco tra i sette anche se non facente parte di un’organizzazione terroristica tout-court. Pietrostefani è infatti il fondatore, con Adriano Sofri, della formazione extraparlamentare Lotta Continua. E’ stato condannato, come Sofri, a 22 anni di carcere come mandante dell’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi, avvenuto il 17 maggio del 1972.

Giorgio Pietrostefani si è sempre dichiarato innocente, come gli altri imputati, ad eccezione di Leonardo Marino, il “pentito” da cui è scaturito il processo. Ha scontato solo una minima parte della pena (circa 2 anni) essendosi poi rifugiato in Francia protetto dalla dottrina Mitterrand. L’ordine di esecuzione della pena è stato emesso dalla procura generale di Milano il 15 luglio del 2008. Il mandato di cattura europeo scade il 9 settembre 2023.

Estradizione ex terroristi dalla Francia, il politologo Pasquino: “Quasi tutti i responsabili sono ancora convinti che quello che hanno fatto fosse giusto”

Sull’estradizione dei 7 brigatisti dalla Francia è intervenuto oggi anche il noto politologo Gianfranco Pasquino. “I 7 brigatisti avevano tutti sentenze passate in giudicato, quindi possono essere estradate, l’età non c’entra nulla”, ha detto ai microfoni di Radio Cusano Campus. “Fare i conti con quegli anni significa studiare la storia, capire quegli avvenimenti. Ci fu un assalto alla democrazia che implicò una serie di morti di persone che facevano il proprio lavoro in vari ambiti”.

“Un attacco allo Stato e alla democrazia”, ha sottolineato Pasquino che poi ha chiaramente esposto il suo punto di vista sulla questione. “Quasi tutti i responsabili  – ha detto – sono ancora convinti che quello che hanno fatto fosse giusto, sono pochissimi i pentiti e questo è inaccettabile. Io non credo che la democrazia italiana sia mai stata particolarmente debole in quanto democrazia, le istituzioni funzionano anche se non benissimo, solo che è una democrazia di bassa qualità che produce pochi risultati, ma questo dipende dai cittadini e dalla classe politica, non dalla Costituzione”.