Il nuovo governo Draghi ha prestato giuramento ieri. La squadra messa insieme unicamente dall’ex presidente della Bce, senza il veto di nessuno dei partiti coinvolti nella maggioranza, si prospettava più tecnica, e invece è piuttosto politica. Qual è quindi il bilancio, nella formazione del governo Draghi, per i singoli gruppi politici?
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Governo Draghi: com’è andata a Matteo Renzi
“Non si può mandare a casa l’uomo più popolare d’Italia per opera del più impopolare”, aveva detto D’Alema. Invece si può. Matteo Renzi è riuscito nel proprio intento: Giuseppe Conte non è più a Palazzo Chigi, e al suo posto c’è l’uomo che egli aveva interpellato nei giorni precedenti allo scoppio della crisi di governo. Il leader di Italia Viva è riuscito a muovere i fili della macchina nel passaggio tra Conte bis e Draghi I. D’altro canto, i ministri renziani da due passano a uno, con Elena Bonetti alla Famiglia, deludendo coloro che davano per riconfermata Teresa Bellanova. Inoltre, se Renzi già era l’uomo più impopolare, ora lo è ancora di più: il senatore di Scandicci è in fondo alla classifica dei leader politici per indice di gradimento, Iv scende al 3,3% nei sondaggi sulle intenzioni di voto.
Matteo Salvini
Matteo Salvini esce probabilmente vincitore dalla crisi di governo. La Lega conta tre ministri al governo: Erika Stefani al ministero per la Disabilità, voluto da Salvini e tornato in vita con Draghi, Massimo Garavaglia al Turismo, strappato a Dario Franceschini, e Giancarlo Giorgetti allo Sviluppo Economico, tra i ministeri più ambiti. Tuttavia anche per Matteo Salvini qualche delusione c’è: Giorgetti, Garavaglia e Stefani sono tre esponenti “moderati” e non sono suoi uomini. Inoltre, il leader del Carroccio aveva messo nel mirino sia Speranza che Lamorgese, che ha modificato i sui decreti sicurezza, ed entrambi sono stati riconfermati da Mario Draghi. Infine, l’inaspettata svolta europeista di Salvini gli ha fatto perdere mezzo punto di consenso, portando la Lega al 24%.
Silvio Berlusconi
Tre ministri al governo anche per Forza Italia, ma tutti e tre senza portafogli. Poi, rivedere facce note come quelle di Brunetta, Gelmini e Carfagna al governo ha riportato gli italiani indietro di più di 10 anni, e a molti non è piaciuto. Inoltre il Cavaliere aveva consigliato a Draghi ben altri nomi, che non sono stati presi in considerazione, eccetto quello della Gelmini. I tre nuovi ministri sono i più ostili al leader della Lega Matteo Salvini e al suo sovranismo. Tra l’altro, Mara Carfagna è stata ad un passo dal seguire Giovanni Toti e lasciare Forza Italia. Insomma, Draghi ha rispettato la premessa di non premiare i leader politici nella scelta dei ministri.
Movimento 5 Stelle
Anche il Movimento 5 Stelle potrebbe sembrare uno dei vincitori, grazie alla conferma di Luigi Di Maio agli Esteri e ad altri tre ministeri. Il M5s perde però il Mise, che passa alla Lega, con Stefano Patuanelli che va all’Agricoltura. Inoltre i Cinquestelle devono trattare con Daniele Franco, ministro dell’Economia, e Roberto Garofoli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: entrambi erano nella lista nera dei grillini ai tempi del governo giallo-verde e ora dovranno trattare con loro su tutto. Il M5s paga inoltre con l’ordine all’interno del partito, totalmente in fumo in seguito alla vittoria del “sì” dell’interrogazione su Rousseau. Ora il gruppo dovrà gestire l’addio di Di Battista. Al centro della polemica interna c’è il ministero per la Transizione Ecologica, sbandierato come la vittoria di Beppe Grillo nella trattativa, che è però infine andato ad un tecnico, Cingolani.
Partito Democratico e LeU
Anche per i dem il bilancio è controverso. Sono tre i ministri anche per il Pd: Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini, ma nessuno di questi è donna, come fa notare Conchita De Gregorio su Repubblica, e questo è soltanto l’inizio di una polemica che nelle prossime settimane metterà in croce Zingaretti. Nel mirino ci sarà anche la scelta fatta da Zingaretti di legarsi a doppio filo a Giuseppe Conte. Franceschini, inoltre, ha perso la delega al Turismo, a favore della Lega. Con i temi caldi che dovrà affrontare Orlando, al Lavoro, il futuro del Pd potrebbe non essere roseo. Vince invece, senza dubbio, LeU, con la riconferma di Roberto Speranza al ministero della Salute. >> Tutte le news