Covid in Italia. “C’é un problema di sanità pubblica di cui scontiamo gli effetti di decenni di tagli, così come la scuola. E poi c’é un problema diagnostico perché in Italia rigorosamente diagnostichiamo come Covid tutti i pazienti che sono infettati dal Covid, cosa che non avviene in tutti i Paesi”. Lo ha detto alla trasmissione tv Agorà il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo.
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Covid in Italia, per Miozzo il “lockdown basta” e sulla variante inglese “c’è bisogno di tempo per capire cosa sta succedendo”
“Il lockdown basta – dice – (la curva dei contagi) era in lento declino, poi abbiamo visto una sorta di impennata soprattutto in quelle regioni gialle che non avevano rispettato quelle regole rigorose. Purtroppo c’è un aspetto fondamentale in questo virus: distanza, rigore e uso mascherine, o lo fai o il virus si diffonde. Abbiamo a che fare con un nemico cinico che non ha affetti e non è capace di distinguere, tra nonno e nonna, figli, padri”.
Le varianti del coronavirus Sars-Cov-2 “sono numerose, questa non è certo la prima. Questa è la più preoccupante perché Boris Johnson lo ha evidenziato: bisogna vedere se c’é una connessione effettiva tra la variante inglese e quel balzo del 100% degli infettati in Inghilterra. C’è bisogno di qualche ora di tempo per capire cosa sta succedendo con più attenzione. Si deve continuare a lavorare per arrivare alla riapertura delle scuole il prima possibile: il 7 gennaio può anche essere una data simbolica, ma è importante arrivare a trovare una soluzione a livello locale, non è possibile continuare a tergiversare sulle tematiche dello slittamento dell’entrata e dell’uscita, sul trasporto, e continuare ad avere dubbi sulla relativa sicurezza dell’ambito scolastico”.
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“Sono stati fatti dei miracoli in tutte le scuole per salvaguardare la salute dei ragazzi”
“Sono stati fatti dei miracoli in tutte le scuole del nostro Paese per introdurre i criteri di salvaguardia della salute dei ragazzi, dei docenti e del personale. Il rischio zero non esiste da nessuna parte – continua – gli studi stanno emergendo e ci dicono che la scuola è un ambito relativamente sicuro, i problemi sono esterni alla scuola: il tragitto, gli assembramenti esterni, la cosiddetta movida. Il momento scolastico di per sé è fondamentale, anche di comprensione: i nostri adolescenti dove imparano il vero problema di questa malattia? I loro docenti glielo insegnano, altrimenti l’alternativa sono i social che non sono esattamente un momento educativo”.
“Si deve continuare a lavorare per arrivare alla riapertura delle scuole il più presto possibile. Bisogna trovare una soluzione a livello locale. Non è possibile continuare a tergiversare e avere ancora dubbi sulla sicurezza dell’ambito scolastico”.
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Sulla predisposizione di tavoli coordinati dei Prefetti, dice: “Il problema rimane ancora nelle città metropolitane, ma nelle periferie e nelle province probabilmente sono già organizzati. I ragazzi dell’ultimo anno di liceo ad oggi in alcune regioni hanno fatto 14 giorni di scuola e lo trovo sconvolgente. I banchi monoposto sono fondamentali, il distanziamento è una regola, la scienza ci dice che è un metro, poi se la politica vuole dimensionare il metro a 50 centimetri è una sua scelta. Ma un metro vuol dire che i ragazzi devono avere il loro spazio. Oltretutto i banchi che c’erano nelle scuole erano davvero oggetti di antiquariato”.
Infine sul vaccino prioritario per il personale scolastico Miozzo aggiunge: “Le priorità sono già state definite, dai sanitari in prima linea nella lotta al coronavirus agli ultra-ottantenni: il problema del personale scolastico è legato al fatto che l’età media degli insegnanti e del problema che lavora nelle scuole è molto alto, sono anziani. E’ una forma di tutela nei loro confronti”. >> Le notizie sul Covid-19