Covid Italia – Martedì 29 dicembre 2020. Che succede se un dipendente non vuole vaccinarsi? In un’intervista a “Il Corriere della sera” il giurista Pietro Ichino, ex senatore Pd e Scelta civica, ha spiegato che giuridicamente è possibile rendere obbligatorio il vaccino contro il Covid: «Non solo si può, ma in molte situazioni è previsto», ha chiarito il professore, precisando perché.
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Covid Italia, Ichino (giurista): «Se lavoratore rifiuta vaccino può essere licenziato»
«L’articolo 2087 del codice civile obbliga il datore di lavoro ad adottare tutte le misure suggerite da scienza ed esperienza, necessarie per garantire la sicurezza fisica e psichica delle persone che lavorano in azienda, il loro benessere», ha dichiarato Ichino. Dunque non solo il datore di lavoro può imporre la vaccinazione, ma deve anche farlo. «Ovviamente se è ragionevole. In questo momento non lo sarebbe, perché non è ancora possibile vaccinarsi. Ma, via via che la vaccinazione sarà ottenibile per determinate categorie – per esempio i medici e gli infermieri – diventerà ragionevole imporre questa misura, finché l’epidemia di Covid sarà in corso», ha proseguito il professore. «Chiunque potrà rifiutare la vaccinazione; ma se questo metterà a rischio la salute di altre persone, il rifiuto costituirà un impedimento oggettivo alla prosecuzione del rapporto di lavoro», ha aggiunto l’ex senatore del Pd e Scelta Civica. In altre parole chi non si vaccina può essere licenziato. Questo perché «la protezione del tuo interesse alla prosecuzione del rapporto cede di fronte alla protezione della salute altrui», ha sottolineato al “Corriere” il giurista.
«Questa può essere imposta: come può essere imposto a chi va in moto di indossare il casco»
«Dal momento in cui la scienza e l’esperienza indicano la vaccinazione come misura più sicura, anche questa può essere imposta: come può essere imposto a chi va in moto di indossare il casco», ha dichiarato Ichino. A proposito della libertà di sottrarsi ai trattamenti tutelata dall’articolo 32 della Costituzione, l’ex senatore ha spiegato: «Quella norma contiene due principi. Prima sancisce quello di protezione della salute di tutti; poi prevede la libertà di scelta e di rifiuto della terapia. Ma quando la scelta di non curarsi determina un pericolo per la salute altrui, prevale la tutela di questa. Se sono un eremita sono liberissimo di non curarmi e non vaccinarmi. Se rischio di contagiare familiari, colleghi o vicini di posto in treno, no: lo Stato può vietarmi questo comportamento», ha concluso il giurista. Leggi anche l’articolo —> Covid, variante italiana scoperta a Brescia: circola da agosto, tutto quello che c’è da sapere