“Le dimissioni di Zingaretti sono un punto di non ritorno. O si passa da un congresso di rifondazione, oppure le dichiarazioni di Zingaretti sono un epitaffio per il PD. Non è l’ultima spiaggia, è l’estrema spiaggia”. Le parole del filosofo Massimo Cacciari rappresentano esattamente la crisi che il PD sta attraversando. “Se Zingaretti adesso facesse marcia indietro, sarebbe per il Partito Democratico la sciagura delle sciagure”, ha aggiunto inoltre.
PD crisi, Cacciari: “E’ a un punto di non ritorno”
Ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, Massimo Cacciari ha delineato la crisi che il PD sta attraversando. In particolare, la tempesta che si è aggravata da quando Nicola Zingaretti ha presentato le sue dimissioni accompagnate da parole durissime rispetto ai colleghi, una scelta che ora non può essere più ritrattata. “E’ un punto di non ritorno, dopo una dichiarazione talmente eccezionale. Non è mai accaduto che un segretario di un partito in carica si esprimesse con tale durezza nei confronti del proprio partito e della propria classe dirigente. O si passa da un congresso di rifondazione oppure le dichiarazioni di Zingaretti sono un epitaffio.
Chi può andare a votare un partito che il segretario descrive come un branco di poltronari? Se Zingaretti adesso facesse marcia indietro sarebbe per il Pd la sciagura delle sciagure. Può darsi che si candidi a fare il sindaco di Roma, anche se mi sembra difficile, ma comunque sarebbe un’altra storia. Lui può tornare leader del Pd solo se vince il congresso. Secondo me adesso per il PD non c’è altra strada che impostare un congresso aperto, dove ci si confronti seriamente e chi vince organizza a sua immagine e somiglianza il PD. Questa non è l’ultima spiaggia, è l’estrema spiaggia”, ha dichiarato Cacciari.
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PD crisi, Cacciari: “E’ in una situazione drammatica”
“Gli altri partiti stanno riassestandosi, l’unico in una situazione drammatica è il PD”, ha aggiunto poi Cacciari riguardo alla crisi del PD. “Per il M5S la situazione non è così drammatica come nel Pd, hanno trovato una loro linea, quella segnata da Conte. Conte come candidato premier del M5S, trasformando il Movimento in una forza vagamente liberale, sta dando una linea al partito. La Meloni una linea già ce l’ha, anche la Lega la sta ritrovando, Salvini chiacchiera ma Giorgetti dirige con Draghi. Il Pd è un partito mai nato, l’occasione per fare chiarezza si è perduta al momento del confronto interno tra Renzi e le componenti di sinistra, suddividendosi in aree e compiti e l’ambito del centrosinistra sarebbe stato rappresentato adeguatamente.
Quell’occasione però è passata. Se oggi il PD si dividesse, diventerebbero due partitini e nessuno dei due potrebbe competere. Quello che è avvenuto nel Pd negli ultimi anni è totalmente irrazionale, si sono fatti male da soli e hanno continuato a farselo. Guardate Renzi: aveva il 40% e adesso ha il 2%. Si sono auto danneggiati e questo è solo l’ultimo atto”. Riguardo poi all’apparizione di Zingaretti nella trasmissione di Barbara D’Urso, ha commentato: “Non posso criticarlo per questo. Uno che fa politica attiva a quel livello è costretto a fare quello che fanno gli altri. Se Salvini, Berlusconi e gli altri vanno dalla D’Urso, come fa Zingaretti a non andarci? Gli atteggiamenti snob nei confronti di alcuni programmi se li può permettere uno come me che non fa politica”. >> Tutte le notizie di UrbanPost