UrbanPost -Politica Italiana https://urbanpost.it/tag/politica-italiana/ Tue, 27 Feb 2024 09:57:19 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 https://media.urbanpost.it/wp-content/uploads/2017/01/cropped-urbanpost_icon-1-32x32.png UrbanPost -Politica Italiana https://urbanpost.it/tag/politica-italiana/ 32 32 Trionfo al fotofinish per Alessandra Todde. Ecco chi è la nuova presidente della Sardegna (VIDEO) https://urbanpost.it/alessandra-todde-vittoria-sardegna-biografia-curriculum-attivita-politica-dichiarazioni/ Tue, 27 Feb 2024 09:35:34 +0000 https://urbanpost.it/?p=778986 Alessandra Todde, vittoria in Sardegna per la candidata di M5s e Pd – Alessandra Todde, la candidata di Centrosinistra e Movimento cinque stelle, ha vinto le elezioni regionali in Sardegna, prima donna a riuscirci, battendo lo sfidante del Centrodestra Paolo Truzzu. Una vittoria al fotofinish: la distanza tra Todde, e il suo principale avversario è… Leggi tutto »Trionfo al fotofinish per Alessandra Todde. Ecco chi è la nuova presidente della Sardegna (VIDEO)

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alessandra todde vittoria sardegna m5s

Alessandra Todde, vittoria in Sardegna per la candidata di M5s e Pd –
Alessandra Todde, la candidata di Centrosinistra e Movimento cinque stelle, ha vinto le elezioni regionali in Sardegna, prima donna a riuscirci, battendo lo sfidante del Centrodestra Paolo Truzzu. Una vittoria al fotofinish: la distanza tra Todde, e il suo principale avversario è stata di poco più di 3000 voti. Il dato percentuale vede Todde con il 45.3% e Truzzu con il 45%. Tradotto in voti, la candidata di centrosinistra e M5s ha 330.619 mila preferenze e l’esponente di centrodestra 327.695. (Continua a leggere dopo il VIDEO)

Alessandra Todde, la biografia

Alessandra Todde, nata a Nuoro il 6 febbraio 1969, è deputata alla Camera dal 13 ottobre 2022 per il Movimento cinque stelle. È stata sottosegretaria di Stato al Ministero dello sviluppo economico dal 16 settembre 2019 al 13 febbraio 2021 nel governo Conte II e viceministra allo Sviluppo economico dal primo marzo 2021 al 22 ottobre 2022 nel governo Draghi. Laureata a Pisa in comunicazione e in ingegneria informatica, come studentessa e, poi, come imprenditrice informatica, ha studiato e vissuto per anni tra la Spagna e gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Francia e l’Olanda, prima di tornare in patria nel 2018 e dedicarsi stabilmente alla politica. Parla 4 lingue (“compreso il sardo”, precisa lei), è un’imprenditrice e una manager, fondatrice e CEO di Energeya, attività per la quale nel 2014 è stata premiata dalla delegazione sarda di AIDDA (Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda) come imprenditrice dell’anno. A dicembre 2018 è stata nominata tra le Inspiring Fifty italiane, riconoscimento alle 50 donne italiane considerate più influenti nel mondo della tecnologia. Non è sposata e non ha figli. (Continua a leggere dopo la foto)
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La sua coalizione, prima prova del “Campo largo”

Candidata al Parlamento europeo alle elezioni del 2019, non è stata eletta, ma nel governo “giallorosso” Conte II è stata chiamata a rivestire la carica di sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico, come già scritto: è iniziata così la sua carriera politica, ripercorsa sul portale de La7. Del Movimento cinque stelle è stata vicepresidente dal 21 ottobre 2021 all’11 dicembre 2023, sostituita da Chiara Appendino. La coalizione che l’ha sostenuta è stata una prima prova del “Campo largo” dei progressisti, fondato essenzialmente su Pd e Movimento cinque stelle.

Le dichiarazioni a caldo

“Sono molto felice e orgogliosa – ha dichiarato, emozionatissima, attorno all’una di questa notte – terremo una conferenza stampa domattina, perché è giusto e corretto aspettare l’ufficialità dei dati. Oggi si può scrivere una pagina di storia per la Sardegna”. Accanto a lei, i due leader di Pd e Movimento cinque stelle, soddisfatti del primo banco di prova del “Campo largo”, Giuseppe Conte ed Elly Schlein.

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Vittorio Sgarbi, poco fa le dimissioni ufficiali https://urbanpost.it/vittorio-sgarbi-si-dimette-sottosegretario-cultura/ Fri, 02 Feb 2024 15:56:49 +0000 https://urbanpost.it/?p=777394 Vittorio Sgarbi lascia la carica di sottosegretario alla Cultura. “Mi dimetto con effetto immediato e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”, ha annunciato a margine di un evento a Milano oggi, venerdì 2 febbraio 2024. “Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque”, ha aggiunto il noto critico d’arte interrogato sulla sua reazione alle… Leggi tutto »Vittorio Sgarbi, poco fa le dimissioni ufficiali

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Sgarbi si dimette

Vittorio Sgarbi lascia la carica di sottosegretario alla Cultura. “Mi dimetto con effetto immediato e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”, ha annunciato a margine di un evento a Milano oggi, venerdì 2 febbraio 2024. “Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque”, ha aggiunto il noto critico d’arte interrogato sulla sua reazione alle inchieste dei giornalisti di “Report” e de “Il Fatto Quotidiano”. A chi gli chiedeva quale fosse l’immagine di lui che arriva fuori dall’Italia, il sottosegretario Sgarbi ha risposto: “Dobbiamo chiederlo all’estero. Il sottosegretario non ha rilasciato nessuna intervista quindi quelle erano immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole“. Quanto agli auguri di morte rivolti ai giornalisti ha affermato: “Non rifarei l’intervista anche perché non l’ho fatta. E comunque il giornalista non morirà per questo”. (continua a leggere dopo le foto)

Sgarbi si dimette

Vittorio Sgarbi si dimette da sottosegretario alla cultura

Vittorio Sgarbi, a margine dell’evento “La Ripartenza”, organizzato da Nicola Porro a Milano, ha annunciato di essersi dimesso come sottosegretario alla cultura. “Lo faccio per voi”, ha aggiunto il volto noto. “Ora sono solo Sgarbi”, ha evidenziato. Lo stesso ha precisato che nelle prossime ore lo comunicherà formalmente alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Leggi anche: La storia tra Mattarella e Marisa Chiazzese: il gesto d’amore del presidente dice tutto

Sgarbi si dimette

“È un colpo di teatro”, l’annuncio del critico d’arte ad un evento

“È un colpo di teatro, sono due ore che medito se farlo o se non farlo”, ha commentato dopo aver annunciato le dimissioni da sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. “La legge consente che io, attraverso il Tar, indichi quelle cose che ho detto”, vale a dire “che non può essere in conflitto di interessi chi non ha un lavoro, chi non fa l’attore, chi non fa il professore, chi è in pensione come professore e come sovrintendente. Io ho fatto occasionalmente conferenze come questa. Questa conferenza, secondo quello che l’Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile, illecita, fuorilegge”. Dunque “per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario. Avete comunque un ministro e altri sottosegretari. Io riparto e da ora in avanti potrò andare in tv e fare conferenze”, ha sottolineato il famoso critico d’arte. Leggi anche: Le pensioni d’oro degli ex parlamentari: ecco a quanto (tanto) ammontano

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Lucca non vuole una via intitolata a Sandro Pertini https://urbanpost.it/sandro-pertini-lucca-intitolazione-via/ Thu, 19 Oct 2023 15:42:23 +0000 https://urbanpost.it/?p=772862 Lucca non vuole una strada intitolata all'ex presidente della Repubblica Sandro Pertini. La decisione del consiglio comunale, a maggioranza di centrodestra, ha innescato numerose polemiche anche a livello nazionale.

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Politica italiana, Sandro Pertini Lucca non vuole una strada intitolata all’ex presidente della Repubblica. La decisione del consiglio comunale, a maggioranza di centrodestra, ha innescato numerose polemiche anche a livello nazionale oltre che nella città toscana. Ripercorriamo i fatti e parliamo dell’ultima dichiarazione sul tema, quella del giornalista Giovanni Floris intervenuto oggi giovedì 19 ottobre 2023 su Rai Radio2. (Continua a leggere dopo la foto)

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sandro pertini lucca

Sandro Pertini Lucca dice no ad una via intitolata all’ex capo dello Stato

A Lucca non ci sarà una via intitolata all’ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il ‘partigiano come Presidente’ cantato da Toto Cutugno, non piace alla maggioranza di centrodestra che ha bocciato la mozione presentata dall’opposizione. Un ‘no’ che ha scatenato l’indignazione del Pd con la segretaria Elly Schlein che ha definito il voto “sconcertante”.

La mozione per l’intitolazione di una via a Pertini era stata presentata da Daniele Bianucci (Sinistra con) ed è stata respinta con 17 voti contrari e 12 a favore. La discussione al voto in consiglio è stata caratterizzata da una forte tensione, come quella tra l’assessore di “Difendere Lucca” Fabio Barsanti, ex leader di Casapound, e il consigliere del Pd, Francesco Raspini. Non si è fatto attendere l’intervento del centrosinistra che vuole portare le polemiche in Parlamento con un’interrogazione al ministro dell’Interno Piantedosi. (Continua a leggere dopo la foto)

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Floris: “Spero che Lucca si ribelli a questa decisione”

Sul tema è intervenuto oggi il giornalista Giovanni Floris, ospite di “Radio2 Social Club”, il programma di Rai Radio2 condotto da Luca Barbarossa e Andrea Perroni, dal lunedì al venerdì dalle 10.35 alle 12.

Sulla scelta del Comune di Lucca, di non intitolare una strada a Sandro Pertini, il giornalista ha dichiarato: “Pertini è stato un grande Presidente, un grande socialista, un grande antifascista e uno splendido partigiano. Se votano contro una strada intitolata a Pertini qualificano se stessi, non certo Lucca che spero si ribelli a questa decisione. L’Italia esiste grazie ai partigiani, nonostante i fascisti. Siamo stati sotto una dittatura terribile e vigliacca, i partigiani ci hanno aiutato a liberarci di un dittatore vigliacco e questo è il binario su cui poi si possono discutere tutte le idee. Non dimentichiamoci i binari, senza i binari si deraglia”.
Giovanni Floris ha parlato anche del suo ultimo libro, ‘L’essenziale. Appunti di un lettore avventuroso’: “Il libro inizia con un incubo: un diavolo che si mangia tutti i libri di casa mia. Allora io corro a salvarli, ma mi chiedo: come sceglierei quale libro salvare? Qual è l’essenziale da salvare? Arrivo a un bivio: tra i vangeli e l’arte della guerra.  Come vivere da umani o come vivere tra gli esseri umani.  Questo è un tentativo di recuperare tutti i libri che per me sono stati importanti nella vita”.

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E’ morto Roberto Maroni, biografia dell’ex ministro dell’Interno e del Lavoro https://urbanpost.it/chi-era-roberto-maroni/ Tue, 22 Nov 2022 10:03:27 +0000 https://urbanpost.it/?p=771701 Chi era Roberto Maroni morto oggi a Varese, sua città natale, all'età di 67 anni.

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Chi era Roberto Maroni morto oggi a Varese, sua città natale, all’età di 67 anni. Esponente di lungo corso della Lega, Roberto Maroni è stato ministro dell’Interno italiano dal 1994 al 1995 e dal 2008 al 2011, ministro del Lavoro dal 2001 al 2006, vicepresidente del Consiglio nel primo governo guidato da Silvio Berlusconi dal 1994 al 1995 e governatore della regione Lombardia dal 2013 al 2018. Da due anni soffriva di una grave malattia.

Roberto Maroni morto oggi a Varese all’età di 67 anni l’ex ministro ed esponente di punta della Lega

Secondo quanto si è appreso, Maroni è deceduto nella sua abitazione nel varesotto dove ha trascorso gli ultimi mesi. Ha condiviso gli inizi della Lega Nord con Umberto Bossi: tre volte ministro, vicepremier, ex governatore della Regione Lombardia, è stato anche segretario federale della Lega. Dal 2021, quando ha scoperto la malattia che lo ha portato alla morte, si era ritirato dalla politica attiva.

“Ho iniziato la mia carriera politica 28 anni fa a Varese, come consigliere di opposizione, e la finirò nello stesso ruolo, sulle stesse scrivanie. Allora, nel 1990, quando entrai a Palazzo Estense, il Sindaco era Bronzi. Ora dico addio agli incarichi istituzionali e dedicherò la mia vecchiaia ad altro”, aveva dichiarato Maroni in una recente intervista al quotidiano online della sua città, Varesenews.

Immediato il cordoglio del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini nonché compagno di partito e successori di Maroni alla guida della Lega nel 2013: “Grande segretario, superministro, ottimo governatore, leghista da sempre e per sempre. Buon vento Roberto”. Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani , ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa di Maroni: “Ha ricoperto incarichi molto importanti con un grande senso dello Stato. Difendendo sempre coraggiosamente le sue idee su di lui. Prego per la sua famiglia in questo momento di dolore. Riposa in pace”, ha scritto Tajani su Twitter.

Roberto Maroni morto: gli inizi della lunga carriera nella Lega

La lunga storia di Roberto Maroni con la Lega (allora solo un’idea del fondatore Umberto Bossi) inizia nel 1979. In quell’anno Umberto Bossi incontra a Pavia Bruno Salvadori dell’Union Valdôtaine, movimento autonomista della Valle d’Aosta, e decide immediatamente di unirsi alla sua causa e, insieme a questi e a Maroni, fonda la società editoriale Nord Ovest. Il 12 aprile 1982 Bossi, assieme a Giuseppe Leoni, Manuela Marrone, Pierangelo Brivio, Marino Moroni ed Enrico Sogliano, fonda la Lega Lombarda. Mentre Bossi è segretario politico, Maroni contribuisce all’organizzazione del nuovo partito nella provincia di Varese.

Chi era Roberto Maroni. La carriera politica Maroni inizia nel 1985, quando è eletto consigliere comunale a Varese. La Lega elegge i suoi primi rappresentanti anche a Gallarate e nel consiglio provinciale varesino. Nel 1992 viene eletto alla Camera dei Deputati dove ricopre la carica di presidente del gruppo parlamentare leghista. Nello stesso anno contribuisce alla vittoria della Lega Nord alle amministrative a Varese, dove diventa assessore comunale al Territorio nella giunta di Raimondo Fassa.

chi era roberto maroni

Maroni ministro dei governi Berlusconi

Nel 1994 viene nominato Ministro dell’interno e Vicepresidente del Consiglio dei ministri, per otto mesi, sotto il primo governo Berlusconi. Con la sua nomina, Maroni diventa il primo politico della storia repubblicana ad assumere la titolarità del Viminale risultando esterno alla Democrazia Cristiana. Nei governi Berlusconi II e III ha poi ricoperto l’incarico di ministro del lavoro e delle politiche sociali.

In questo ruolo, ebbe ad assistere alla tragica vicenda dell’omicidio di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso in un agguato terroristico il 19 marzo 2002. Maroni, alla richiesta di una scorta da parte di Biagi per via delle continue minacce ricevute, in nota scritta del 29 agosto 2001, scriveva al prefetto Giuseppe Romano: “Ritengo pertanto di sottoporre alle necessarie valutazioni una situazione che necessita di ogni attenzione”. Malgrado la sua  sollecitazione non furono adottati adeguati provvedimenti di protezione e Marco Biagi fu ucciso dalle Nuove Brigate Rosse.

Nel 2006 Roberto Maroni stato rieletto deputato per le liste della Lega nella circoscrizione Lombardia 2. Nella XV Legislatura è membro della Commissione Affari Esteri e della Giunta delle Elezioni. È stato capogruppo della Lega Nord Padania alla Camera. Dal 2007 al 2011 è il secondo Presidente del Parlamento del Nord; in precedenza aveva ricoperto anche l’incarico di Primo ministro della Padania, succedendo a Francesco Speroni.

Maroni è succeduto al fondatore della Lega Nord Umberto Bossi come presidente del partito dal luglio 2012 al 2013 prima di passare la mano a Matteo Salvini sotto la cui guida il partito ha abbandonato il “Nord” per diventare la Lega.

chi era roberto maroni distretto51 hammond

In seguito alla fine del suo mandato da presidente di regione, Maroni ha avviato una collaborazione con il quotidiano Il Foglio e con l’Huffington Post. Continua a suonare l’organo Hammond in un gruppo musicale, i “Distretto 51”, storica band varesina. Appassionato di vela, ha effettuato nel 2018 la traversata atlantica in catamarano con cinque amici. Nel 2020 ha annunciato di volersi candidare come sindaco a Varese, proposito poi abbandonato per i gravi problemi di salute sopraggiunti.

Dopo il recente scarso risultato elettorale ottenuto dalla Lega alle elezioni politiche del 2022, Maroni ha chiesto una nuova guida del partito, aggiungendo che aveva in mente una persona ma si sarebbe astenuto dal “fare nomi”.

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Italexit, ultimi sondaggi sopra lo sbarramento. L’unico partito anti-sistema che entrerà in Parlamento https://urbanpost.it/paragone-italexit-ultimi-sondaggi-verso-ingresso-in-parlamento/ Fri, 09 Sep 2022 20:02:46 +0000 https://urbanpost.it/?p=771219 Mancano quindici giorni al voto e Italexit di Gianluigi Paragone, con un risultato che ha dello straordinario, viene rilevata al 3% e più nei principali sondaggi elettorali.

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Mancano quindici giorni al voto e Italexit di Gianluigi Paragone, con un risultato impensabile anche fino a poco tempo fa, viene rilevata al 3% e più nei principali sondaggi elettorali. Il partito fondato dal giornalista e senatore del gruppo misto, si è accreditato in questi mesi come unica vera forza anti-sistema in uno scenario cristallizzato dal sostegno al governo Draghi di quasi tutti i partiti.

Ora Italexit, se i numeri rilevati dagli ultimi sondaggi dovessero confermarsi o persino consolidarsi come molti credono, potrebbe entrare in Parlamento con una pattuglia di dieci elementi tra deputati e senatori. Insomma, pronti a dare battaglia dal sistema anche da “dentro”. Tutto questo accade a pochi mesi dalla sua nascita effettiva come partito, come sanno i lettori UrbanPost avendo noi seguito fin dal principio l’attività di Paragone.

Gli ultimi sondaggi su Italexit

Vediamo dunque quali sono le intenzioni di voto per Italexit rilevate dagli ultimi sondaggi elettorali. E’ di ieri il sondaggio CISE-Luiss, diffuso da RaiNews24, che vede il partito fondato da Gianluigi Paragone addirittura al 3,8%, ben oltre la soglia di sbarramento. Secondo l’ultima rilevazione EMG, invece, Italexit sarebbe proprio alla fatidica quota del 3%.

Per SWG, che ha fatto una proiezione sulla nuova composizione del Parlamento con le intenzioni di voto ad oggi, 9 settembre 2022, ultimo giorno in cui è possibile diffondere i sondaggi, Italexit eleggerebbe sui rappresentanti sia alla Camera (ben 8) che al Senato (3).

Italexit, una crescita che non nasce dal caso

Non è un successo nato dal caso, ma da un lavoro costante, proseguito sotto traccia anche quando in molti erano scettici. Alcuni ritenevano che la costruzione di un contenitore politico con una visione così diversa della società rispetto al pensiero unico dominante fosse semplicemente impossibile. Invece, nonostante la cronica assenza di fondi e il comportamento spesso indisponente dei mass media – ormai sempre più allineati come bravi cagnolini del potere -, il partito di Paragone si è irrobustito velocemente.

E’ passato attraverso la difficile prova delle comunali milanesi, nelle quali il leader si è candidato a sindaco raccogliendo un lusinghiero 3% delle preferenze. Si è strutturato sul territorio. Ha saputo creare una robusta base di comunicazione, sfruttando al meglio le possibilità offerte dalla rete. Ed è cresciuto abbastanza da poter ambire, a meno di un anno dalla sua nascita, a entrare in Parlamento.

In un’aula che vedrà contrapposti due finti schieramenti che, di fatto, sono speculari in quanto filo-europeisti, favorevoli al green pass, alleati nell’ammucchiata di governo al servizio di Draghi. La Meloni da parte sua ha fatto un’opposizione di facciata, ma appena iniziata la campagna elettorale è corsa a legittimarsi dagli stessi poteri a cui fa capo Draghi. In una situazione simile, è assolutamente indispensabile che una forza del dissenso entri in Parlamento. Altrimenti nei prossimi cinque anni i partiti di regime potranno fare i loro comodi senza opposizione.

“E’ molto importante, quindi, che chiunque voglia opporsi al draghismo per questa tornata elettorale voti ItalExit”, dicono dal partito. “Non per mancare di rispetto alle altre forze anti-sistema, che godono della nostra stima ma non hanno alcuna possibilità di farcela a questo giro. Perciò non va disperso il voto, perché significherebbe lasciare campo libero ai soliti noti”.

In effetti, se ItalExit non dovesse farcela a superare la soglia di sbarramento, con ogni probabilità l’effetto negativo coinvolgerebbe anche gli altri movimenti del dissenso anti liberista e anti draghiano. Non avere una rappresentanza in Parlamento porterebbe con ogni probabilità a un indebolimento, o addirittura alla sparizione, di tutto il progetto anti sistema. Se entra ItalExit vincono tutti, se ItalExit resta fuori c’è il rischio che per tutti quelli che si oppongono al mainstream non ci sia alcun futuro.

Sondaggi: Fratelli d’Italia frena ma è sempre primo, Paragone sopra la soglia di sbarramento

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Massimo Cacciari e la profezia su Draghi che non piacerà a tutti: «Ecco dove sarà tra un anno» https://urbanpost.it/mario-draghi-cacciari-profezia-tombale/ Wed, 22 Jun 2022 17:00:46 +0000 https://urbanpost.it/?p=770614 Mario Draghi, crisi di governo, guerra e riarmo dell'Ucraina. La lunga intervista che Massimo Cacciari ha rilasciato a «La Stampa».

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“Professore, è passata la risoluzione Draghi. Continuiamo a mandare armi all’Ucraina”. «Era chiaro, qualcuno aveva dubbi?». “Conte, apparentemente”. «Ma andiamo. Era ovvio che sarebbe finita così, come era ovvio che non si sarebbe aperta nessuna crisi, anche se da oggi il governo Draghi è ancora più scassato». Comincia così la lunga intervista che Massimo Cacciari ha rilasciato a «La Stampa». Ad Andrea Malaguti il filosofo e opinionista veneto ha detto che esclude categoricamente l’ipotesi di elezioni anticipate: «I partiti non hanno neanche gli occhi per piangere, figuriamoci se possono abbandonare questa nave. Noto però che l’idea del campo largo dopo il voto di ieri è andata in frantumi. Renzi, Calenda, Conte, Di Maio. Ognuno per conto suo. Restano solo cocci».

Cacciari Draghi

Cacciari e la profezia su Draghi che non piacerà a tutti: «Ecco dove sarà tra un anno»

A proposito della fine del populismo e della morte politica del M5s, il professor Cacciari ha detto fermo: «Conte? Era tutta manfrina, una lotta di posizionamento e niente più. Una polemica fasulla. Il tentativo di darsi un’identità nell’attesa di prossime prove». Sul riarmo dell’Ucraina l’ex sindaco di Venezia si detto d’accordo con la linea del governo Draghi: «L’Europa ha deciso di sostenere l’Ucraina anche con l’invio delle armi, dunque c’è poco da fare. L’Italia non può togliersi di dosso questa corresponsabilità, ci mancherebbe altro. Giusto così». Quello che lo ha lasciato senza parole è il “non dibattito” a cui abbiamo assistito ieri al Senato: «Una cosa desolante. Nessuna analisi, nessun ragionamento storico sul conflitto, nessuna presa di coscienza della posta in gioco. Questa guerra cambierà tutto. Eppure, su questo, neanche una parola», ha aggiunto Cacciari. Per quest’ultimo deludente anche l’atteggiamento dell’Ue: «L’Europa ha perso il suo treno. Si è acquattata sotto l’ombrello di Washington e ha buttato al vento l’occasione di dare vita a un equilibrio multipolare. E meno male che abbiamo fatto l’unione di mercato e monetaria, perché oggi, senza l’aiuto delle banche centrali, Paesi come il nostro sarebbero in default».

Cacciari

«Il Parlamento è debole, debolissimo. Rappresentato da pseudo-partiti incapaci di qualunque soluzione e tanto meno di prospettiva strategica»

Sul nuovo sentiero tracciato dalla Lagarde e del ritorno al rigore della Bce, Cacciari ha detto: «E lei se lo immagina che cosa potrà accadere in autunno, quando avremmo solo il 25% delle nostre forniture di gas? Ma è proprio di questo che dovrebbe discutere il Parlamento! È questo il tema. Non le armi. Quelle le dobbiamo mandare per forza. Sarebbe ridicolo pensare il contrario». Navighiamo in acque torbide: «Il Parlamento è debole, debolissimo. Rappresentato da pseudo-partiti incapaci di qualunque soluzione e tanto meno di prospettiva strategica. Fa solo scenette. Così il ruolo del Nocchiero diventa sempre più forte e centrale. Lo sanno tutti. Tanto è vero che un elettore su due non va neanche a votare. Intanto i partiti si rompono e si dividono salvo votare tutti compattamente le stesse cose», ha rimarcato l’opinionista. Cacciari ha così fotografato il nostro Paese: «L’Italia è in un processo di decadenza non solo economico, ma anche culturale. Da 30 anni ci nascondiamo dietro le balle dei nuovi Rinascimenti, ma se ci crediamo davvero, bé, pace all’anima nostra. Reddito, occupazione femminile, numero di laureati, di precari, tasso di evasione fiscale. Tutti i dati fondamentali sono lì a testimoniare la nostra decadenza. Difficile venirne fuori».

draghi profezia cacciati

Cacciari: «L’Italia è in un processo di decadenza», ecco cosa pensa del “Draghi nocchiero”

Tant’è che, per il filosofo, Di Maio non è paragonabile ai personaggi politici che abbiamo visto protagonisti della Prima Repubblica: «Non parlo della qualità. Parlo proprio della specie. Allora i personaggi, nel bene e nel male, erano espressione di culture politiche profonde, di partiti veri, non di movimenti. Non esiste nessuna possibilità di paragone con quello che succede oggi». Infine Cacciari si è lasciato andare ad una profezia. Alla domanda “Dove si immagina che sarà Mario Draghi tra un anno, dopo le elezioni?”, l’ex sindaco ha detto: «Suppongo ancora a Palazzo Chigi. Naturalmente senza essersi candidato. Ma questa politica proprio non ce la fa». Leggi anche l’articolo —> Di Maio lascia il M5S e fonda “Insieme per il futuro”, in 60 con lui: chi sono

Draghi

 

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Ecco come Salvini sta tentando di rinnovare il partito prima delle elezioni del 2023 https://urbanpost.it/salvini-lega-nuovi-esperti-elezioni-2023/ Mon, 30 May 2022 12:26:25 +0000 https://urbanpost.it/?p=770454 Il leader della Lega Matteo Salvini sta tentando disperatamente di far riemergere il suo partito prima delle elezioni del 2023

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Salvini sta tentando di dare un nuovo volto alla Lega, ormai bassissima in termini di consenso ai sondaggi. Le elezioni del 2023 si avvicinano, e bisogna rimboccarsi le maniche per convincere (di nuovo) gli italiani a votare il suo partito. Proprio per questo motivo il leader del Carroccio ha deciso di affidare a consulenti esterni le strategie per portare avanti idee e programmi. Parliamo delle stesse persone che gli hanno consigliato di perdere un aereo in direzione Mosca.

draghi quirinale elezioni

Salvini e il nuovo volto della Lega

L’obiettivo di Salvini, quindi, è vestire di nuovo il suo partito che, stando alle rilevazioni, nell’ultimo ha sofferto notevolmente la scelta di schierarsi dalla parte della maggioranza e quindi insieme a Mario Draghi. Così il leader del Carroccio ha deciso di affidarsi a una serie di consulenti esterni: sondaggisti, avvocati, Think-tank. Tutti uniti nello stesso scopo: rilanciare la Lega. In realtà, però, questa scelta non sembra essere stata davvero apprezzata da tutti i dirigenti leghisti. Che, per esempio, non si sono tirati indietro dall’esprimere il loro disappunto e le perplessità rispetto alla decisione di Salvini di volare a Mosca per incontrare Lavrov e gli alti rappresentanti del Cremlino. Viaggio che doveva avere l’obiettivo di portare avanti una trattativa per ottenere lo stop della guerra in Ucraina.

Il volo, che alla fine è stato annullato, era stato prima consigliato e poi organizzato da Antonio Capuano. “Avvocato di alcune ambasciate”, come lui stesso si definisce, e consulente per l’estero del senatore, Capuano è uno dei nuovi volti scelti appunto per il rilancio del partito.

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Quirinale Salvini

Chi sono i nuovi strateghi della Lega

Tra le altre persone che Salvini ha scelto per delineare la strategia della Lega spicca il docente di diritto privato nonché ex parlamentare con Alleanza nazionale e Pdl, Giuseppe Valditara. Proprio lui, infatti, è stato scelto dal leader del Carroccio per dare via a un contenitore di nuove idee da cui il partito possa attingere. Valditara, inoltre, è il fondatore di un Think tank liberal-conservatore, il Liberal 150, che propone a Salvini consigli non solo in materia di politica estera, ma anche rispetto a temi come scuola e intelligenza artificiale. Inoltre, fa parte della nuova squadra anche l’attuale consulente esterno Alessandro Amadori, ex sondaggista. >> Tutte le notizie di UrbanPost

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Il M5S continua a stralciarsi: Giarrusso annuncia l’addio per fondare un nuovo partito https://urbanpost.it/giarrusso-m5s-lascia-fonda-nuovo-partito/ Wed, 25 May 2022 11:52:10 +0000 https://urbanpost.it/?p=770248 L'ex Iena nonché eurodeputato Dino Giarrusso ha ufficialmente annunciato il suo addio al Movimento 5 Stelle per fondare un nuovo partito.

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L’europarlamentare Dino Giarrusso ha ufficialmente annunciato che lascerà il Movimento 5 Stelle. “E’ una decisione molto dolorosa e sofferta, ma su di me è stato posto un veto”, ha spiegato a Coffee Break su La7. La scelta, comunque, era nell’aria: già nei giorni scorsi infatti Giarrusso aveva preso posizioni pubbliche molto critiche, e aveva accusato il Movimento di averlo letteralmente “silenziato”.

Giarrusso e l’addio al Movimento 5 Stelle

“Ci sono persone pagate dal M5S che chiamano le tv e dicono di non invitare Giarrusso. Persone pagate da me, che dò più di tremila euro alla comunicazione. Non sono io che lascio il M5S, mi hanno portato a questa decisione. Già so la delusione di tantissime persone che mi scrivono e mi chiedono di non mollare. Ma so anche che farò la gioia di tanti che nel movimento mi hanno sempre combattuto”, ha spiegato poi Giarrusso a Coffee Break. L’accusa, quindi, è quella di aver messo un “veto della comunicazione” sulla sua partecipazione nelle trasmissioni televisive. Ma non solo.

L’ex Iena, infatti, motiva l’addio anche per la situazione politica e per la permanenza del Movimento 5 Stelle in un “governo in cui fatico a capire perché dobbiamo starci. Faccio un esempio: noi abbiamo dato vita al superbonus, una misura che ha rivitalizzato l’economia, in Europa lodata da Von Der Leyen, ma Draghi viene a Strasburgo e ne parla malissimo. Come facciamo a non farci rispettare così? Si sta al governo per farsi rispettare, non si può stare al governo per subire passivamente tutto. I provvedimenti presi da questo governo porteranno a migliaia di posti di lavoro persi, a “falliti di Stato”, con imprese al collasso. Perché non ci facciamo rispettare? Non sono io che lascio il M5S, ma è il M5S che ha perso i suoi valori, stando in un governo che non ci rispetta, che ha visto morire i valori del Movimento, Di Battista ha lasciato proprio quando abbiamo deciso di appoggiare Draghi”, ha dichiarato.

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Giarrusso pronto a fondare un nuovo partito

L’ex Iena, tra l’altro, ha sottolineato inoltre di aver cercato più volte un confronto con Conte: “Ho provato a parlarne con Conte, gli ho chiesto un incontro, l’ho chiamato, gli ho scritto, da due mesi. Anche ieri gli ho scritto un messaggio prima di venire qui, ma non ho avuto nessuna risposta”. Tutte queste circostanze, quindi, l’hanno portato a dire addio al Movimento 5 Stelle e a prendere la decisione di fondare un nuovo movimento politico.

“Ne ho già parlato con tante persone, a partire dai fuoriusciti e dagli scontenti del M5S, ma non solo. Dico ai delusi: “Venite, parliamone insieme”. Voglio fondare un movimento politico che faccia sì, finalmente, che Sud e Nord camminino alla stessa velocità”. Tra questi, però, sembra non esserci Di Battista, il numero uno degli insoddisfatti: “No, non ne ho parlato con lui…”. >> Tutte le notizie di UrbanPost

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Crisi di governo: si va verso elezioni anticipate? Il retroscena https://urbanpost.it/crisi-di-governo-elezioni-anticipate-retroscena/ Wed, 25 May 2022 10:05:21 +0000 https://urbanpost.it/?p=770225 La possibilità che si possa andare a elezioni anticipate, dopo l'estate, a causa della crisi di governo sta diventando sempre più reale.

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C’è odore di crisi di governo tra le mura di Palazzo Chigi. E non a caso i politici stanno già iniziando a studiare la campagna elettorale. Non si esclude, infatti, che passata l’estate si possa andare a elezioni anticipate, magari in autunno, visto che la convivenza all’interno della maggioranza è diventata praticamente impossibile.

riforma pensioni draghi

Crisi di governo, cosa sta succedendo

Sulla crisi della maggioranza non ci sono ormai più dubbi. Come sottolinea Luigi Bisignani su Affariitaliani.it, infatti, lo spettro di una caduta di governo in estate si sta facendo sempre più pesante. Sopratutto da quando è scoppiata la discussione rispetto al termovalorizzatore di Roma. Andare al voto dopo la stagione estiva, quindi, è un’ipotesi che di giorno in giorno diventa più reale. E questo nonostante le prossime elezioni saranno un appuntamento decisamente importante, caratterizzato da una nuova legge elettorale e sopratutto da un nuovo parlamento. Saranno, infatti, le prime dopo il referendum sul taglio dei parlamentari, e questo significa che si verificherà un cambiamento epocale.

“Non so se la buccia di banana sarà il termovalorizzatore di Roma, ma ciò che è evidente è che i leader dei partiti al governo stanno tutti preparando la campagna elettorale e stanno discutendo delle liste elettorali. E’ ormai tutto pronto per le elezioni politiche a settembre o ottobre”, ha sottolineato infatti Bisignani. Ma come si è arrivati a questo punto? Sicuramente il Presidente Mario Draghi ha capito di non riuscire a far passare il Pnrr esattamente come lo voleva lui, e si rifiuta di mancare le promesse fatte con l’Europa. Inoltre, come ha spiegato Bisignani, i partiti sono divisi su tutto, in particolare “sul fisco e sulla concorrenza. Oltre al tema delle armi all’Ucraina e, appunto, al termovalorizzatore di Roma”.

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Salvini draghi

I partiti si preparano alla campagna elettorale

Di sicuro, poi, la guerra in Ucraina e le scelte fatte attorno al conflitto non hanno aiutato a placare gli animi della maggioranza. “Ormai viene vista in modo molto divisivo dalle forze politiche di maggioranza, ed è chiaro a tutti che l’Europa è contraria alla ricostruzione dell’Ucraina con fondi Ue. Purtroppo, è già finito il grande amore dell’Europa verso l’Ucraina”, ha detto in conclusione Bisignani.

Tra chi si sta già letteralmente preparando alla campagna elettorale, senza dubbio, c’è Matteo Salvini. Per la lega la corsa è già iniziata e si combatte a suon di riforme previdenziali. Il leader del Carroccio ha già iniziato a incontrare i sindacati, ad assicurarsi che lavoro e previdenza siano tra le priorità della piattaforma elettorale leghista. Sicuramente, infatti, al centro delle proposte della Lega ci sarà Quota 41, un suo vecchio cavallo di battaglia che trova l’appoggio diretto dei sindacati. >> Tutte le notizie di UrbanPost

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Italia Viva ha organizzato una raccolta firme per abolire il reddito di cittadinanza https://urbanpost.it/reddito-di-cittadinanza-raccolta-firme-italia-viva-abolirlo/ Tue, 24 May 2022 11:27:07 +0000 https://urbanpost.it/?p=770173 Italia Viva ha organizzato una raccolta firme che partirà il prossimo 15 giugno con lo scopo di abolire il reddito di cittadinanza.

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Italia Viva ha organizzato una raccolta firme per eliminare il reddito di cittadinanza. A farlo sapere è stato proprio il suo leader Matteo Renzi che, sul suo profilo Facebook, ha dichiarato che l’iniziativa partirà il 15 giugno e lo scopo sarà quello di “cambiare il mondo del lavoro per i più giovani”.

Renzi

Reddito di cittadinanza, una raccolta firme per abolirlo

“Il reddito di cittadinanza è uno strumento sbagliato, va riscritto tutto”, ha affermato sempre sui social il presidente Ettore Rosato. “Siamo al paradosso che spendiamo un sacco di soldi ma ci sono poveri senza aiuto, disoccupati senza proposte di lavoro, aziende senza lavoratori, più lavoro nero. Ci vogliono più soldi per la lotta alla povertà, risorse direttamente alle aziende che assumono, più soldi in busta paga a chi lavora“, ha aggiunto inoltre.

“Il paese è allo stremo, fiaccato da due emergenze senza precedenti, ma per alcuni politici, la soluzione è quella di abolire il reddito di cittadinanza. Non si riesce davvero a comprendere come, a fronte di tutti gli sprechi ad oggi esistenti, si voglia andare a togliere un sostentamento economico essenziale a chi non ha nulla”, ha invece dichiarato il senatore Gabriele Lanzi del Movimento 5 Stelle. Sulla stessa lunghezza anche il sottosegretario Carlo Sibilla che, su Twitter, ha scritto: “I milionari non si toccano, ma chi prende 700 euro al mese va stangato. Il solito Robin Hood al contrario. Il neo-rinascimento italo-arabo secondo i renziani”.

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Reddito di cittadinanza, Salvini: “Strumento di lavoro nero e disoccupazione”

Anche la Lega di Matteo Salvini è d’accordo con Italia Viva. Solamente qualche giorno fa, infatti, il leader del Carroccio ha espresso la sua opinione a riguardo. “Ho detto al premier Mario Draghi di cambiare radicalmente il reddito di cittadinanza che sta diventando uno strumento di lavoro nero e disoccupazione. Dopo tre anni di esperienza mi sembra evidente che qualcosa non funzioni”, ha infatti detto.

Ad aprile 2022 sono 1,19 milioni i nuclei familiari che beneficiano del reddito e della pensione di cittadinanza. E 2,65 milioni sono le persone che ricevono un importo medio di 561 euro. Secondo quanto riportato dall’istinto di previdenza, la spesa mensile a carico dello stato è di 668 milioni di euro circa. >> Tutte le notizie id UrbanPost

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