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Pierfrancesco Favino in “Tutti per 1-1 per tutti”: «Difficile girare fino in fondo quella scena…»

27/12/2020 10:50 - Aggiornamento 27/12/2020 10:53

Pierfrancesco Favino, protagonista del nuovo film di Giovanni Veronesi“Tutti per 1 – 1 per tutti”, sequel di “Moschettieri del Re – La penultima missione”. L’attore torna ad indossare cappa e spada assieme ai colleghi Valerio Mastandrea e Rocco Papaleo. Una pellicola che ricorda per certi aspetti il capolavoro di Monicelli, ma che sembra presa pure dal librone dei fratelli Grimm: «Una favola lo è sicuramente, ancora più che nel primo film, perché la presenza dei bambini questa volta è molto importante. E sì, i nostri personaggi sono dei Brancaleone, smitizzati e non più eroici come un tempo, rivisitati da noi in tono da commedia», ha detto lui a “Tv Sorrisi e Canzoni”.

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Pierfrancesco Favino in “Tutti per 1-1 per tutti”: «Difficile girare fino in fondo quella scena…»

Nel corso dell’intervista Pierfrancesco Favino ha svelato alcuni retroscena sul film “Tutti per 1 – 1 per tutti”. A cominciare dall’esilarante modo di parlare di D’Artagnan: «È nato in treno! Con il regista Giovanni Veronesi all’inizio avevamo un’altra idea, ma mentre ero in viaggio e rileggevo il copione, ho ragionato sul fatto che D’Artagnan fosse un personaggio della cultura francese, un eroe fanciullo. Così nella lettura successiva ho fatto sentire a Giovanni questo strano modo di parlare e si è divertito tantissimo. Questo è uno dei personaggi a cui sono più legato perché in lui c’è qualcosa di me, l’aspetto giocoso e comico, il fatto che sia un po’ bambino. Mi diverto molto a interpretarlo», ha spiegato l’attore. Sul set si è divertito molto: «Capita di rado di avere un gruppo di attori così legati. Abbiamo condiviso tante cose, vissuto fisicamente negli stessi luoghi, spesso provavamo insieme il giorno prima di girare e abbiamo improvvisato tantissimo sul set». Favino è molto amico di Mastandrea e Papaleo: «Rocco è un uomo molto paziente, al contrario di Valerio che non sa stare fermo un attimo, quindi diventava la sua vittima sacrificale. Se c’era una pausa, Valerio vessava Rocco: approfittando del fatto che ci vede poco gli appendeva delle cose al mantello o gli metteva la spada nel costume. E poi facevamo cose da ragazzini stupidi come tirarci per i mantelli e rubarci la spada prima di entrare in scena. Oppure, delle piccole sfide tra me e Valerio: mentre aspettavamo di andare a girare, già vestiti da moschettieri, giocavamo a baseball con le pigne».

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«Le favole? Ancora oggi mi piacciono. Raccontarle è il mio mestiere. Anche quando sono storie vere…»

La scena più esilarante? «Prima di partire per questa nuova missione, andiamo a rendere omaggio al quarto moschettiere che non è più tra noi. Su quella tomba avremmo dovuto intonare un canto malinconico, invece è venuta fuori un’altra cosa divertente, provata la sera prima. È stato difficile girare fino in fondo la scena: ridevano tutti. Ma non so se sia finita nel film», ha confidato Pierfrancesco Favino. Il film però vanta anche momenti toccanti«Sono contento che il film vada in onda questo Natale perché ha tanti ingredienti che possono risollevarci lo spirito. Tra questi la tenerezza e un tema importante, che è quello di scegliere di fare ciò che si sente e non ciò che si deve. Questo genera emozione e commozione». Sul finale l‘attore ha confessato di avere un rapporto privilegiato con le favole«Ancora oggi mi piacciono, raccontare favole è il mio mestiere. Anche quando sono storie vere». Leggi anche l’articolo —> Pierfrancesco Favino e quel discorso sul talento che insegna a credere in sé stessi