Su ‘Globalist’ riportate le recenti dichiarazioni di Massimo Galli, direttore della terza divisione di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, che invita alla prudenza, sollecitando gli Italiani a non abbandonare precauzioni anti Covid come il distanziamento sociale e l’uso della mascherina. «Il virus è sempre lì ed è sempre lo stesso», ha precisato il professore. Per avvalorare la sua tesi questi cita il caso di Roma: «Al San Raffaele Pisana l’epidemia c’è già stata, i miei colleghi all’ospedale Tor Vergata hanno dei casi di persone intubate, in cui la malattia è sempre quella che era». Ma non bisogna esagerare, sperando di far applicare troppe regole rigide.
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Galli, Coronavirus: «Non ha senso lastricare il mondo di plexiglas», la verità ‘scomoda’ che nessuno dice
Parlando sempre del San Raffaele, dove in pochi giorni si sono registrati 112 contagi e 5 decessi, il professor Galli ha detto: «Non diciamo fanfaluche: il virus è quello che è, e nel momento in cui infetta la persona giusta, e cioè quella con i fattori di rischio particolari, la porta fino alle condizioni in cui ha portato le persone all’inizio dell’epidemia». Sarà difficile buttarsi il Coronavirus alle spalle e sarebbe controproducente abbassare la guardia proprio adesso. Massimo Galli ha precisato che per evitare l’insorgere di nuovi focolai basterebbe rispettare (e far rispettare) il minimo indispensabile. Sarebbero sufficienti tre regole base: «Distanziamento, mascherine e igiene delle mani. (…) Vanno mantenute nei limiti dell’applicabilità. Nel senso che, ad esempio, dove c’è il distanziamento non diventi indispensabile l’uso perenne della mascherina». Questo perché il vaccino non c’è ancora, ma il virus è in circolo. Non abbiamo altre alternative.
«Distanziamento, mascherine e igiene delle mani. Il virus c’è sempre…», le dichiarazioni dell’infettivologo
Parlando delle altre regole Galli ha detto: «Quelle di contenimento sono importanti, ma alcune di queste regole sono state talmente enfatizzate ed estremizzate, soprattutto quelle che hanno riguardato la riapertura di molti esercizi pubblici, da essere diventate difficilmente applicabili. E rendendole difficilmente applicabili, hanno perso mordente e significato. Stare distanziati e usare la mascherina è relativamente semplice da fare. Invece per andare al bar o al ristorante, ad esempio, si devono seguire delle regole estremizzanti, al limite dell’applicabilità, e quindi probabilmente diventano ampiamente disattese o comunque portano ad un comportamento di scarsa attenzione. Credo che la questione vada ripresa e riconsiderata nel suo complesso, cercando di rivalutare e uniformare le disposizioni che sono state fatte finora». Sul finale l’infettivologo ha ribadito l’importanza del tracciamento: «Ha più senso un tampone in più o un test sierologico in più che, soprattutto in questa fase, lastricare di plexiglas il mondo». leggi anche —> Locatelli: «Una seconda ondata? Predizione da indovini. Tra i nuovi positivi molti asintomatici»