Vai al contenuto

“Settebello”: ecco perché la squadra di pallanuoto italiana si chiama così

04/08/2021 12:53

Ormai non c’è nessuno che non si riferisca alla squadra di pallanuoto italiana con il soprannome di “Settebello”. L’origine del nome ha origini piuttosto datate: a fine anni ’40 fu un giornalista ad affibiare alla squadra il soprannome “Settebello”. Ma furono gli atleti stessi a suggerirlo, per via di un’abitudine che la squadra aveva durante le trasferte.

Nicolò Carosio

L’origine del soprannome “Settebello” la dobbiamo all’eccezionale figura di Nicolò Carosio, il cronista sportivo che raccontò le imprese della Nazionale italiana di calcio via radio per ben 37 anni, dal 1933 al 1970. Figlio di un ispettore di dogana italiano e di una pianista maltese, Nicolò Carosio nacque a Palermo. Seguendo il padre nei suoi viaggi lavorativi in Inghilterra, Carosio ebbe modo di ascoltare le radiocronache della BBC. Nel 1932 decise di proporsi all’EIAR, la Radio di Stato, commentando un immaginario derby Torino-Juventus e lasciando a bocca aperta la commissione d’esami. L’EIAR gli offrì un contratto di collaborazione.

Il 1º gennaio 1933 debuttò a Bologna per la partita amichevole Italia-Germania. Inaugurò per l’EIAR le radiocronache dei Mondiali di calcio del 1934, che l’Italia, padrona di casa, vinse. Due anni dopo fu la voce della Nazionale di calcio alle Olimpiadi di Berlino. Fu quindi confermato anche ai Mondiali di calcio del 1938 in Francia. Nel 1949, a causa della concomitante cerimonia della cresima del figlio, dovette rinunciare alla trasferta di Lisbona al seguito del Grande Torino, circostanza che gli salvò la vita. Nel viaggio di ritorno, difatti, l’aeroplano della squadra si schiantò contro la basilica di Superga.

Nel 1954, anno di nascita della televisione, Nicolò Carosio c’era, e divenne famoso per il suo «quasi goal!», esclamazione che sottolineava un’azione da gioco conclusa di poco fuori dallo specchio della porta. Carosio apparve anche in qualche film, tra cui “L’arbitro”, in cui interpretò se stesso, usando una fraseologia tipica dei suoi commenti reali. Curò a lungo anche una rubrica sul settimanale a fumetti Topolino (Vi parla Nicolò Carosio) e per la stessa testata disneyana firmò alcuni ritratti di personalità dello sport, dello spettacolo e dell’arte (I grandi amici di Topolino).

ARTICOLO | Matteo Aicardi, carriera, vita privata e fidanzata: tutto sull’atleta del Settebello

L’origine del Settebello

Fu alle Olimpiadi di Londra del 1948 che Nicolò Carosio coniò la fortunata espressione, che ha resistito fino ad oggi. “Settebello” fu il soprannome affibiato alla squadra della Rati Nantes di Napoli, perché i giocatori, nei viaggi delle trasferte, passavano il tempo a giocare a scopa, gioco in cui il sette di denari viene chiamato Settebello. Buona parte dei componenti della Nazionale giocava proprio per il club Rari Nantes di Napoli. Tra questi, i giocatori Gildo Arena, Pasquale Buonocore ed Emilio Bulgarelli. Furono proprio loro che, durante un’intervista rilasciata a Nicolò Carosio, gli dissero che loro erano quelli del Settebello: “Ci chiami così”. Il resto è storia. >> Tutte le news di UrbanPost

Continua a leggere su UrbanPost