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Coronavirus, 41enne con la sindrome di Down: «Mi mancano i colleghi dell’ospedale di Loreto»

06/04/2020 16:48

Su Fanpage la lettera di Lorenzo, 41enne, con la sindrome di Down, impiegato all’ospedale di Loreto. A causa del Coronavirus al momento è a casa come tutti noi. Lorenzo, che ha lottato per realizzare se stesso, sentirsi parte della società e dare il suo contributo, non sta andando al nosocomio. «Mi manca il lavoro e mi mancano i miei amici, ma dobbiamo restare a casa per aiutare i miei colleghi», ha spiegato il 41enne, che è dipendente all’ospedale in provincia di Ancona già da qualche anno. Il suo compito è quello di affiancare medici e infermieri, aiutandoli nella consegna dei farmaci ai pazienti ricoverati e delle ricette mediche alle persone dimesse.

Lorenzo ospedale Loreto

Lorenzo, 41 anni con la Sindrome di Down: «Mi mancano lavoro e amici, ma io sto a casa»

«In questi giorni terribili seguo la regola del Io sto in casa: è difficile e pesante, ma non c’è altro da fare. Spero tanto che tutto si risolva al più presto per poter tornare al lavoro», ha raccontato a Fanpage Lorenzo, che, grazie al supporto della madre Antonella, ha cercato di mettere continuamente alla prova se stesso. Obiettivo? Realizzare i propri sogni, trovare un lavoro che lo facesse star bene. «Io sono nato a Soresina, un piccolo centro in provincia di Cremona, ma ho vissuto a Viterbo per quasi 20 anni e qui è iniziata la mia esperienza di lavoro presso l’Ospedale della città e la mia avventura sportiva con Special Olympics», ha raccontato il 41enne. Lorenzo ora vive a Loreto con la mamma: «Ci siamo trasferiti qui da due anni per ricongiungere la famiglia dopo che papà è venuto a mancare e mia sorella si è sposata ed ha avuto figli».

Lorenzo ospedale loreto

Da Viterbo a Loreto: «Sono stato accolto benissimo»

Un cambiamento drastico non semplice da affrontare: «Ero spaventato anche all’idea di lasciare il lavoro presso l’Ospedale dove ormai tutti mi conoscevano e mi volevano bene: ero entrato nel 2000, in punta di piedi, per fare uno stage nel reparto di pediatria che è durato fino al 2011, anno in cui sono stato assunto a tempo indeterminato, in qualità di commesso, dopo aver partecipato e vinto un bando di concorso. Non ho mai cambiato reparto e sono potuto sempre stare in mezzo ai bambini. Stavo bene con loro e con i colleghi che mi circondavano di attenzioni ed affetto».

Coronavirus, l’appello di Lorenzo: «Dobbiamo stare a casa, solo così presto tutti noi potremo sentirci liberi di uscire…»

Anche a Loreto Lorenzo è riuscito a farsi volere bene: «Fortunatamente il tanto cercato e sospirato trasferimento presso l’Ospedale di Loreto si è rivelato una buona cosa, anche qui sono stato accolto benissimo e mi sono presto fatto amico di impiegati, medici ed infermieri. Ora che sono a casa, penso spesso a loro e li ringrazio ogni giorno per il lavoro che stanno facendo in ospedale. Lo fanno per noi, per permetterci, prima o poi, di tornare a uscire e a svolgere tutte le attività che abbiamo lasciato!». Sul finale il 41enne, consapevole del fatto che il ritorno alla quotidianità comporti qualche sacrificio, ha voluto lanciare un appello: «Dobbiamo stare a casa. Se lo facciamo, i miei colleghi riusciranno a guarire tutte le persone malate e presto tutti noi potremo sentirci liberi di uscire». Un messaggio di speranza, che vogliamo rilanciare anche noi di Urbanpost. 

Lorenzo

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