Con il vento delle elezioni regionali, ecco arrivare anche la notizia di un’inchiesta sul governatore della Campania Vincenzo De Luca. Nulla di nuovo, una questione che risale a tre anni fa, ma che ora potrebbe mettergli i bastoni tra le ruote per la rielezione. Insomma, come si sul dire: cade a fagiolo. E non è un caso. Pare che De Luca, infatti, sia accusato di aver affidato a dei vigili urbani degli incarichi che non spettavano a loro e che per questo lavoro li abbia pagati. Si tratterebbe, quindi, di abuso d’ufficio. Ma quello che stupisce (o forse no) sono i tempi in cui è stata resa nota la notizia: nonostante siano passati tre anni, casualmente viene tirata fuori proprio a ridosso delle elezioni.
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Inchiesta su De Luca, l’accusa emersa tre anni dopo
De Luca ha risposto con una sonora risata a tutto questo, proprio perché, appunto, ci sono stati ben tre anni di tempo per diffondere la notizia. Ha colto l’occasione, però, anche per lanciare una serie di accuse. Secondo il governatore della Campania, infatti, dietro questo spettacolino ci sarebbe una denuncia di un ex assessore regionale, Saverino Nappi, ex Forza Italia, ora tra le fila della Lega, il quale, dice De Luca, avrebbe fatto cose pessime quando era assessore e guadagnato dei soldi ottenendo vari incarichi dall’azienda regionale dei trasporti. Se è vero o no, resta da dimostrare. Quello che lascia l’amaro in bacca però, come sottolinea Piero Sansonetti nel suo pezzo per Il Riformsta, è che “i nostri rappresentanti politici non sanno mai resistere alla tentazione, quando sono colpiti dal giustizialismo, di reagire con metodi giustiziasti. Nessuno sfugge, a quanto pare: nemmeno un politico anomalo e anticonformista come De Luca”.
Precisamente, qual è l’accusa contro De Luca? Truffa e abuso d’ufficio. Il governatore campano, infatti, avrebbe pagato circa 250 euro netti al mese dei vigili urbani per fare del lavoro extra, degli incarichi che non spettavano a loro. Tuttavia tre anni fa, quando il presidente di Regione era appena stato eletto, la notizia avrebbe fatto troppo poco scalpore, e non sarebbe stata utile. Quindi è stata messa da parte, in attesa di un momento più adatto. Ora, il giorno è arrivato. Prima, invece, si rischiava di sprecare l’avviso di garanzia. In ogni caso, probabilmente l’indagine verrà archiviata e sarà dimenticata in fretta. Però sicuramente apre una questione politica.
Perché proprio ora?
Perché la notizia è emersa proprio adesso? E’ un caso? Molto probabilmente no. E quasi sicuramente la fuga di notizie è partita da Palazzo di Giustizia. Ma non troverà molto terreno, visto che i sondaggi danno la vittoria nelle mani di De Luca, con una differenza di percentuale talmente alta da non poter essere intaccata da un’indagine. Allora, a maggior ragione, perché tirarla fuori ora? Perché la magistratura è nella politica, e viceversa. Perché i pm hanno l’abitudine di far emergere qualcosa durante le campagne elettorali. Qui sorge spontanea un’altra domanda: perché? Perché questo non viene considerato un problema? Perché lo considera un modo per tenere sotto controllo i candidati?
E’ così da quando la politica e la magistratura si sono intersecate, e l’una si è prepotentemente infiltrata nell’ambito dell’altra. “E’ l’attuazione del famoso “resistere, resistere, resistere” che fu lo slogan lanciato dal Procuratore di Milano Francesco Saverio Borrelli, quando teorizzava che il compito della magistratura non fosse quello di giudicare le persone sospette di qualche reato ma invece quello di difendere il profilo etico della società. Del resto, la magistratura, in questa sua interpretazione del proprio ruolo, si è sempre trovata un alleato insospettabile: la politica”, sottolinea infatti Sansonetti. Lo dimostrano anche le ultime dichiarazioni di De Magistris, il sindaco di Napoli, il quale ha detto di non conoscere il merito dell’inchiesta su De Luca, ma che tra di loro c’è una grande “distanza etica”. Come se l’etica personale potesse essere messa di fronte al diritto, o alla politica. >>Tutte le notizie di UrbanPost