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Rivolta nel carcere di Melfi del 2020, la procura di Potenza indaga 44 persone

15/09/2021 10:57

11 arresti per la rivolta nel carcere di Melfi del 9 marzo del 2020, in cui alcuni agenti di polizia penitenziaria e personale sanitario vennero sequestrati per nove ore nelle celle. In quei giorni moti di protesta contro le misure attuate dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per il contenimento dell’emergenza epidemiologica Covid-19 si tennero in tutta Italia. (Continua a leggere dopo la foto)

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Rivolta nel carcere di Melfi arresti. Nelle province di Potenza, Benevento, Catania, Palermo, Siracusa, L’Aquila, Bari, Reggio Calabria e Asti, in indagini coordinate dalla Procura di Potenza, è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti degli 11 detenuti. In tutto gli indagati per l’azione nel carcere di Melfi sono 44. Alle ore 11.30 si terrà una conferenza stampa del procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, presso il palazzo di giustizia di Potenza.

Rivolta nel carcere di Melfi arresti: ipotizzati i reati di sequestro di persona a scopo
di coazione e devastazione

Le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lucano e condotte dal servizio centrale operativo e dalla sezione criminalità organizzata della
Squadra mobile di Potenza, con il supporto e la collaborazione dei reparti di polizia penitenziaria. Ricostruite tutta la dinamica e le fasi della protesta che hanno permesso di risalire, a livello di
gravità indiziaria, all’identità dei 44 partecipanti.

Gli ostaggi vennero liberati dopo una lunga trattativa durante la quale i fautori della sommossa avevano provveduto anche alla stesura di un documento di richieste e rivendicazioni. Per i partecipanti alla rivolta, la Dda ha ipotizzato i reati di sequestro di persona a scopo
di coazione e devastazione.

L’ordinanza di custodia per gli 11 arrestati è stata emessa dal Tribunale del riesame di Potenza che ha accolto un appello interposto dalla Dda contro il rigetto della richiesta cautelare. Inizialmente,
infatti, il gip di Potenza, pur ravvisando il grave profilo indiziario, aveva rigettato la richiesta cautelare ritenendo che non ci fossero le esigenze cautelari.