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Conte pensa di più al suo consenso che al bene del Paese

22/10/2020 10:27

Coronavirus nuove misure. Solamente ieri sono stati registrati 15.199 nuovi casi positivi e 127 persone sono morte a causa del coronavirus. Il metodo di tracciamento è un vero e proprio fallimento, dalla app Immuni e quello effettuato tramite le strutture. Cosa significa questo? Che la situazione è fuori controllo. Che non c’è alcun segno di inversione di tendenza della pandemia, nemmeno a cercarlo al microscopio. E nonostante tutto, il Presidente Conte ha il coraggio di dire che “siamo preparati”. Ma preparati a cosa? A che gioco stiamo giocando? Perché l’unica cosa che sembra è che Palazzo Chigi si sia dimenticato delle regole e stia brancolando nel buio. Forse non con “il favore delle tenebre”, ma sicuramente nemmeno con il regolamento alla mano.

>>Leggi anche: Covid Italia oggi, stretta dei governatori: le nuove misure regione per regione

coronavirus mezze misure

Coronavirus nuove misure, Conte brancola nel buio

Quello che sembra, poi, è che il Premier Conte stia pensando molto di più ai sondaggi e al suo gradimento che al bene del Paese. Solo alcuni giorni fa, infatti, il Corriere della Sera ha pubblicato un sondaggio che dimostra il calo dei consensi nei confronti del Presidente. Un dato che, tra l’altro, viste le mezze misure dell’ultimo Dpcm e l’ovvia assenza di un reale programma di contenimento del coronavirus, non stupisce affatto. Cos’ha fatto allora Palazzo Chigi? Ha smentito immediatamente la notizia: Conte è stabile e raccoglie delle percentuali molto più alte di ogni suo predecessore. 

Il governo, però, forse ha voluto prendere come riferimento solo la rilevazione fatta da Ipsos e pubblicata il 16 ottobre, quindi due giorni prima della presentazione di un Decreto salva-poltrona, un’ordinanza composta da misure blande che hanno l’obiettivo di scaricare tutte le responsabilità nelle mani dei governatori di Regione e dei sindaci. Ecco, in quel sondaggio, il 63% degli italiani aveva dichiarato di riporre la propria fiducia in Conte. Era appunto il 16 ottobre. Il 18, poi, è stato presentato il Dpcm. E così, alcune Regioni hanno deciso di prendere la patata bollente lasciata da Giuseppe Conte e hanno imposto il coprifuoco. Sono quelle più a rischio: Campania, Lombardia e Lazio. Allo stesso tempo, gli italiani hanno iniziato a guardare storto il lavoro di Palazzo Chigi.

Coronavirus mezze misure, le Regioni si prendono le loro responsabilità: quelle più a rischio stabiliscono il coprifuoco

Se le Regioni, infatti, dati alla mano, si stanno attrezzando per combattere un’ormai accertata seconda ondata di coronavirus, non si può dire lo stesso di Palazzo Chigi. Il Dpcm del 18 ottobre è un flop totale, la dimostrazione di una classe dirigente che non ha idea di come e cosa fare. Di fatti, sono dovuti passare solamente tre giorni prima che si iniziasse a parlare di un nuovo Dpcm, il quale potrebbe arrivare già alla fine di questa settimana. Anche perché la situazione sembra non solo aggravarsi ogni ora, ma essere anche del tutto fuori controllo. E questo, nonostante da Palazzo Chigi, per lo meno inizialmente, si sia voluta smentire l’ipotesi di un nuovo decreto, un’idea che, a parere loro, non trovava “alcun fondamento allo stato attuale, perchè tutto è vincolato all’andamento della curva epidemiologica”.

Solamente due ore dopo, però, la stessa curva ha segnato circa +5000 casi in sole 24 ore. Ma “è tutto sotto controllo”. “Nelle prossime settimane dovremo rimanere ben concentrati. Il nemico non è stato sconfitto”, aveva dichiarato il Premier durante la conferenza. E non verrà di certo sconfitto con delle misure vecchie e blande, viene da commentare. Così, le Regioni attuano misure sempre più stringenti, assumendosi il rischio di far indemoniare i cittadini. Anche perchè possiamo dirlo: a cosa serve un coprifuoco se poi i mezzi pubblici sono colmi di persone? Almeno, però, danno l’idea di percepire il pericolo. Palazzo Chigi, invece, si tira proprio indietro: tanto la cosa più importante è che la fiducia degli italiani rimanga alta.

proroga stato emergenza

Conte: un successo dovuto all’emergenza sanitaria

Come sottolinea Giulia Merlo su Domani, “è impossibile dire in che misura le mosse del Premier siano state condizionate dalla sua ricerca di consenso personale e quanto il sondaggio Ipsos lo abbia convinto che fosse più appagante mantenere il profilo di questi ultimi mesi e dunque di delegare ad altri le scelte dure di imporre limitazioni ai cittadini e alle imprese”. Quello che sembra evidente, però, è il cosiddetto effetto “rally ‘round the flag'”: il sostegno popolare raccolto in un breve periodo di emergenza premia i leader politici che hanno gestito la crisi.

Non è la prima volta che succede, e non sta succedendo solamente in Italia. “Secondo i dati Morning Consult descritti dall’Economist, i principali politici (tra i quali non è presente Giuseppe Conte) hanno goduto di un aumento medio di nove punti percentuali sul proprio tasso di approvazione da quando, l’11 marzo scorso, l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la pandemia globale”. E così è successo anche al Premier Conte. C’è tuttavia un rischio: tanto quanto è salito velocemente il consenso, allo stesso modo potrebbe distruggersi. Soprattuto se non si da ai cittadini un valido motivo per mantenerlo stabile. Per questo affidarsi così all’indicatore di gradimento personale potrebbe essere un grosso limite di Palazzo Chigi. Forse Conte sarà stato appagato in termini di consensi, ma sicuramente con l’ultimo Dpcm non si può dire che si possa ritenere soddisfatto della gestione della seconda ondata.

Sarebbe meglio quindi abbandonare per un attimo l’accentramento mediatico e personale del Premier, e concentrarsi di più su quello che l’Italia, e il mondo intero, stanno affrontando. Perchè se prima potevamo essere ritenuti all’avanguardia sulla gestione della pandemia, oggi sicuramente abbiamo perso tutto il vantaggio ottenuto durante il lockdown. >>Tutte le notizie di UrbanPost

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