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“Diritto alla riparazione”, l’Europa raggiunge l’accordo. Interessa tutti: ecco di cosa si tratta

02/02/2024 15:54
diritto riparazione direttiva ue

Il cosiddetto “diritto alla riparazione” diventa strutturale: la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno trovato l’accordo. Ciò significa che i consumatori potranno richiedere la riparazione, anziché la sostituzione, dei “prodotti con requisiti di riparazione previsti dal diritto dell’Ue”. E quali sono? Vediamo nel dettaglio la futura Direttiva che cristallizzerà le norme e promuoverà la riparazione di beni rotti o difettosi, nota anche come “R2R”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Cosa prevede il “diritto alla riparazione”

Lo scorso 30 gennaio, con 590 voti favorevoli, 15 contrari e 15 astensioni, il Parlamento ha adottato il suo mandato per i negoziati con i governi dei Paesi membri su un nuovo “diritto alla riparazione” per i consumatori. I produttori, dunque, saranno tenuti a dare priorità alla riparazione se è più conveniente o se costa quanto la sostituzione del prodotto, a meno che non risulti impossibile o disagevole per il consumatore, a prescindere dalla durata della garanzia legale. La riforma istituisce anche una piattaforma online europea che fornirà ai consumatori i dati chiave sul servizio di riparazione, con sezioni nelle lingue nazionali, consentendo ai consumatori in ogni Paese Ue di trovare negozi di riparazioni locali, venditori di beni ricondizionati, acquirenti di articoli difettosi o iniziative di riparazione. Le direttive stabiliscono gli obiettivi che i Paesi Ue devono raggiungere tramite le proprie leggi nazionali. Quando la Direttiva sul diritto alla riparazione entrerà in vigore, probabilmente quest’anno, gli Stati Ue avranno 24 mesi di tempo per impegnarsi ad agire in conformità. (Continua a leggere dopo la foto)
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Addio al “trucchetto” della obsolescenza programmata

Ogni stato membro, leggiamo dalla agenzia Ansa, dovrà introdurre almeno una misura per promuovere la riparazione, come buoni riparazione e fondi. Si potrà così chiedere ai produttori di riparare telefoni cellulari e tablet, lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, display elettronici, aspirapolveri, prodotti per l’archiviazione dei dati e apparecchiature di saldatura. È prevista anche l’aggiunta delle batterie per biciclette elettriche. Ora, in particolare per i produttori di smartphone, il “trucchetto” della obsolescenza programmata, di fatto, sarà difficile da concretizzarsi. Dopo la scadenza della garanzia legale del prodotto, inoltre, rimane obbligatorio per il produttore riparare il prodotto, mettendo a disposizione pezzi di ricambio a un prezzo congruo. Prevista, inoltre, un’estensione di ulteriori 12 mesi del periodo di responsabilità del venditore – ovvero la garanzia – dopo la riparazione di un prodotto. Questo periodo può essere ulteriormente prolungato dagli Stati membri se lo desiderano. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’obiettivo della sostenibilità ambientale

L’obiettivo è, dunque, quello di superare gli ostacoli che incontrano i consumatori, ai quali viene spesso sconsigliato di far riparare un prodotto a causa dei costi elevati, della difficoltà di accedere ai servizi di riparazione o delle caratteristiche di progettazione che ne impediscono la riparazione. La Direttiva Ue si inserisce nel Green Deal e ha quindi l’obiettivo di promuovere il più possibile sostenibilità ed economia del riciclo. Ricapitolando, ecco i punti salienti della nuova norma comunitaria:

• riparazioni effettuate in tempi ragionevoli;
• fornire al consumatore un dispositivo di riserva;
• garantire l’accesso ai pezzi di ricambio a prezzo ragionevole per tutta la durata di vita di un prodotto;
• ridurre i costi di riparazione e dare una scelta ampia al consumatore;
• proporre prodotti ricondizionati in luogo di uno nuovo quando non è possibile risistemare un danno.


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