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Mascherine al lavoro, cosa cambia dal 1° maggio: dove resta l’obbligo

30/04/2022 09:51 - Aggiornamento 30/04/2022 09:59

Mascherine al lavoro cosa cambia dal 1° maggio, le novità – Sapevamo tutti che questo momento, prima o poi, presto o tardi, sarebbe arrivato. Sotto il governo Draghi cade anche l’ultima restrizione: l’uso della mascherina. Anche se bisogna fare alcuni distinguo. Da domani, 1° maggio 2022, nei luoghi di lavoro e negli uffici pubblici non sarà più obbligatorio indossare la mascherina. Lo stesso sarà a messa, nei negozi o al supermercato, nei ristoranti nei bar. In tutti gli spazi chiusi affollati, come supermercati, mense, ascensori, il suo uso rimane «fortemente raccomandato». In sostanza bisognerà tenere il dispositivo anti Covid sempre in tasca, a portata di mano. Va fatta un’ulteriore precisazione: ci sono dei luoghi pubblici in cui resta l’obbligo.

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Mascherine al lavoro, cosa cambia dal 1° maggio: dove resta l’obbligo, le raccomandazioni. Tutte le novità

Come specificato nell’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, le mascherine vanno indossate obbligatoriamente, sia pure fino al 15 giugno, sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza e locali, nei musei, teatri, nei locali di intrattenimento e musica dal vivo e per tutti gli eventi e competizioni sportive che si svolgono al chiuso. Resta poi l’obbligo anche per lavoratori, utenti e visitatori di ospedali, strutture sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali, incluse le Rsa. Anche nella scuola bisognerà continuare ad indossare le mascherine: alunni e insegnanti dovranno portare la chirurgica fino alla fine dell’anno scolastico.

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A scuola resta l’obbligo della chirurgica per insegnanti e alunni

Per tutti gli altri lavoratori l’obbligo decade. Ma “è comunque raccomandato di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie in tutti i luoghi al chiuso pubblici o aperti al pubblico”. Per gli uffici pubblici e per tutta la Pubblica amministrazione la nuova circolare del ministro Renato Brunetta, indirizzata a tutti i responsabili delle singoli amministrazioni, indica i criteri di base di prevenzione e protezione sanitaria da seguire. Viene spiegato che «non sussiste alcun obbligo specifico» per il personale. Tuttavia ogni amministrazione può dare direttive diverse e adottare «le misure che ritiene più idonee alle esigenze di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro», guardando all’«evoluzione del contesto epidemiologico» e «alle prescrizioni di carattere sanitario eventualmente adottate dalle competenti autorità, anche a livello locale».

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Quando va usata la FFP2 nel pubblico?

Quando va usata la Ffp2 nel pubblico? È raccomandata per il personale che si trova a contatto con il pubblico ed è sprovvisto di altre idonee barriere protettive. Stesso discorso per chi svolge la prestazione in stanze in comune con uno o più lavoratori, anche se si è solo in due, salvo che vi siano spazi tali da escludere affollamenti. Idem durante le riunioni in presenza, quando si è in fila per l’accesso alla mensa o in ufficio. È consigliabile anche nel caso in cui il lavoratore condivida la stanza con personale “fragile”. O in presenza di una qualsiasi sintomatologia che riguardi le vie respiratorie. Anche perché nel settore pubblico la modalità prevalente resta quella del lavoro in presenza. Tuttavia, le singole amministrazioni possono fissare dei criteri per gestire anche il lavoro da remoto. Smart working addio dunque? No, la procedura semplificata telematica di comunicazione al ministero del Lavoro, già prorogata dal 31 marzo al 30 giugno, viene ulteriormente estesa al 31 agosto. Leggi anche l’articolo —> Dl Aiuti, novità per famiglie e imprese: dal taglio delle accise allo sblocca investimenti

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